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Sono bastate solo 24 ore per innalzare all'altare, quello di "Santa Maria Godetti" in onore alle sue origini pontine, e risbattere subito nella polvere la povera Manuela Arcuri, attrice nota per la sua mono espressione facciale e sopratutto per le forme procaci.
L'unica cosa che viene da chiedersi di fronte a questi incredibili cambiamenti di valutazioni di umore da parte di una stampa addirittura prestigiosa, come quella rappresentata da un quotidiano come La Repubblica, è perché si abbia tutta questa esigenza di trovare a tutti i costi un'eroe, un eroina, un Papa o una Papessa straniera da opporre alla figura del Cavaliere di Arcore e che lo possa disarcionare una volta per tutte, imbarcando sulla tolda personaggi a dir poco impresentabili.
Eppure almeno la signora Arcuri non è una sconosciuta alle cronache e la lunga lista di spasimanti che le vengono attribuiti, quelli conosciuti almeno, e una carriera costruita sull'uso costante della propria bellezza fisica avrebbero dovuto almeno evitare ai giornalisti del prestigioso quotidiano perlomeno l'accostamento della ragazzona di Latina a una delle più grandi attrici della storia del cinema italiano, perchè tra l'Arcuri e Anna Magnani non può essere fatto nessun tipo di paragone e definire Manuelona "la nostra piccola Annarella" è unon solo un'offesa alla Magnani, ma al cinema italiano, al suo pubblico e pure all'intelligenza umana.
Ma questo in fondo non fa che darci in un solo esempio l'intera situazione comatosa sia dell'informazione sia dell'industria cinematografica nazionale, che all'ultima Mostra internazionale del cinema di Venezia ha mostrato tutta la desolazione e la mancanza di talenti di cui soffre.
Situazione figlia di quello stesso malcostume della politica che si vorrebbe stigmatizzare, perché i due ambienti, quello dell'informazione e dello spettacolo, sono da sempre intimamente connessi al mondo della politica, che influenza, se non addirittura crea, le star dell'uno e dell'altro in un unico fenomeno di prostituzione, se non fisico, intellettuale.
Tanto la faccia tosta di certe penne è tale che nemmeno torneranno sull'argomento per scusarsi con i loro incauti lettori, anzi saranno pronti a scrivere esattamente il contrario di quello che avevano scritto il giorno prima. L'importante per loro è solo curare gli interessi dell'editore che li paga.
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