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Sic transit…

Creato il 11 febbraio 2015 da Libera E Forte @liberaeforte

Giuliano Amato

di Alessandro Corneli

Di colpo, i giornali hanno messo da parte Sergio Mattarella. Avevano esagerato e Marco Travaglio ha avuto buon gioco a metterli alla berlina. In realtà, il nuovo presidente della Repubblica è tutto da scoprire e la verifica arriverà presto. Dovrà prendere posizione – cioè firmare e promulgare o no – la nuova legge elettorale, il decreto fiscale con l’abbuono del 3% o quello che sarà, la riforma del Senato e del titolo V. Che cosa pensa del decreto sulle banche popolari che sta per essere varato? E sul decreto anti-terrorismo? Dovrà poi dire la sua, o far giungere a chi di dovere, il suo pensiero sulla politica estera, in particolare sull’Ucraina che sta spaccando l’Europa e sta divaricando Europa e Stati Uniti. È un atlantista? È un europeista? È un pacifista o oltranza? Su tutti questi temi Matteo Renzi è imprevedibile, cioè inaffidabile. Il premier, infatti, è tutto impegnato a contare quanti, dal centro e da destra, affluiscono verso il suo partito, creando non pochi problemi alla sinistra Pd che pensava di avere ottenuto un successo con l’elezione di Mattarella. Certo, Renzi può avere giocato sia Berlusconi sia la sinistra del Pd, ma non si è fatto molti amici. Passata l’euforia per qualche dato economico di inversione di tendenza, la debolezza strutturale del sistema economico italiano tornerà ad emergere. Se poi la questione della Grecia non farà precipitare la situazione tra qualche mese.

Un segnale che la straordinaria vittoria di Renzi potrebbe non essere così definitiva – non furono definitive nemmeno le straordinarie vittorie di Berlusconi del 2001 e del 2008 – viene dal grande sconfitto, Giuliano Amato, alle cui esternazioni il Corriere della Sera ha dedicato un’intera pagina il 5 febbraio scorso. Forse a denti stretti, Amato ha detto che Mattarella era la sua prima scelta, ma dopo quella di se stesso. Quindi conserva integra la convinzione che il Quirinale gli sarebbe spettato. Per una ragione molto semplice: perché ritiene di essere il più preparato: sui temi istituzionali, economici e internazionali. Una competenza a tutto campo. Difficile dargli torto. Il suo messaggio è chiaro: io sono ancora qui e se le cose dovessero mettersi male, sono pronto ad assumere qualsiasi responsabilità.

Il Quirinale, salvo imprevisti, è fuori dall’orizzonte: tra sette anni, Amato ne avrà 84, forse un po’ troppi. Allora il suo obiettivo è Palazzo Chigi se Renzi dovesse fallire a breve o media scadenza, travolto da una crisi per risolvere la quale non basta la furbizia ma occorre la competenza. Se Amato resta sulla riva del fiume, vuol dire che, a suo avviso, prima o poi dovrà passare il cadavere del suo nemico.

Di certo, egli sarebbe potuto succedere a Scalfaro nel 1999, ma cedette il passo a Ciampi; sarebbe potuto succedere a Ciampi nel 2006, invece toccò a Napolitano; e sarebbe potuto succedere a Napolitano nel 2013 se le cose non si fossero talmente imbrogliate a causa di Bersani da aprire la strada a un secondo mandato allo stesso Napolitano. Questa era la volta buona. Berlusconi lo aveva candidato ufficialmente e sembra che fosse d’accordo anche D’Alema. Ma Renzi non poteva neanche spartire con Berlusconi la scelta del nuovo capo dello Stato, e Amato è rimasto fuori. Ma alla Corte costituzionale: ne diventerà presidente, ma non gli basta.

Se la bella costruzione di Renzi vacillerà e cadrà – cosa non improbabile – Amato sarà pronto ad approfittarne. È proprio la sua acutezza politica che mi induce a pensare che la vittoria di Renzi non sia così solida come sembra.

Infine una notazione su Napolitano: ha fatto cadere Berlusconi e, sotto la sua presidenza, la Costituzione repubblicana “nata dalla Resistenza” non è stata cambiata. Due medaglie.


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