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Sid Meier’s Starships – Lost. In space

Da Videogiochi @ZGiochi
di Giovanni "plutarco" Calgaro

Il buon Sid l’ha fatto ancora. Dopo averci permesso di rendere la Terra un posto brutto ed invivibile grazie a Civilization ed averci consentito di spedire esploratori e coloni ai quattro angoli dell’universo per trovare un nuovo mondo da chiamare casa con il non eccelso Beyond Earth, rieccoci a zonzo a combinare disastri qua e là per lo spazio inesplorato. Questa volta però lo potremo fare ad un livello – per così dire – solo superficiale. Ovviamente quest’ultimo aggettivo deve esser inteso in senso lato. Già, perché Starships può in qualche modo venir considerato un’appendice minore e semplificata del buon spin-off gestionale a tema fantascientifico firmato Firaxis.

Confessiamo che il prefisso “Sid Meier’s“, posto davanti ad un qualsiasi titolo, ci riporta inevitabilmente alla mente esperienze e ricordi legati al nostro percorso videoludico fatto di pane e strategici a turni. Non si contano le ore spese con i vari Civ., oppure con il mai dimenticato Alpha Centauri; senza contare la peculiare esperienza corsara di Pirates!. Insomma, siamo utenti rimasti fedeli negli anni a ciò che il Nome offriva. I tempi però sono radicalmente mutati. I videogiochi sono un fenomeno di massa. Resi sempre più semplici per sopperire alle esigenze di un’utenza troppo spesso pigra e coccolata con checkpoint, salvataggi automatici, istruzioni, guide e simili. Sid Meier ha dimostrato, almeno per un periodo, di fregarsene di questo trend, continuando a battere il proprio sentiero. Poi arrivarono gli smart device, con l’esplosione del mercato digitale delle App. Improvvisamente l’obiettivo iniziale cambiò e si adattò ai tempi. Come? Allargando ad una platea sempre più ampia di giocatori il magnifico mondo degli strategici ed – in particolare – dei grand strategy 4X; meglio se con meccaniche di gioco semplici e veloci, alla portata di tutti ma, soprattutto, adatte ad un pad o ad un touch screen. Seguirono i progetti Civilization Revolution ed il recente Ace Patrol, peculiare ed interessante strategico “aereo” esclusiva per i device mobile. Per questo non ci siamo stupiti quando Starships fu annunciato per PC e iOS qualche settimana fa, immaginando un certo favor per semplificazione e leggerezza “on the go“. Le nostre prime impressioni hanno trovato conferma e, nel bene e nel male, ci rimandano la sensazione di un titolo dalle due anime. Semplice, immediato e di poche pretese se riferito al mercato mobile; poco accattivante e senza gran mordente se riferito agli hardware da scrivania.

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Ho visto cose… Che avrei preferito non vedere

In apertura, abbiamo accennato al fatto che questa nuova installazione può esser considerata come un’appendice minore di Beyond Earth. In effetti mentre in quest’ultimo, dopo aver abbandonato al proprio destino una Terra morente, procediamo alla colonizzazione di un pianeta alieno, con Starship facciamo, per così dire, uno step ulteriore. Ora infatti non ci dobbiamo più preoccupare della “micro” gestione di una determinata civiltà, sulla superficie di un determinato pianeta, quanto piuttosto della “macro” (anzi, gigantesca) gestione di interi sistemi stellari. Le città di Civ. ora sono pianeti di miliardi di abitanti e la porzione di spazio sotto la nostra influenza deve essere costantemente presidiata dalla nostra flotta di navi spaziali; le quali costituiscono il vero punto focale (giustamente, visto il titolo) dell’intera produzione firmata Sid Meier. Infatti è proprio la flotta a rivestire il ruolo di indiscussa protagonista, rendendo alla fin fine accessoria e strumentale ogni altra attività. Procediamo quindi con ordine. Espletati i preliminari di rito e scelta la grandezza della mappa, le regole di vittoria (costruzione di meraviglie, dominazione e così via) e l’appartenenza ad una delle tre classiche affinità (Purezza, Armonia, Supremazia), ciascuna delle quali consente di ottenere determinati bonus “razziali” permanenti, siamo pronti per perderci nello spazio profondo per espandere i nostri domini e sottomettere le altre civiltà. Già. Si parla di semplice sottomissione in quanto Starships relega la “diplomazia” ad una congerie di chiacchiere da bar senza il minimo scopo, se non quello di guidarci, stringi stringi, inevitabilmente alla guerra, che si conclude sempre con l’annessione totale di una civiltà nel caso in cui si riesca a conquistare anche solo il mondo originario della stessa.

All’inizio il pianeta natio da cui prende piede la nostra esplorazione non è altro che un piccolo puntino in un universo improvvisamente fattosi più grande; esso però rappresenta il fulcro della nostra federazione (o impero che sia) e fornisce un buon quantitativo di risorse per iniziare a potenziare l’importantissima flotta. La mappa stellare pian piano si svela sotto i nostri occhi e scopriamo che ci sono dei pianeti vicini, che possiamo raggiungere e che riportano delle curiose didascalie. Scopriamo molto presto che quei “titoli” non sono meri orpelli estetici, bensì rappresentano delle vere e proprie missioni da compiere affinché prenda avvio il processo di annessione del determinato pianeta su cui abbiamo posato gli occhi. Completata la missione (il pretesto è sempre una qualche richiesta d’aiuto ma le richieste sono le più varie) guadagneremo, oltre che una ricompensa-bonus permanente, influenza presso i coloni del pianeta visitato. Una volta raggiunto il quorum di influenza richiesto, lo stesso entrerà spontaneamente a far parte dei nostri domini ed inizierà a produrre preziose risorse, cosicché potremo concentrarci su altri mondi. Queste ultime sono le solite risorse a cui siamo abituati e che si palesano praticamente in ogni strategico a marchio Sid Meier’s ovvero ricerca, energia, cibo, metallo. La produzione di ognuna di esse può essere potenziata con le strutture adeguate mano a mano che la popolazione aumenta e le stesse sono ovviamente necessarie per raggiungere determinati scopi. Ad esempio, mentre la ricerca si concentra principalmente sui power up delle navi spaziali ed il metallo a costruirle, il cibo chiaramente è necessario per aumentare la popolazione e così via. In realtà, la gestione di tutti questi aspetti viene volutamente limitata all’essenziale, dato che il focus della produzione, come dicevamo, è rappresentato dalla flotta di navi spaziali sotto il nostro comando.

Le navette possono esser acquistate immediatamente, senza alcuna coda di produzione, in ossequio alla estrema semplificazione delle meccaniche turn based che caratterizza il titolo. I fondi che utilizziamo per acquistare le navi, servono poi anche per comprare i molti potenziamenti a disposizione per le stesse, come propulsori, scudi, laser, siluri, dispositivi stealth e simili, in modo da aumentarne caratteristiche e statistiche, per una personalizzazione tecnica discreta anche se mal sfruttata. Il punctum dolens di Starships batte proprio dove lo stesso dovrebbe esser più forte, ovvero durante le sessioni di combattimento le quali avvengono, al solito, rigorosamente a turni e sulla classica scacchiera dalle caselle esagonali. Le mappe, a causa anche del peculiare set, non brillano certo per realizzazione certosina o design sofisticato, limitandosi a presentare il pianeta conteso, alcuni wormhole per vivacizzare un po’ l’azione e una miriade di asteroidi più o meno grandi dietro cui riparare per evitare la linea del fuoco nemico. Gli aspetti tattici iniziano e si esauriscono qui, tanto più se si prende in considerazione una IA non esattamente furba o sopraffina, che spesso e volentieri si getta all’inseguimento delle nostre navi senza tanto ragionare, così che con i giusti potenziamenti installati sulle navi ci riesce anche abbastanza facile tenere sotto scacco una flotta un po’ più numerosa della nostra. Sotto questo aspetto, nonostante fossimo a conoscenza delle parche velleità del titolo, siamo rimasti abbastanza contrariati, tanto più se si pensa che i rischi tattici sono ridotti a zero in quanto, in caso di sconfitta, le navi non vengono annientate, ma si ritirano in un pianeta vicino e, cosa ancora più sorprendente, ogni civiltà può avere una sola flotta, che dovremo far girare come una trottola da un capo all’altro dei settori controllati.

Pensavo fosse strategia e invece…

Dal nostro provato emerge un titolo che, purtroppo, è tutt’altro che strategico e la profondità del gameplay è tanto quella di una pozzanghera. Lo affermiamo a malincuore, dato l’importante nome che fa da prefisso al titolo, ma è la pura verità. Chi scrive ha ritenuto necessario operare una distinzione che ricade sul voto finale del presente articolo e che verrà spiegata nel commento finale. In questa sede ci limitiamo ad osservare che anche il comparto tecnico-stilistico si attesta su livelli mediocri, superficiali ed adatti ad un device mobile più che ad un PC. La leggerezza grafica è sottolineata da pochi dettagli e scarsissima personalizzazione (se non per qualche nave); da effetti luminosi e particellari praticamente inesistenti e dai disegni statici che contornano l’intera esperienza di gioco. Questo apre le dovute considerazioni sull’evidente favor per la versione mobile touch screen friendly, non solo per ciò che attiene il profilo stilistico, ma anche per ciò che concerne l’ottimizzazione di controlli ed interfaccia. Giocando con un PC ci si rende subito conto di quanto questi siano ridotti all’osso e siano talmente immediati che non serve nemmeno un tutorial per capire le – relativamente poche – meccaniche di gioco.

Sid Meier’s Starships – Lost. In space


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