Magazine Opinioni

Sicurezza nazionale in Cina: il percorso istituzionale e la nuova legge

Creato il 01 settembre 2015 da Bloglobal @bloglobal_opi

cina-sicurezza-xi-jinping

 di Matteo Antonio Napolitano

Parlare di sicurezza nazionale nel contesto cinese significa, in primo luogo, addentrarsi in un campo denso di criticità e, in secondo luogo, confrontarsi con un crescendo in complessità di dinamiche composite, legate in maniera indissolubile con la crescente competitività insita nei rapporti internazionali [1].

Negli ultimi anni, le prospettive in merito all’ottimizzazione organizzativa dell’attività di sicurezza sono state interessate da importanti istanze evolutive che, in stretta correlazione con il ruolo di potenza globale della Cina [2], hanno prodotto dei risultati fondamentali per la realizzazione concreta del corpus normativo del primo luglio 2015 [3].

In sede di dibattito, nonostante la forte esposizione del tema a input di diversa natura e tutti ugualmente degni di approfondimento, lo spazio più rilevante è stato occupato dall’annosa questione istituzionale. Sotto l’influenza del Politburo e dello stesso Comitato Permanente, nel tempo, molte istituzioni sono state coinvolte nel processo di policy making inerente le problematiche della sicurezza nazionale, inclusi il Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese, la Commissione Militare Centrale, il Consiglio di Stato, il Ministero degli Affari Esteri e il Ministero di Pubblica Sicurezza [4].

Soprattutto nel periodo dominato dall’equilibrio bipolare USA-URSS e dall’influenza di leader carismatici quali Mao Zedong e Deng Xiaoping, questo sistema basato sul tentativo di armonizzare le proposte derivanti dai vari centri di potere politico-istituzionali risultava funzionale alle esigenze cinesi. In ogni caso, a partire dagli anni successivi alla morte di Deng Xiaoping (1997), con la progressiva professionalizzazione della politica e l’aumentare delle pressioni derivanti dagli USA, in particolare su Taiwan [5], si avvertì la necessità di uniformare la direzione in materia di sicurezza. 

Questa necessità iniziò a concretizzarsi nel settembre del 2000 quando, sul modello del Consiglio per la Sicurezza Nazionale statunitense [6] e sulla base di un’esplicita richiesta formalizzata da alcuni ufficiali, venne costituito il Central Leading Group for National Security (CLGNS) [7], una struttura informale e gestita in maniera sinergica dal Partito Comunista Cinese (PCC) e dal Foreign Affairs Leading Small Group (FALSG), organo ad hoc, interno al partito, creato nel 1958 [8] per la supervisione generale sulle questioni di politica estera.

Sebbene il passaggio dalla gestione condivisa al CLGNS segnò un punto di svolta, non fu possibile evitare la compartimentazione tra competenze sulla sicurezza interna ed esterna, con le prime delegate alla Commissione Centrale per gli Affari Politici e Giuridici. Questa divisione, con la parallela complessificazione delle sfide domestiche e internazionali, portò diverse incognite, infatti, in particolar modo sul lungo periodo, non riuscì ad evitare problemi di “cattiva comunicazione” e di poco chiara ripartizione dei compiti gestionali.

La soluzione definitiva a questa lunga impasse istituzionale arrivò solo nel novembre 2013 quando, concluso il terzo plenum del XVIII Congresso del PCC, vennero rese note le “profonde e decisive” riforme da approvare entro il 2020. Invero, in quel preciso contesto e in piena adesione al principio di accentramento, punto cardine del nuovo corso inaugurato da Xi Jinping nel 2012 [9], si decise di dar vita ad una Commissione per la Sicurezza Nazionale [10].

Il passaggio da molti nuclei di influenza a un unico centro decisionale, rappresenta la base fondamentale su cui è stata costruita la normativa del primo luglio, l’asse portante di una trasformazione oculata e sapientemente guidata da un vertice politico enigmatico, sempre più timoroso nei confronti delle evoluzioni in atto [11].

La nuova legge sulla sicurezza nazionale

Gli 84 articoli della legge [12], approvata quasi all’unanimità [13] il 1° luglio 2015 dal Comitato Permanente dell’Assemblea Nazionale del Popolo e promulgata lo stesso giorno dal Presidente Xi, sono suddivisi in sette capitoli che prevedono: 1) l’indicazione dei principi fondamentali; 2) la definizione di sicurezza nazionale; 3) la descrizione di funzioni e responsabilità in capo ai vari soggetti governativi, compresa l’Assemblea Nazionale del Popolo; 4) l’articolazione degli strumenti per la concreta applicazione dell’insieme di regole di sicurezza nazionale, comprendenti, tra gli altri, attività d’intelligence e inerenti la gestione dello stato d’emergenza; 5) l’allocazione delle risorse necessarie all’implementazione del mercato del lavoro per il settore della sicurezza; 6) i doveri di cittadini e aziende e il loro importante ruolo di supporto alle iniziative governative e 7) le disposizioni supplementari [14].

L’agenzia di stampa governativa Xinhua ha rimarcato, subito dopo la chiusura della procedura d’approvazione, il carattere di necessarietà di questa “onnicomprensiva” [15] legge, idonea al raggiungimento del più alto tra gli obiettivi: «proteggere gli interessi fondamentali del popolo» [16]. Al contrario, molti analisti ed esperti di diritto hanno focalizzato l’attenzione su altri aspetti significativi della nuova normativa.

La definizione di sicurezza nazionale, pur rimanendo molto vaga [17], risulta legata a una visione difensivo-preventiva nei confronti delle minacce interne ed esterne. Oltre la “classica” tutela del regime politico, della sovranità, dell’unità territoriale, dello sviluppo e di altre, non specificate, «questioni di fondamentale importanza a livello nazionale», la legge si sofferma anche sulla protezione degli interessi economici, accostando la conservazione dell’economia socialista a tinte cinesi alle industrie vitali per il Paese, alla sicurezza informatica e alla prevenzione degli scandali concernenti la sicurezza alimentare.

La legge, inoltre, come riportato da Zheng Shuna, vice Direttrice della Commissione per gli Affari Legislativi del Comitato Permanente del Congresso Nazionale del Popolo, non sarà direttamente applicabile nei territori di Hong Kong e Macao, nonostante le esplicite responsabilità degli stessi in tema di sicurezza [18].  

Uno dei punti in assoluto più contradditori, oltre la vaghezza sul piano definitorio, risulta essere la mancata menzione diretta della Commissione per la Sicurezza Nazionale, denominata genericamente, ad esempio nel dettato dell’art. 5, «a central national security institution». I sospetti sul controllo politico della sicurezza nazionale, come riportato dal South China Morning Post, sono risultati da diverse opinioni di addetti ai lavori, fortemente scettici nei confronti di un’istituzione come la Commissione, avente uno status giuridico ambiguo e, in più, strettamente sottoposta all’egida del Partito Comunista [19].

In ogni caso, alla base di questo espediente “linguistico”, significativo risultante del processo istituzionale sopra delineato, è possibile rintracciare la chiave del successo politico di Xi Jinping, della sua leadership risoluta e solitaria che, lontana dai modelli di guida collegiale e dalla formazione di cerchie trasversali rispetto alle gerarchie del PCC [20], ha tracciato il solco per la nuova rotta della sicurezza nazionale cinese.             

*Matteo Antonio Napolitano è OPI Contributor e Dottorando in “Geopolitica e Geoeconomia” presso l’Università degli Studi “Niccolò Cusano” – Telematica Roma.

[1] Per un approfondimento, cfr. T. Coniglio, L’imperativo della competitività. Sicurezza nazionale ed economia di mercato nell’era della globalizzazione, introduzione di C. Jean, Franco Angeli, Milano, 2007.

[2] Cfr. B. Dessein (edited by), Interpreting China as a Regional and Global Power. Nationalism and Historical Consciousness in World Politics, Palgrave Macmillan, London, 2014.

[3] Chun Han Wong, China Adopts Sweeping National-Security Law, in “The Wall Street Journal”, July 1, 2015.

[4] Zhao Kejin, China’s National Security Commission, in “Carnegie – Tsinghua Center for Public Policy”, July 14, 2015.

[5] Cfr. C.X. George Wei, China-Taiwan Relations in a Global Context. Taiwan’s Foreign Policy and Relations, Routledge, Milton Park, Abingdon, Oxon, 2012.

[6] Cfr. R.A. Best Jr., The National Security Council: An Organizational Assessment, in “CRS Report for Congress”, June 8, 2009.

[7] Zhao Kejin, China’s National Security Commission, cit.

[8] Il FALSG venne fondato nel 1958, cessò le sue funzioni durante il periodo della Rivoluzione Culturale e venne ristabilito nel 1981. Cfr. D. Shambaugh, China Goes Global. The Partial Power, Oxford University Press, Oxford, 2013, pp. 63-64; R.G. Sutter, Chinese Foreign Relations. Power and Policy since the Cold War, Rowman & Littlefield Publishers, Plymouth, 2012.

[9] Per un profilo politico e biografico di Xi Jinping, cfr. E. Osnos, Born Red, in “The New Yorker”, April 6, 2015.

[10] In molte fonti su questo argomento è possibile trovare, per lo stesso organo, diverse denominazioni: Comitato per la Sicurezza dello Stato o Consiglio per la Sicurezza Nazionale. Cfr. H. Sanderson, M. Forsythe, China Create Security Committee With Warning to Terrorists, in “Bloomberg”, November 13, 2013; S. Hoffman, P. Mattis, Inside China’s New Security Council, in “The National Interest”, November 21, 2013; G. Cuscito, A Pechino nasce il Consiglio per la sicurezza nazionale con caratteristiche cinesi, in “Limes-Rivista italiana di Geopolitica”, 21 novembre, 2013; A. Panda, What Will China’s New National Security Council Do?, in “The Diplomat”, November 14, 2013..

[11] Cfr. Everything Xi Wants, in “The Economist” (Print Edition), July 4, 2015.

[12] Il testo integrale della nuova legge sulla sicurezza nazionale, in versione inglese non ufficiale, è consultabile online all’indirizzo: http://chinalawtranslate.com/2015nsl/?lang=en.

[13] La legge è stata approvata con 154 voti favorevoli, nessun voto contrario e un astenuto. (Fonte: Agence France-Presse in Beijing, China Passes New National Security Law Extending Control Over Internet, in “The Guardian”, July 1, 2015).

[14] Cfr. T.P. Stratford, Yan Luo, China’s New National Security Law, in “The National Law Review”, July 7, 2015.

[15] Era stato proprio il presidente della Repubblica popolare cinese Xi Jinping, che presiede anche la Commissione per la sicurezza nazionale, a sottolineare la necessità per la Cina di dotarsi di una legge “onnicomprensiva”. Cfr. Una nuova legge per la sicurezza in Cina potrebbe inasprire la repressione, in “Internazionale”, 1° Luglio, 2015.

[16] China Adopts National Security Law, in “Xinhua”, July 1, 2015.    

[17] S. Pieranni, La legge sulla sicurezza nazionale in Cina, in “Eastonline”, 2 Luglio, 2015.

[18] Cfr. Beijing Passes Sweeping National Security Law, But Legislation Will Not Be Directly Implemented in Hong Kong, in “South China Morning Post”, July 2, 2015.

[19] Nectar Gan, Verna Yu, China Just Passed a Sweeping National-security Law That Some Are Calling “Neo-totalitarianism”, in “South China Morning Post”, June 30, 2015.

[20] Cfr. W. Wo-Lap Lam, Chinese Politics in the Era of Xi Jinping. Renaissance, Reform, or Retrogression?, Routledge, New York, 2015.

Photo credits: AFP Photo/Ed Jones

Potrebbero interessarti anche:

  • cina-interna

    Cina interna
  • cina-usa-sicurezza-informatica

    Cina e USA nel recente dibattito sulla sicurezza: il fattore…
  • cina-xi-jinping

    La Cina di Xi Jinping: la Lunga Marcia per le…
Share on Tumblr

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog