Mentre l’Europa cerca faticosamente (e finora senza successo) un accordo sugli stress test, e gli Stati Uniti rivedono la sicurezza nelle loro centrali, anche il resto del mondo fa i conti con le conseguenze dell’incidente di Fukushima. Nella maggior parte dei casi non c’è stato un ripensamento dei programmi nucleari, ma solo una verifica della sicurezza delle centrali.
In Canada, la Nuclear Safety Commission (CNSC) ha chiesto a tutti i gestori delle centrali di rivedere le procedure di emergenza. Il risultato è che la sicurezza degli impianti è buona, ma potrà essere migliorata ancora: l’Ontario Power Generation, che gestisce 10 reattori nell’est del Paese e ne progetta altri due, sta mettendo a punto una nuova tecnica per prevenire le esplosioni di idrogeno del tipo di quelle che si sono verificate e Fukushima, e per predisporre nuove misure di sicurezza nei depositi di combustibile usato, un altro punto debole messo in evidenza dallo tsunami giapponese. Lo stesso tipo di indagine è stata avviata dalla New Brunswick Power e messa in programma dalla Bruce Power, altri due gestori di impianti nucleari canadesi.
La configurazione geografica e geologica del Canada rende estremamente remoto il rischio di un disastro come quello giapponese, ma secondo Linda Keen, ex presidente della Nuclear Safety Commission, non è questo il punto: «Le centrali devono prepararsi anche per le emergenze più improbabili».
Simili gli sviluppi in Corea del Sud: le verifiche ordinate dal Ministero dell’educazione, della scienza e della tecnologia hanno confermato che tutti gli impianti nucleari sono in grado di resistere ai terremoti e agli tsunami di massima intensità prevedibili nel Paese; il governo ha deciso comunque di stanziare 1000 miliardi di won (circa 650 milioni di euro) nei prossimi 5 anni per migliorare ulteriormente la sicurezza.
Per esempio, nella centrale di Kori, la più vecchia della Corea, la barriera di protezione contro gli tsunami sarà alzata da 1,7 metri a 4,2. Inoltre ogni reattore coreano sarà dotato di un generatore di elettricità mobile, pronto a intervenire in caso di avaria dei generatori di emergenza nelle centrali, come è successo a Fukushima.
Anche la Cina sta rivedendo le norme di sicurezza, ma non bloccherà la costruzione dei nuovi reattori: «La paura di strozzarci con un boccone non ci farà smettere di mangiare», ha chiosato Tian Jiashu, dirigente della sicurezza nucleare.
Diverso il caso dell’Australia, che non ha centrali nucleari in funzione ma potrebbe costruirne in futuro: il dibattito è vivace da tempo. In seguito all’incidente di Fukushima sono aumentate le voci contrarie, ma il ministro delle risorse Martin Ferguson le ha respinte, argomentando che nonostante la disgrazia giapponese l’energia nucleare continuerà in futuro ad avere un ruolo di primo piano in molti Paesi: «La sicurezza deve essere la prima priorità, e perciò valutiamo positivamente tutte le misure per rafforzarla alla luce dell’incidente di Fukushima. Ma non sono d’accordo con chi sostiene che siamo alla fine dell’industria nucleare», ha affermato Ferguson.
Paolo Gangemi
FONTE: http://www.nuclearnews.it/news-2676/sicurezza-le-iniziative-nel-mondo/