Art of observation
Qualche tempo fa eravamo a pranzo a casa del capo del papà che ci ha accolto con simpatia e siamo stati molto bene. Anche Bibi è stata soddisfatta, nonostante fosse l’unica bambina.
La Prof le faceva vedere le foto dei figli, i disegni della sua bambina ormai grande, e la faceva giocare con tante cose. Bibi si era affezionata in particolare ad alcuni campanellini picccoli piccoli custoditi in un piccolo scrigno, un vero tesoro.
Li prendeva, li faceva suonare, li rimetteva a posto, li portava in giro. Ad un certo punto si siede in braccio al papà, i campanelli cadono sulla poltrona e Bibi inizia a raccoglierli, a rimetterli nello scrigno, ma, all’improvviso, scoppia in un pianto forte e rabbioso.
Pensavamo alla stanchezza che si faceva sentire, ma non riuscivamo a calmarla. Ripeteva: “Tutti!! Tutti!!”
Sembrava un’esplosione di rabbia irragionevole, un capriccio… eravamo convinti di aver raccolto tutti i campenelli e che lei non volesse crederci, ma il papà si è alzato e, in effetti, alcuni campanellini si erano infilati nelle pieghe della poltrona. Lei li aveva visti, noi noi. E si era accorta che ne mancavano alcuni, noi no.
Ci è successo spesso di pensare che se solo ci fossimo fermati un attimo prima, se solo non avessimo provato a darle ragione, se solo non avessimo provato a pensare che potesse avere ragione, se solo l’avessimo sgridata, punita, ignorata, derisa… ci saremmo persi molto…
Certo, nessuno dice che sia semplice. In fondo, si tratta di avere tanta pazienza e di imparare ad osservare e piano piano conoscere un bambino piccolo che sta crescendo e che quindi cambia un po’ ogni giorno… Un bambino che è diverso da tutti gli altri e che questa diversità rivendica. Non è semplice, ma possiamo consolarci pensando che, come dice un famosissimo medico:
“Non c’è arte più difficile da apprendere che l’arte di osservare” (W. Osler)
Negli ultimi giorni ho letto due condivisioni molto profonde sul tema dell’osservazione e dell’ascolto attento dei bambini, al di là delle paure, dell’apparente irragionevolezza, della nostra stanchezza, della razionalità con cui meccanicamente cerchiamo di guardare al loro mondo… li condivido con grande riconoscenza, riprendendone qui solo due brevissimi brani:
“Mi ricorda che la cosa migliore che posso fare per lei é darle un luogo sicuro da cui partire e rispettarla per ogni suo passo, sostenendola nello scoprire se stessa e il mondo che la circonda. Cercare di essere neutra e di restare nell’ascolto, fidarmi ed affidarmi.” (Rituale di guarigione dalla varicella, Mamma di cuori)
“La pressione esercitata sulle madri è enorme. Ma se ne esce solo pensando al bambino. Pensando che quel bambino che hai avuto è il tuo spazio. Il tuo atto di coraggio che sfida un mondo piccolo piccolo con la sua grandezza.” (Tutto parla di noi. E della nostra solitudine, Speakabu)
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