Durante un incontro amoroso con una misteriosa donna, l’onorevole Virgizio viene colto da infarto e muore. Ai funerali la vedova dell’onorevole, parlando con i figli, si dice convinta che il marito sia morto durante un’orgia.
Confida così i suoi dubbi al giudice Langellone, del quale è amico; il giudice è momentanemente sottoposto a indagini per aver partecipato ad una riunione di magistrati di orientamento politico fascista.
Langellone riesce a convincere il suo superiore della necessità di riaprire le indagini, nonostante quest’ultimo non abbia alcuna intenzione di concedere l’autorizzazione.
Marilù Tolo: Emilia moglie di Langellone
Macha Méril : Gisella moglie di Mario De RossiMa con furbizia Langellone ottiene ciò che vuole e affida le indagini al Commissario Panzacchi, un integerrimo funzionario di polizia che affronta il suo lavoro con entusiasmo, nonostante capisca che la legge non è uguale per tutti.
Avrà modo di veder confermati i suoi peggiori sospetti, man mano che le indagini entrano nel vivo e permettono di far luce sulla vicenda.
Nel frattempo, viene sottoposto a indagini Mario De Rossi, un solerte e incorruttibile funzionario del ministero di giustizia, un uomo anonimo ma tutto di un pezzo, già trasferito due volte per non aver voluto accettare l’uso delle bustarelle nei ministeri in cui aveva prestato servizio.
Per sua sfortuna, il nome di De Rossi viene trovato tra le carte dell’onorevole defunto, e il pover’uomo, non riuscendo a ricordare dove fosse la sera dell’accaduto finisce per essere arrestato.
Panzacchi, con tenacia, ricostruisce intanto la vicenda, grazie anche all’aiuto assolutamente involontario di una sua vecchia conoscenza milanese, Giuseppe Mancini detto ‘Pulcinella’ un ex palo di una banda.
Mancini infatti racconta di come abbia collaborato a trasportare il corpo dell’onorevole Virgizio fuori da un appartamento affittato di volta in volta a coppie illegali e gestito proprio dalla moglie di De Rossi, una donna profondamente innamorata del marito ma anche amante della bella vita.
La donna approfittava dell’ingenuità di Mario De Rossi facendogli credere di vincere frequentemente al lotto, giustificando così le cospicue entrate della gestione della casa d’appuntamento che la donna utilizzava con la collaborazione di un malvivente di mezza tacca.
Proseguendo le indagini, Panzacchi scopre anche il nome della misteriosa donna che era con l’onorevole durante il congresso carnale clandestino;si tratta di Emilia, moglie del giudice Langellone che si concedeva svariati amanti per sfuggire alla routine matrimoniale.
Il commissario naturalmente indirizza con malizia i sospetti del giudice raccontandogli di aver trovato tra le carte del morto poesie d’amore dell’amante a Emilia, in cui sospirava d’amore e desiderio, di voglia di baciarle “quella tua voglia di fragola che hai sulla coscia”
Langellone collega immediatamente la moglie al morto e durante un colloquio notturno costringe la moglie a confessare.
Il giorno dopo presenta un’arringa al suo superiore, unitamente ad una lettera di dimissioni.
Ma il superiore riesce ad insabbiare tutto, promuovendo il giudice ad altro ufficio e soffocando lo scandalo.
L’unico a rimetterci davvero è il povero De Rossi, che finisce in un manicomio completamente fuori di senno, assistito però amorevolmente da sua moglie Gisella.
Film disomogeneo, disorganico, penalizzato da una eccessiva lunghezza e da alcuni “siparietti” davvero monotoni, Siamo tutti in libertà provvisoria esce nelle sale italiane nel 1971 per la regia di Manlio Scarpelli, più conosciuto per aver scritto sceneggiature di fiction televisive (all’epoca chiamate serie Tv) come Il commissario De Vincenzi e la riduzione televisiva del Sandokan.
Creato con dispendio di mezzi e con un cast di primissimo piano, Siamo tutti in libertà provvisoria mostra la corda dopo poco più di venti minuti, arenandosi in una serie di ritratti poco incisivi e superficiali dei protagonisti della vicenda.
Che sicuramente, nelle intenzioni di Manlio Scarpelli e Ruediger von Spiess che curarono la sceneggiatura, prevedeva una sorta di satira sociale sui mali della giustizia e sul perbenismo della buona società, sulla inutilità di essere portatori di valori sani (testimoniata dalla ingiusta reclusione di De Rossi) e viceversa sul delitto che paga, anche se in questo caso siamo davvero di fronte a reati di pochissimo conto che colpiscono più la morale che le leggi che governano la società civile.
Il mondo della magistratura è visto come un’ambiente più simile ad una giungla, dove vige la legge del più forte che un mondo dove il cittadino sa di potersi rivolgere per ricevere giustizia; ma il tutto è raccontato sia in parole che in immagini così sommarie e mal definite da risultare sterile.
Deprimenti sono ad esempio le interruzioni della narrazione intervenute per mostrare gli incubi del povero De Rossi, che non riesce in alcun modo a spiegarsi come la giustizia possa sbagliarsi un modo tanto maldestro, così come assolutamente fuori luogo è la lunga partita a carte tra il commissario Panzacchi e il piccolo furfante Pulcinella.
L’ultima perla è il duello in aula tra l’avvocato difensore e la pubblica accusa, naturalmente anche questo girato ad alta velocità e con immagini sfumate, quasi a voler simboleggiare il confine tra sogno e realtà.
Il cast, pur di gran livello, non riesce a uscire dalla palude dei luoghi comuni e del deja vu che infestano la sceneggiatura; così troviamo un buon Riccardo Cucciolla che interpreta con garbo e in maniera dolente lo sfortunato e onesto de Rossi accanto a Vittorio De Sica assolutamente svogliato e svagato nel ruolo poco credibile del napoletano Mancini-Pulcinella, bene Ivo Garrani nel ruolo del capo dei magistrati e bene anche Cirino (il commissario Panzacchi), Macha Meril (la moglie di De Rossi), Marilu Tolo (la moglie di Langellone). Malissimo Noiret(Langellone) ,
Alla scoperta della voglia di fragola citata da Virgizio nella sua lettera
lento apatico e doppiato in maniera dilettantesca e altrettanto male Lionel Stander, l’avvocato difensore di De Rossi. Piccole parti per Francesca Romana Coluzzi (la moglie dell’onorevole Virgizio) e per la grande Lia Zoppelli, che interpreta la direttrice di un atelier.
Vi segnalo la amena recensione del Morandini, assolutamente sbagliata che mostra ancora una volta l’inattendibilità di parte delle recensioni stesse; fate voi stessi il confronto fra il plot “vero” e quello del Morandini stesso; “Protagonista è un poveraccio afflitto da una moglie che crede di avere il bernoccolo degli affari. La donna si lancia in una serie di speculazioni ai limiti del codice e chi ne fa le spese è il marito che si ritrova da un giorno all’altro indiziato di reato. Durante l’istruttoria lo accusano formalmente di peculato. A suo carico ci sono solo indizi, ma intanto per il poveraccio è una via crucis di cui non s’intravede nemmeno la conclusione.” Sic….
Langellone rinfaccia a Emilia la sua doppia vita
Siamo tutti in libertà provvisoria,un film di Manlio Scarpelli. Con Vittorio De Sica, Riccardo Cucciolla, Lionel Stander, Philippe Noiret, Mario Pisu, Claudio Gora, Vinicio Sofia, Vittorio Sanipoli, Riccardo Garrone, Mimmo Poli, Ivo Garrani, Andrea Bosic, Umberto Raho, Marilù Tolo, Macha Méril, Francesca Romana Coluzzi, Bruno Cirino, Francesco Sineri
Commedia, durata 93 min. – Italia 1971.
Riccardo Cucciolla … Mario De Rossi
Philippe Noiret … Giudice Francesco Langellone
Macha Méril … Gisella moglie di Mario De Rossi
Bruno Cirino … Commissario Panzacchi
Lionel Stander … Avvocato Bartoli
Vittorio De Sica … Giuseppe Mancini detto ‘Pulcinella’
Marilù Tolo … Emilia moglie di Langellone
Ivo Garrani …Procuratore generale
Francesca Romana Coluzzi … Moglie dell’onorevole Virgizio
Claudio Gora … Capo del Ministero, superiore di De Rossi
Vittorio Sanipoli … Questore
Lia Zoppelli … Direttrice dell’atelier
Umberto Raho … Di Meo
Regia Manlio Scarpelli
Sceneggiatura Manlio Scarpelli, Ruediger von Spiess
Casa di produzione Zafes Film
Fotografia Marco Scarpelli
Montaggio Carlo Reali
Musiche Augusto Martelli