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Siamo tutti contenti e tuttavia

Creato il 10 settembre 2010 da Malvino

Siamo tutti contenti e tuttavia
Vediamo se riusciamo ad essere intellettualmente onesti. È certamente una buona notizia che il pastore Terry Jones abbia deciso di non dare fuoco a copie del Corano, come aveva annunciato di voler fare. Tutti ne siamo contenti, perché così abbiamo evitato che dal fuoco a Gainesville (Florida) si innescassero altri incendi qui e lì per il mondo, però non possiamo cadere nel cinico pragmatismo: ne siamo tutti contenti, altresì, perché bruciare libri è in generale cosa assai brutta, anzi, bruta.Siamo più che contenti, dunque, che a deprecare l’intenzione del pastore americano sia sceso in campo pure tutto lo staff del pastore tedesco: la cosa bruta e brutta è usanza peculiarmente cristiana, data da At 19, 19-20 e si è estesa in secoli e in continenti, fino a l’altrieri. Fa piacere veder morire una tradizione, di tanto in tanto.Ciò detto, me lo volete spiegare perché, quando il pastore Jack Brok ha dato fuoco a copie di Harry Potter ad Alamagordo (New Mexico), non s’è levata voce?
Postillona
Solo dopo aver postato quanto sopra leggo un Berlicche che, a modo suo, mi dà una risposta: “Spesso ci giunge notizia di distruzioni e roghi di materiale contraffatto. Cinture, borse, DVD. Non c’è nessuno che osa protestare: sono falsi, sono dannosi per l’economia. Anche se sono funzionanti, e a qualcuno che non ha niente potrebbero far comodo. Quando viene pubblicato uno scritto palesemente falso subito ci si attiva per distruggerlo. Sia che la sua diffusione sia incidentale, come in un avviso errato, o intenzionale, come in un articolo diffamatorio. È dannoso, in quanto chi lo legge potrebbe non distinguerlo dalla verità. E nessuno in buona fede si duole per la sua rimozione”.
Quando vedo preparare in questo modo il campo della discussione sulla libertà di espressione per inclinarlo alla necessità di doverla negare a qualcuno, resto affascinato come dinanzi alla schiusa di uova di dinosauro. “Fa discutere – scrive Berliccheil proposito di un predicatore americano di bruciare il Corano. Ora, possiamo dire che si tratti di una verità che occorre conservare? Io certo non posso: sono convinto che sia intrinsecamente falso. Di più, che sia dannoso. Di quali danni sia capace ce lo ha dimostrato la storia degli ultimi millequattrocento anni. […] Non tutto è vero; non tutto è autentico; non tutto rimane utile per sempre. E se non lo è, che bruci”.
La verità sta in mano a Berlicche come sta in mano a Louis Vitton il diritto di esigere che vengano mandate al rogo tutti i prodotti contraffatti in quel nome. E allora “cosa mi impedisce di farne un rogo?”, si chiede Berlicche. “Il fatto che ci sia qualcuno che sia convinto che invece sia utile e vero. In altre parole mi arresto davanti alla libertà della persona, come del resto fa anche Dio. Come per la roba vecchia, per il materiale contraffatto, per disfarsi di una cosa senza suscitare un vespaio occorre che a nessuno importi più di essa. Se voglio disfarmi del Corano devo dimostrare che è appunto inutile, falso, dannoso. E convincere chi invece ci crede”. In attesa che il musulmano si converta, rimandiamo il rogo del Corano: sarebbe giusto, ma evitiamo il vespaio.
Ecco dunque la risposta a quanto domandavo sopra: bruciare Harry Potter non suscitava il vespaio che avrebbe suscitato bruciare il Corano e, a parità di stronzate, si poteva bruciare.
Nel post di Berlicche c’è anche un motivo che spiega com’è che ogni tanto muore una tradizione: di vespaio in vespaio.

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