By Anselmo
Sì, è vero: in termini duri e puri sarebbe O Mondial (per pronunciare bene la elle farsi aiutare da un ferrarese), anzi, “A Copa do Mundo”. Ma per tutti noi, dall’Argenmundial del ’78, dalla España ’82 dell’urlo di Tardelli, sarà sempre e solo El Mundial!, con punto esclamativo incorporato. “El Mundial! A tutti gli sportivi un benvenuto dà” cantava nientemeno che Er reuccio de Trastevere, in un ultimo tentativo di risalire sul carro della gloria nel 1986 (Mundial anche quello, in Mexico), con un meraviglioso “la palla rimbalza festosa”, che sarebbe stato anacronistico già ne El Mundial del ’34.
El Mundial, finalmente.
Quattro anni dopo, il miracolo di un nuovo Mundial. Una volta ogni quattro anni the big kermesse, ancora oggi agognata dai masculi e non disdegnata dalla fimmine, che per la nazionale e El Mundial sono disposte a non scassare (troppo) i maroni, facendosi coinvolgere un po’ anche loro dall’entusiasmo generale.
El Mundial, sì. Ma che Mundial sarà?
La location
Football comes home cantavano invece gli inglesi in occasione degli Europei 1996; non ce ne vogliano i padri fondatori, ma il football (anzi, o futbol, pronunzia “fucibòl” come lo direbbe un tifoso della Spal) per tornare a casa deve andarsene in Brasile. 55 anni dopo la tragedia nazionale del Maracanazo, El Mundial torna in Brasile.
Scoprirà il piacere di giocare alle 13 ora locale a Manaus, con 90% di umidità, o a Recife, alla fine della solita stagione da 50-60 partite che spomperebbe i più pii, figuriamoci gente che ci ha Raiola al posto del cuore. Insomma, del gran fucibol bailado, come direbbe un vongolaro di Goro, secondo me non lo vedremo.
Chi sale, chi scende, chi non si muove…
… chi parte a razzo e si ritrova in metrò, come recitava un’altra pietra miliare della italica canzone.
A salire sono le sudamericane, che oltre alle favoritissime Brasile (bella squadra, tecnico abituato a stare in alto, canonico occhio di riguardo al padrone di casa) e Argentina – che nonostante i singoli, la cattiveria agonistica e la sorpresa di ritrovarsi un allenatore in panchina dopo l’esperienza al limite del vaudeville de El Diego quattro anni fa, troverà modo anche a questo giro di uscire attorno ai quarti di finale – mostra un paio di squadre giovani e belle (il Cile dei guerrieri, la Colombia dei cannonieri) e i soliti brutti, sporchi e cattivissimi uruguagi, anche loro con due tra i bomber più forti del ranking.
La stella annunziata del Mundial è Neymar, l’Undici del Brasile
A salire è anche la Germania, che continua a sfornare giovani fuoriclasse – dalla mediana in su, è vero, meno in difesa – e che non ricadrà nell’errore dell’Europeo di due anni fa, errore di cui si accorgerà tra poco la Fiorentina: prendersi un terminale offensivo (Mario Gomez) che assicura sì goals, ma che asciuga il gioco d’attacco e lo rende prevedibilissimo. Una Germania, insomma, che sarà l’ultimo ostacolo tra il Brasile e la coppa (the big match grossomodo in semifinale).
Menzione speciale per i giovanotti del Belgio, che giocano un calcio fresco ma temprato nei rigori della premiership (giocano più o meno tutti in Inghilterra e presentano i due portieri più forti in assoluto del mondiale), hanno l’incoscienza della gioventù e me li gioco come lieta sorpresa del Mundial.
A rimanere lì sono le solite:
l’Italia del gentiluomo Prandelli, che tra le polemiche farà la sua onesta figura, tra le prime quattro, magari gradino più basso del podio);
l’Inghilterra del calcio onesto ma ruvido e con pochi sprazzi di Mister Hodgson;
le mie amate africane in serie, molte delle quali brave ad occupare la seconda posizione nei gironi un po’ più facili, ma ancora una volta incapaci di piazzarne finalmente una in semifinale.
E il Portogallo? Il Portogallo è la solita squadra dal calcio calligrafico e inconcludente, ma con un fuoriclasse assoluto: antipatico come Blatter, ma capace di cambiare le partite da solo; il Portogallo è paradossalmente la squadra più immobile del mazzo, ma non rimarrà immobile: se Cristiano Ronaldo farà la parte da Superman a cui ormai è abituato, potrà aspirare anche lei al podio; se CR7 arriva spompato, i Lusitani escono subito, eliminati già dal Ghana.
E chi scende?
Di Maria, numero 11 dell’Argentina, sembra in ribasso
Scendono le finaliste di 4 anni fa, più logore e con meno forza, anche se qualche ricambio di gente all’altezza lo hanno.
Scende la Francia (almeno, rispetto a quella che giocava le finali, non alla pessima Francia eliminata al primo turno del 2002 e del 2010).
Scende, ne resto convinto, l’Argentina. Scendono, ahimè, gli USA, che non saranno più la squadra di grande cuore e grande anima capaci di arrivare in finale alla Confederation del 2009 e di sfiorare i Quarti per pura forza di volontà nel 2010. E scende il Messico, con la generazione dei campioni olimpici di Londra (contro il Brasile dei Neymar, Thiago Silva e Oscar, mica paglia) totalmente dispersa negli ultimi due anni e graziati dalla sorte e dagli USA nel torneo di qualificazione, ma i loro commentatori la presero bene.
Dacci le quote
E allora veniamo ai pronostici. Passaggio del primo turno facile per Brasile, Colombia, Argentina, Germania, Belgio e Russia, alla fin fine anche per la Francia, già più macchinoso per Spagna, Italia, Portogallo. Una dentro ed una fuori per Uruguay-Inghilterra, Olanda-Cile, Camerun-Croazia, Bosnia-Nigeria, Ecuador-Svizzera, Costa d’Avorio-Nippone.
Brasile, Germania e una tra Spagna e Italia sul podio. Calendario che chiude la Colombia, incoccia presto nel Brasile, ma non così tanto il Belgio, che può diventare davvero la favola bella del Mundial.
The long goodbye
Il mondiale 2010 è stato soprattutto il mondiale Larissa Riquelme. Poi abbiamo iniziato a contare i giorni che mancavano alle esibizioni delle tifose brasiliane
Diciamo una cosa: il Mundial a 32 squadre e con nazionali a volte un po’ naif – questo almeno il parere delle europee rimaste fuori e di chi si lamenta che “per mettere dentro Honduras o Iran ci perdiamo dei fuoriclasse come Ibrahimovic” (vero, ma sinceramente preferisco un po’ più di colore al dovermi sorbire una squadra noiosa come la Svezia) – rende la fase a gironi il vero cuore del Mundial.
Esaurita quella, ci aspetta una rapida cavalcata verso la finale, che lascia a noi Mundial-addicted la sensazione che tutto ci stia scappando dalle mani. Perché diciamocelo, un mese di Mundial è troppo poco!!! E il 13 di luglio ci scopriremo lì, a contare i giorni che ci separano dalla prima di campionato. E dal Mundialsky russo del 2018, con l’immarcescibile Putin a fare gli onori di casa e l’amico Silvio in tribuna, con sulle ginocchia il cane Dudù. In Mondovisione.