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Non ho davvero voglia di partire ma salgo in macchina.
Un viaggio lungo…..forse non così lungo ma non volerlo fare lo fa sembrare lunghissimo. Mi costa.
Mi costa:
benzina euro 40.00
autostrada euro 30
ore (della mia vita) tre
rimostranze del gatto: infinite.
Eddai…….pussi, pussi……si va a casa…..l’altra……
Si deve. Oggi si vota.
Davanti alla scuola elementare dove sono aperti i seggi mi sento risucchiata da un ricordo……qualche anno fa…..primavera. Un’altra primavera.
Una primavera come tante, profumata e gentile. Forse simile a questa, capricciosa e piovosa.
Oh si, ora ricordo, pioveva spesso. Io avevo un macigno sul cuore.
Lui ormai non camminava quasi più perciò era diventato poco importante se piovesse o ci fosse il sole.
Nella casa buia, la tv sempre accesa.
Alla fine di ogni spot elettorale si spiegava come richiedere l’assistenza per gli invalidi ed io mi chiedevo “Cosa vorrà fare?”. Non osavo chiederglielo, non volevo dargli dell’invalido e non volevo ricordargli il suo stato. Facevamo tutti un po’ tutti finta di niente, come non stesse per succedere nulla di grave.
Quella domenica, la domenica delle votazioni, c’era il sole. Non riuscì a mangiare nulla, come accadeva sempre più spesso, ma nel primo pomeriggio, all’ora in cui facevamo o tentavamo di fare la finta passeggiata sotto casa, lui schizzò come una molla (beh, una molla un po’ smollata) e chiese di avere i documenti.
“Perché?” chiese stizzita mia madre.
“Come perché” fece lui , sorpreso che lei non sapesse che fossero necessari .“Oggi si vota”, aggiunse a mò di eloquente e rapida spiegazione.
Nella mia mente apparse immediatamente l’immagine della scuola dove erano i seggi: in cima ad una montagna. Cortile: immenso. Seggi: ultimo piano. Scale per raggiungere l’ascensore: un quantitativo esagerato.
Mi venne un coccolone. E pensai allo spot…..ma mio padre non era invalido né disabile. Era solo un malato terminale di cancro. Perciò non si accorse di avere un motivo per non andare a votare con le sue gambe…..in cima alla montagna.
Spot!
Inorridita sentii mia madre dire “Ma che vai a votare a fare…tanto…..” e si fermò, grazie a Dio, prima di terminare la cazzata che aveva sulle labbra. Tanto devi morire.
Ma non lo disse, lo pensò solo, e mentre quel pensiero galleggiava puzzolente nell’aria pensai di andare a prendere la macchina. “Così sarà più facile.” Dissi. Avrei dovuto dire “possibile”, “facile” era un aggettivo di uso ottimista poco adatto all’occasione.
Dalla porta di casa fino alla macchina vennero consumate buona parte delle energie disponibili.
Attraversammo tutto il cortile. Chilometri di cortile. Finalmente salì in macchina e lo vidi gustarsi quel riposo scomodo e breve. Poi un altro cortile, milioni di scale……
Al seggio furono comprensivi e solerti, ci fecero aspettare pochissimo e consentirono a mia madre di sorreggere mio padre fin dentro la cabina. Si vedeva benissimo, nonostante tutto, che avrebbe votato con la sua testa, in pienezza delle sue facoltà.
Quelle mentali, almeno.
Riaffrontammo il percorso all’inverso ed i milioni di scale erano diventati miliardi, i cortili si erano allungati, il sole era sceso notevolmente in basso, verso la sera.
“E tu amore mio, hai votato?”
“Si papà, si”
Quando lo salutai mi sentì appena, giaceva stremato sul divano, il fiatone e gli occhi chiusi.
Chiusi la porta alle mie spalle e sentii chiaramente il cuore precipitare per terra.
Morì pochi giorni dopo.
Non c’è un viaggio troppo lungo per dire IO CI SONO, IO PENSO E TU NON FAI COME TI PARE.
La coscienza civile non dovrebbe morire mai o saremo morti tutti.
È dimostrato che può non morire e che ci può, ci deve sopravvivere.
Non sempre trovo la forza, il coraggio, l’ottimismo per crederci e mi costa, sì mi costa……..
Benzina: euro 40
Autostrada : euro 30
Ore di viaggio tre………
Su pussi, pussi, smetti di miagolare che come arriviamo ti do i tuoi croccantini preferiti.
Avete tempo fino alle 15. Se non l’avete ancora fatto, fatelo.
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