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ndipendentemente dalla congiuntura economica il contesto attuale ha fatto emergere elementi fino ad ora sconosciuti o comunque latenti. Indipendentemente dalle modalità e dalle attuazioni è innegabile che molte cose sono cambiate. Indipendentemente dalla crisi e dal suo manifestarsi le cose sono cambiate.
Ciò che stupisce o che almeno dovrebbe stupire, è l’assenza di reazioni. Questo cambiamento che, lo si voglia o meno, è epocale viene subito e non vissuto. Davanti a tutto questo si assiste al nulla.
A parte i mugugni da bar, le chiacchiere da piazza dei pensionati che dicono di non riuscire ad arrivare a fine mese non accade nulla. A parte le compiaciute loquele di chi, magari a pancia piena, saluta con favore questa vera o presunta nuova recessione perché rimetterà in riga questo branco di deficienti viziati non succede nulla.
Il nulla è la cosa più incredibile. È l’essere che non è e che non può fare a meno di non essere. Una contraddizione in termini.
In pratica in un modo o nell’altro tutti quanti parlano a vario titolo ma la conseguenza di questo confronto dialettico è una risoluzione compiaciuta nell’afasia.
In altri paesi la gente ha sentito le proprie ghiandole pulsare ed avvertito l’esigenza fisica di incazzarsi. In Italia questo non si è verificato. Le ragioni profonde e recondite fatevele spiegare da qualche prezzolato sociologo, io posso solo pensare che non ce ne sono.
E la cosa mi atterrisce.
Non dovremmo esserlo tutti?