Siamo noi stessi la causa delle nostre patologie?
Dopo alcuni decenni di esperienza clinica, penso che la quasi totalità delle nostre patologie odierne sia la logica conseguenza di errori pubblici e/o sociali (per esempio l’inquinamento ambientale) ed errori molto grossolani fatti dalla persona stessa o (molto più spesso) dai suoi genitori!
L’inquinamento di cibo, aria e acqua sta superando i limiti di sopportazione del nostro organismo e non siamo assolutamente coscienti di tale gravità. Questo inquinamento ambientale, l’uso eccessivo dei farmaci, lo stress familiare, lavorativo e sociale, la cattiva alimentazione e più in generale una scorretta igiene di vita minacciano tutti e rappresentano anche la principale causa delle nostre patologie croniche.
Infatti, queste ultime sono in netta crescita: secondo il Centro Statistico dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC) di Atlanta (dati del 2012: www.cdc.gov), il 40-50% delle persone di 45-65 anni ha più di una patologia cronica.
Inoltre, alcuni oncologi sostengono che, se non modificheremo drasticamente la tendenza attuale a scaricare nell’ambiente milioni di tonnellate all’anno di nuove e vecchie sostanze tossiche, entro 15-20 anni saremo “tutti” colpiti dal cancro.
Eppure, la tendenza patogena in cui siamo caduti sarebbe modificabile, ma solo se prendiamo coscienza della nostra realtà attuale (personale, familiare, sociale e ambientale), degli errori più comuni che dobbiamo evitare e di ciò che ci può difendere.
Non possiamo aspettare di ammalarci gravemente per iniziare a fare qualcosa: la prevenzione vale molto di più della terapia, ma non esiste prevenzione senza consapevolezza di ciò che fa ammalare.
Oggi, l’acquisizione di sempre nuove conoscenze sanitarie non è solo un diritto, ma anche un dovere di ogni persona. In realtà, spendiamo miliardi di euro in:
- farmaci (utili, ma sempre tossici),
- cure mediche (sintomatiche),
- esami ematochimici (troppi e spesso inutili se non ci inducono a cambiare i nostri stili di vita),
- ausili sanitari (non sempre risolutivi),
- interventi chirurgici (in parte evitabili da una adeguata prevenzione),
- campagne di “prevenzione” che in realtà sono “campagne di diagnosi precoce” (pur sempre utili, ma ben differenti dalla vera prevenzione).
Nonostante questo, però, …. le cifre delle patologie italiane sono drammatiche perché il sovrappeso, l’obesità, il diabete mellito, l’ipertensione arteriosa, l’infarto miocardico, l’ictus cerebrale, il cancro e la demenza sono in netta crescita su tutti i fronti.
Quali sono i maggiori errori della nostra attuale alimentazione?
- Troppi zuccheri semplici, comprendendo quelli che aggiungiamo noi e quelli che aggiunge l’industria alimentare.
- Troppi cereali, rispetto verdure, legumi, frutta e proteine vegetali.
- Troppi carboidrati raffinati rispetto quelli complessi.
- Troppi grassi saturi (grassi animali) e pochi grassi buoni (polinsaturi omega-3 di origine vegetale o ittica e monoinsaturi dell’olio di oliva).
- Carenza di micronutrienti essenziali: la produzione industriale del cibo li ha gravemente ridotti, insieme allo sfruttamento del terreno e all’inquinamento (viviamo in una situazione di carenza cronica che, di solito, non induce avitaminosi, ma altera il metabolismo dell’organismo e induce una instabilità genomica con maggior suscettibilità al danno del DNA con scarsa capacità di ripararlo).
- Carenza di fibra alimentare (assente in cibi raffinati) con conseguenti: stipsi, accumulo di sostanze tossiche, mancato legame di zuccheri e grassi (che verrebbero escreti più facilmente riducendo anche il colesterolo-LDL e aumentando il colesterolo-HDL) e aumento di diabete e vasculopatie aterosclerotiche.
- Alterazione dell’equilibrio acido-base con spostamento verso l’acidosi metabolica a causa di eccessivo consumo di cibi acidificanti (cibi confezionati, carne, uova, latte, formaggi, sale, additivi chimici, ecc.) a cui conseguono: perdita del tono muscolare, osteoporosi, calcoli renali, ipertensione arteriosa, infiammazione tessutale, ecc.
- Alterato equilibrio sodio/potassio con aumento del sodio (contenuto in abbondanza nei cibi industriali) e calo del potassio (che è scarso in carboidrati raffinati, latte e formaggi), con conseguente aumentato rischio di ipertensione arteriosa, ictus cerebrale, calcoli renali, osteoporosi, asma, insonnia, ecc.
Oggi, la ricerca scientifica è giunta ad alcune conclusioni non molto discutibili:
- la riduzione dell’introito calorico è il miglior modo per rallentare l’invecchiamento e per prevenire le patologie croniche;
- la restrizione calorica facilita l’eliminazione di cellule danneggiate e la loro sostituzione con cellule nuove derivate dalle riserve staminali.
In pratica, dobbiamo ridurre le calorie quotidiane e per avere una prova tangibile di quanto possa essere nocivo un eccesso alimentare, invito il Lettore a leggere un mio recente Caso Clinico.
Ma in che modo possiamo modificare la nostra alimentazione, i nostri stili di vita e il nostro comportamento per sostenere il nostro organismo ed evitare che si alteri in modo irreversibile?
La risposta va ovviamente personalizzata e ogni medico ha le conoscenze sufficienti per darla.