E’ morto Piermario Morosini.
Chè, oh, magari fino a ieri lo conoscevano i compagni di squadra, gli addetti ai lavori e oggi è il fratello di tutti. Conosciamo la sua storia, sua sorella, la sua fidanzata con il loro dramma; siamo suoi intimi, da sempre. Magari guardi pure su facebook e ricominciano quei pippozzi infiniti prima del “Resisti ragazzo!“, poi, in tempo reale, del “vola in cielo” e “insegna a fare qualcosa agli angeli”. Adesso usa.
Vedere le immagini o il filmato sui siti fa molto grandefratello quindi via a vedere tutti come il ragazzo si accascia, i momenti drammatici, l’arrivo dei soccorsi, le immancabili polemiche e il colpevole. Si torna sui social, ovunque, e si da la propria versione: “è un aneurisma bello e buono”, “macchè, è arresto cardiocircolatorio”, “si, ma il miocardio (il miocardio, capito) aveva già smesso di battere”. L’aorta femorale, qualcosa di vascolare, il cuore insomma, te lo giuro. Mavaffanculo.
Si torna al bar, come una volta, a raccontare la propria versione, perché ciascuno ha un parente (perlopiù primario di cardiochirurgia) alla lontana che sa cosa è successo a quel povero ragazzo. Il bar stavolta è social, e sembra più una macelleria di emozioni che un posto dove bersi un crodino in santa pace.
L’ultima cosa poi, giuro, smetto pure io.
Le notizie a ripetizione, hai presente?
Muore un giocatore, subito, ma dico subito per dire subito iniziano a morire altri giocatori, di sport e nazionalità diverse; anche qualche malore, per carità non facciamoci mancare niente, ma insomma, va di moda morire in campo. Sul serio, eh. E guarda il video.
E’ il miocardio.
Dadofelix