Ma, tornando all'Africa, in questa edizione il continente ha vinto 106 medaglie (35 ori, 36 argenti e 35 bronzi). A Pechino 2008 erano state 92 (47 ori), ad Atene 2004 123 (51 ori) e a Sidney 2000 89 (32 ori).Sono state 9 le nazioni africane ad andare a medaglia (a Pechino 8, ad Atene 11 e a Sidney 7). In testa la Tunisia (con 19 medaglie, 9 ori), seguita da Sudafrica (29, 8 ori), Nigeria (13, 6 ori), Algeria (19, 4 ori), Egitto (15, 4 ori), Kenya (6, 2 ori), Namibia (2, un oro), Angola (2, un oro) e Etiopia (1). Le medaglie sono state vinte per oltre la metà nell'atletica leggera, seguita dal sollevamento pesi, dal nuoto, dal judo e dal ciclismo e dal tennis tavolo.
Ma, al di là dei meriti sportivi - che pure sono grandi - la diffusione dei paesi partecipanti (165) conferma un trend positivo dei giochi paralimpici (erano 156 a Pechino). Segno di un un'attenzione maggiore e diversa verso un movimento, quello paralimpico, che in alcune aree del pianeta ha ancora dei margini enormi di crescita. Non un caso che dei 16 paesi che per la prima volta nella loro storia hanno partecipato ai Giochi di Londra, 9 di essi sono africani.
L'angolano Josè Armando Sayovo, dalla rete
Vi è un atleta africano, l'angolano Armando Josè Sayovo, che merita decisamente l'attenzione. All'età di 39 anni Sayovo è riuscito a vincere l'ottava medaglia paralimpica, alla sua terza Olimpiade, nell'atletica leggera. Nel 2004 ad Atene di aggiudicò i 100, i 200 e i 400 metri. A Pechino non seppe ripetersi allo stesso modo e nelle stesse tre gare conquistò 3 medaglie d'argento. A Londra è riuscito a vincere un bronzo nei 200 metri e a riprendersi l'oro nei 400, grazie anche alla sua migliore prestazione di sempre sulla distanza.Armando Josè gareggia nella categoria T11, quella dei ciechi. La storia di Josè Armando, nato nel 1973, è comune, sotto alcuni aspetti, a molti altri. Fino al 1998 era nell'esercito angolano con il grado di sergente, destinato a combattere gli ultimi anni della sanguinosa guerra civile angolana. Quell'anno, lo scoppio di una mina anti-carro, lo rese cieco. La corsa faceva parte del suo percorso di recupero dopo l'incidente. Solo 5 anni dopo vinse il suo primo titolo mondiale. Oggi è un eroe nazionale.