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Siederà sul trono della sua gloria e separerà gli uni dagli altri.

Creato il 19 novembre 2011 da Ambrogio Ponzi @lucecolore

Siederà sul trono della sua gloria e separerà gli uni dagli altri.
34ª DOMENICA del TEMPO ORDINARIO anno A
GESÙ CRISTO RE DELL’UNIVERSO
Vangelo  Mt 25,31-46Siederà sul trono della sua gloria e separerà gli uni dagli altri.
Dal vangelo secondo Matteo In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna». - Parola del Signore
  • Il fatto raccontato in questo testo evangelico è noto, ma la notorietà non ci assolve dalla responsabilità di riascoltarlo e riascoltarlo ancora per cogliere la ricchezza del suo messaggio e la sua profondità.
Prima diamo uno sguardo d’insieme, perché ci può aiutare a cogliere meglio il contenuto. C’è una cornice tesa a dichiarare e affermare un atto di fede e di rivelazione che è la manifestazione di Dio come di Colui che ha cura del gregge, che ha cura delle persone, preoccupandosi di dare loro il necessario per il giusto benessere. Nel Vangelo, questo diventa manifestazione di Gesù come Re messianico, cioè mandato per la salvezza di tutti. Questo è il fondamento, e tutto nasce da questo fatto: la volontà del Padre è accogliere l’umanità, salvarla e portarla a pienezza. Gesù è con Lui e storicamente compie questa missione. Nel testo viene così dichiarato: “Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria”, parole che sono di grande portata. Si parla di 'messia' e di 'giudice'. È colui che non solo ha una sua santità, ma che ha anche il compito di promuovere ed esercitare un criterio di giudizio su tutta l’umanità. Alla fine noi abbiamo questo fondamento. Vi invito a ritrovare la certezza, la fiducia che il Signore esercita su di noi perché qui il giudizio è su tutti gli uomini, le nazioni e su tutto l’uomo. Giudizio vuol dire: avere il potere e la capacità di cogliere ciò che è bene e che salva, e ciò che provoca smarrimento o è rovina. Nella prima lettura è Dio che dichiara di mettersi Lui stesso all’opera per raccogliere le pecore che si erano smarrite. Questi cenni ci sollecitano ad essere attenti e valorizzare la portata di questa relazione. Gesù non è un giudice che parte da interessi privati, non è in gioco il potere; Lui infatti lo ha già conquistato, ma, sottolineo, morendo. Quindi viene confermata la visione fondamentale della nostra fede: Dio salva morendo in Cristo, ed esercita la sua autorità servendo fino all’estremo. Ma proprio questo fatto fa emergere cosa è il positivo e il negativo nel progetto di Dio.
  • Dopo aver visto la cornice, passiamo ora alla sostanza.
Come esercita il suo ministero il Messia re e giudice? Abbiamo già accennato al fatto della morte in croce e al servizio costante che egli ha esercitato. L’evangelista raccoglie l’insegnamento del Signore e dà forma ad un racconto molto denso e significativo. Ogni uomo, tutti gli uomini sono giudicati da Gesù sulla loro vita, sul loro comportamento, in un modo sorprendente. Ciò che conta è cogliere la sottolineatura propria di Matteo, cioè i giudicati non sanno la motivazione della modalità del giudizio. Qual è il modo ? Qual è la motivazione ? Il fatto di aver accolto o non accolto la persona umana in condizione di debolezza e di emarginazione come i carcerati, gli affamati, i nudi, gli ammalati. Il giudizio viene esercitato in rapporto a questa categoria di persone non certo appariscenti. Questo è sorprendente, perché è inimmaginabile che Dio giudichi a partire da un povero. Questa è la logica di Gesù, il quale ha ispirato la sua stessa vita a quel criterio. Il criterio, ispirato alla sua vita, viene utilizzato come metro per tutti. Gesù non chiede se hai pregato o non hai pregato, se ti sei fermato in silenzio oppure no, ma chiede: hai dato da mangiare all’affamato? E magari : hai visto l’ammalato e non ti sei fermato! Questo processo si muove con un criterio universale. Certo poteva dire: ‘non sei andato a messa’, ma Dio utilizza un criterio più profondo a cui nessuno può sottrarsi. Il fatto di dare da mangiare all’affamato è richiesto a tutti, il farsi carico del debole è per tutti, rifiutarsi di farlo è un delitto per tutti. Il primo tratto di questo giudizio è di porre l’attenzione sulle dimen­sioni umane del bene e del male, sul rifiuto e sull’accoglienza. Parlavo prima di sorpresa, perché nessuno si aspetta la lettura che Gesù dà delle esigenze fondamentali del vivere umano. Gesù esercita, e mi ripeto, il criterio che Lui ha vissuto. Per primo ha percorso la strada che lui indica ai suoi discepoli e a tutti noi. Apre così una revisione che è attuale sempre e che noi dobbiamo accogliere sul serio, non accontentandoci di risposte deboli o parziali. La dinamica non ha limiti: uno non può dire ‘io ho dato da mangiare a un affamato e gli altri si arrangino’. È una dinamica, cioè un processo che non ha fine. Posso incontrare dieci ammalati, e in quella situazione sono chiamato a rispondere al meglio. Ciò che è importante è fare non secondo lo schema moralistico, cioè per far tacere la coscienza, ma restando fedeli e disponibili alla chiamata. C’è un altro particolare: Gesù parte dalla sua vita, dalla sua autorità, ma anche dalla fine dei tempi per leggere il presente. Noi invece facciamo l’opposto: in genere noi abbiamo bisogno di garantirci il futuro, e ci accaniamo per questo, senza accorgerci del presente. Il presente è come dimenticato nella proiezione verso il futuro. Gesù rovescia il modo di vedere: parte dal futuro ultimo, espresso nel Cristo Risorto, per leggere il presente. Chi mi può dire che l’ammalato ha diritto ad essere visitato? La risposta nasce da una rivelazione: Gesù, in questo esercizio della sua autorità, rivela il vero volto dell’uomo, discerne e aiuta noi a nostra volta a discernere sulla verità dell’uomo. Dove sta questa verità e dove sta Lui? La sorpresa fondamentale, a cui nessuno pensa, è il fatto che Dio si fa uomo e, scendendo, si pone all’ultimo posto tra gli uomini che hanno bisogno, tra i deboli e gli emarginati. Emerge così il volto di Dio e dell’uomo. Il vero uomo è colui che si piega di fronte al fratello che ha meno ed è in necessità. Forse è utile sottolineare anche questo passaggio: il peccato meno considerato è quello di omissione, cioè il vedere e andare oltre , non fermarsi per ascoltare, non preoccuparsi di lavorare per la liberazione.
  • Resta fondamentale l’affermazione della fede cristiana della centralità di Cristo giudice. Non è una questione secondaria, ma esprime chi è il Cristo risorto, cioè la dignità suprema di questa identità. Le parole si consumano, ma la sostanza è questa: io sono giudicato da Dio con amore; non sono al mondo dove tutto va bene e dove tutto è buono, ma c’è un criterio per il bene dell’uomo.
Quando l’uomo perde il criterio della vita, il suo smarrimento, qualunque sia il livello raggiunto, sarà pagato caro. L’esercizio del giudizio di Dio è per la vita e incoraggia la vita. È importante che noi leggiamo questo fatto a partire da questa fiducia positiva: la parola di Dio mi aiuta ad essere più uomo e quindi mi aiuta a diventare capace di scorgere l’uomo là dove sembra non esserci, cioè nella persona ferita, avvilita, debole. Questa esperienza, in modo particolare, la fanno le persone più avanzate nello spirito, ad es. Madre Teresa, quando vanno ad incontrare gli ultimi accogliendone il mistero. Diventa così allora naturale dire che lì troviamo un maestro per noi e una rivelazione per la nostra vita e la nostra missione. C’è molta zavorra da togliere per alleggerire, perché la mentalità corrente fa pensare al giudizio come a qualcosa di negativo, di opprimente e asfissiante; invece, se visto nella giusta prospettiva, è liberante.
MESSAGGIO
Noi solitamente siamo incuriositi, anzi preoccupati per il nostro futuro. Su questa febbre, oroscopi e indovini hanno successo e fanno affari.
Succede, così, che perdiamo tempo, interesse e concentrazione per il presente, fatto di persone, incontri, avvenimenti, situazioni. Non vediamo e non sentiamo.
Gesù fa l’opposto: parte dal futuro ultimo per illuminare il presente e mostrarlo come il luogo della visione o della cecità , dell’azione o dell’omissione, del bene o del male, dove il povero è la sorprendente Sua dimora.


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