I moralisti impegnano solitamente la loro vivacità negli abomini trascendenti. Ogni crimine, per loro, riguarda la Corte d’assise o la polizia carceraria: ma le sottigliezze sociali sfuggono loro, l’abilità che trionfa rispettando le voci del Codice è al di sotto o al di sopra della loro comprensione, che non ha lenti d’ingrandimento né lungimiranza. Hanno bisogno di orrori belli grossi e ben visibili. Sempre occupati attorno ai carnivori, trascurano i rettili…”Poche parole di Balzac per mettere all’angolo i giustizialisti e i manettari di casa nostra, spuntati come funghi da Tangentopoli in poi per fare pulizia di un mondo corrotto con la loro cieca onestà un tanto al chilo. Costoro convinti, in buona o cattiva fede, che le sedi per la correzione dei mali della politica fossero i tribunali o i giornali hanno lanciato la volata agli integerrimi furfanti dei nostri giorni, rubagalline da corrente di partito che stanno svendendo la Penisola al peggior offerente in cambio di quasi niente.
Ormai si colpisce nel mucchio, per la verità sempre più scarno, delle imprese sane che ci restano, al fine di favorire una concorrenza straniera sempre più agguerrita e famelica. Eni e Finmeccanica sono due esempi lampanti di autosegamento dei coglioni via azione di zelanti magistrati imbeccati da soffiate furbette di servizi stranieri e nostri “prenditori” del vecchio vapore, incapaci di innovare e rinnovarsi e capacissimi di rubare. Lo Stato in mano a tali sicofanti si sta mordendo la coda processando se stesso e consegnandosi mani e piedi alla finanza predona. Ma lorsignori tutori del buoncostume e della pubblica morale, che invocano il patibolo finché non vi capitano sopra, ci hanno consegnato un Paese peggiore di quello che avevamo.
Feriti a morte i carnivori della Prima Repubblica, su mandato di avvoltoi internazionali, ci hanno messo nelle mani di vermi ed invertebrati di ogni specie, i “rettili” balzachiani, sotto tutela di magistrati e loro suggeritori antinazionali. Perché anche i nostri eroi della sbarra, animatori condizionati di quella stagione di caccia alle streghe e di pogrom mirati, erano parte integrante del complotto “importato”, finalizzato a privare l’Italia del suo protagonismo estero e delle sue solide basi industriali. I giudici proclamarono todos delincuentes per far spazio a servi più mansueti dei poteri forti angloamericani nella nuova situazione unipolare, disposti a dar via il culo degli italiani per qualche misera prebenda personale. Ora non si capisce più un cazzo e l’alveare sta andando a ritrecine. Stiamo morendo di moralismo che è il trucco con il quale gli inetti, i servili e gli autentici traditori giustificano la loro azione sociale e di governo, in faccia ad un popolo sempre più impoverito ed atterrito. Ma la morale che non si è mai imparata resta quella di Bernard de Mandeville, dal 1705 e da ancor prima:
“Abbandonate dunque le vostre lamentele, o mortali insensati! Invano cercate di accoppiare la grandezza di una nazione con la probità. Non vi sono che dei folli, che possono illudersi di gioire dei piaceri e delle comodità della terra, di esser famosi in guerra, di vivere bene a loro agio, e nello stesso tempo di essere virtuosi. Abbandonate queste vane chimere! Occorre che esistano la frode, il lusso e la vanità, se noi vogliamo fruirne i frutti. La fame è senza dubbio un terribile inconveniente. Ma come si potrebbe senza di essa fare la digestione, da cui dipendono la nostra nutrizione e la nostra crescita? Non dobbiamo forse il vino, questo liquore eccellente, a una pianta il cui legno è magro, brutto e tortuoso? Finché i suoi pampini sono lasciati abbandonati sulla pianta, si soffocano l’uno con l’altro, e diventano dei tralci inutili. Ma se invece i suoi rami sono tagliati, tosto essi, divenuti fecondi, fanno parte dei frutti piú eccellenti. È cosí che si scopre vantaggioso il vizio, quando la giustizia lo epura, eliminandone l’eccesso e la feccia. Anzi, il vizio è tanto necessario in uno stato fiorente quanto la fame è necessaria per obbligarci a mangiare. È impossibile che la virtú da sola renda mai una nazione celebre e gloriosa. Per far rivivere la felice età dell’oro, bisogna assolutamente, oltre all’onestà riprendere la ghianda che serviva di nutrimento ai nostri progenitori”.
Siano stramaledetti gli ipocriti di destra, di centro e di sinistra che stanno disintegrando l’Italia e la sua, a tratti, gloriosa Storia.