La crisi economica le ha dato un nuovo impulso, ma non e’ certamente alla base del cohousing, vale a dire insediamento abitativo composto da abitazioni private collegate da ampi spazi comuni, coperti e scoperti. Un fenomeno che anche in Italia muove i suoi primi passi, pur essendo evidentemente ancora giovane.
Da due anni vive “con soddisfazione” l’Urban Village Bovisa, a Milano; mentre nelle citta’ piu’ grandi sono in piedi alcuni progetti – pilota: “Ecoabitare” a Roma, “Numero zero” a Torino ed altri a Bologna o in Toscana.
Si tratta di progetti di coabitazione che si sviluppano nel nostro paese, in cui gruppi di persone con obiettivi condivisi sono accomunanti dalla volontà di vivere in un modo diverso, più semplice e sostenibile. Motivi economici si’, ma anche una spiccata disponibilità verso gli altri, la voglia di fare squadra ed aiutarsi reciprocamente.
Sorto in Danimarca nel 1972, il fenomeno si e’ rapidamente espanso negli Stati Uniti e nei paesi anglosassoni, specie Canada e Paesi Bassi. Dato che il tempo da dedicare ai figli e alla casa era spesso sottratto dal lavoro, l’intento fu quello di costruire un contesto comunitario di sostegno reciproco, dove potersi aiutare l’un l’altro.
Ora un po’ tutte le nazioni stanno vivendo la nascita di progetti di convivenza allargata, in condomini o case a schiera. Di solito un progetto di cohousing comprende dalle 20 alle 40 famiglie che convivono come una comunità di vicinato elettivo (cioe’ selezionato) e gestiscono gli spazi comuni in modo collettivo, ottenendo in questo modo risparmi economici e benefici di natura ecologica e sociale.
Tra i servizi di uso comune vi sono spesso ampie cucine, il soggiorno, la lavanderia, gli spazi per gli ospiti, laboratori per il fai da te, garage, spazi gioco per i bambini, sala internet, biblioteca o area palestra. Alla base di tutto vi e’ l’organizzazione: si stabiliscono turni per cucinare, fare la spesa, seguire i figli propri e altrui, badare agli spazi comuni.
Con altre economie consequenziali: come quella di mettere in comune un car-sharing per andare al lavoro, ottimizzando i posti del veicolo e risparmiando sul carburante (e su tutti gli altri costi) che si consumerebbe qualora si usassero piu’ macchine.
Sono molteplici, in definitiva, i privilegi del cohousing. In primis questa nuova forma di coabitazione permette di coniugare i benefici della condivisione di alcuni spazi e attivita’ comuni, accrescendo un po’ il proprio tempo libero e mantenendo la privacy della propria abitazione e dei propri ritmi di vita.
Francesco Rella @Fallo Sapere




