Forse è ancora troppo presto per gli slogan ad effetto, o per tirare le prime somme. Tuttavia non è mai troppo tardi per ricordarsi della Signora Cultura; terribile entità, che può suonar tale a due sole categorie di vermi: gli ignoranti da un lato, e i cosiddetti dittatori, o aspiranti tali, dall’altro.
Per “voluta sfortuna”, anche noi italiani abbiamo assistito alla peggiore commistione di genere: fatta di ripugnati dittatori dell’ignoranza.
Perchè affronto la questione senza mezzi termini? Semplice, se non ci riprendiamo tutto quello che sta dietro la parola cultura, ci ritroveremo a vivere come ignoranti, governati dai dittatori: capirai la gioia, per il mio spirito ribelle! Non c’è bisogno di traduttori e interpreti per ricordare la primavera araba e i suoi ancora poco chiari risvolti. Forse un giorno, verremo chiamati a rispondere della nostra stupida ignoranza. La parola dittatore ha infatti un solo significato in tutto il pianeta, però nell’acculturato occidente, è soggetta a possibili deroghe.
Nulla è cambiato dai tempi del nazismo, se non il nome del bersaglio. Prima si chiamava Ebreo, Giudeo, Semita, Zingaro, Diverso di genere. Oggi sia chiama lavoratore precario, dipendente macchina, uomo voto. Le violenze e i soprusi, si sono unicamente ingentiliti nella forma, ma il fine è sempre lo stesso: la costrizione identitaria e mentale dei più. Un uomo schiavo del sistema, non è meno schiavo se vive in una cella di 4×4, o in una villa 30×30. La sua libertà codificata, non può essere di fatto pura. E’ a questo che serve la cultura, ad andare oltre le dimensioni dello spazio, pretendendo, nel caso, di disporre al meglio del proprio tempo-pensiero.
Se vuoi capire di libertà, vivi di cultura, è questo il mio ristretto resoconto di vita!
La primavera araba è stata vittima delle nefandezze della geo-politica: sentiero ripido e nefasto per dire che in fondo … sono poi cazzi loro!
Proviamo invece a parlare di geo-cultura: sentiero deriso e osteggiato da tutti quelli che amano crogiolarsi nella sterilità numerica della geo-politica.
Come a dire, che in fondo, quelli loro, sono anche un po cazzi nostri, no?
Abbiamo commesso un grosso errore: quello di concedere al sistema, l’inseminazione incondizionata del dizionario della lingua italiana. La parola ha così perso smalto, spirito, significato, contenuto, perchè lasciata in mano a pochi, strani esseri.
E’ giunto il momento di riprenderci le lettere dello scrivere e del parlare, una ad una, riconcedendo loro, lo spazio di gloria che giustamente meritano.
D’ora in poi, pane, vorrà dire: contadino, sudore, fatica, lavoro, e mai più 3€ al chilo!
Affetto vorrà significare: dedizione, attenzione, rispetto, e non un bianco mulino che ruota parole di finta libertà
E sempre, d’ora in poi, scrivere, leggere, pubblicare, correggere bozze, organizzare incontri, condividere ciò di cui si ciba la cultura, avrà per me il significato di Liberos … un qualcosa che sento appartenere ai due concetti non derogabili di cultura e identità.
La cultura non si vende … ecco perchè noi preferiamo scambiarla!
Vi invito tutti a prender visione dello spazio facebook dedicato, oltre che del nascente sito.
L’augurio più grande per questa iniziativa, è che disponga di una ventina di gemellini in tutta italia, perchè la Cultura è al servizio di tutti!
Ulteriori dettagli sul sito di: Michela Murgia
- Condividi su:
About bruno lai
Sono un appassionato di tecnologie e telecomunicazioni, con un occhio attento agli aspetti di innovazione di prodotto e di processo. Da parecchi anni intervengo nei blog, spazi web e in ultimo nelle comunità virtuali con articoli e commenti il cui obiettivo finale è quello di far crescere nelle persone un maggiore spirito critico e di analisi. Dietro ai numeri dei bilanci societari metto sempre le persone, le loro storie, le loro fatiche. Le notizie, quelle di molti TG e giornali, mi appaiono sempre più addolcite, addomesticate, caramellate. Esse rappresentano di fatto la realtà; ma è una realtà pur sempre vista con gli occhiali dell'interlocutore attento a non urtare la suscettibilità del gerarca di turno. Tanto vale, penso, perchè ancora mi posso permettere questo lusso, scrivere fuori dal coro; scrivere per quello che uno vede, in maniera da offrire ai lettori un altro paio d'occhiali. Benvenuti tra noi! Benvenuti all'Aventino!