Non sempre ho il tempo necessario a parlare dei libri che leggo. A volte sono troppo di corsa, rimando e poi le mie buone intenzioni svaniscono nel nulla. Silvana De Mari è un’autrice della quale ho parlato già diverse volte, eppure mi sembra di non parlarne mai abbastanza. Lo so, molti non la sopportano per le sue idee politiche. Io sospetto che alcune critiche che le vengono mosse siano legate a un condizionamento al politicamente corretto che abbiamo subito in questi anni, o a un fraintendimento delle sue parole. Lei non usa mezze misure, va avanti come uno schiacciasassi, e questo per molti è irritante. Ma si dovrebbe davvero fare attenzione a quello che dice, perché ogni sua opera grida che gli orchi sono tali non per nascita ma per scelta, come Rankstrail, e che anche il condizionamento è una scelta, anche se non l’ha compiuta chi è stato condizionato. E che gli orchi vanno combattuti perché possano essere salvati.
Silvana scrive benissimo. Le sue storie sono buffe, tenere, commoventi, spaventose, capaci di far ridere e di far piangere e soprattutto di far pensare. Prima o poi le rileggerò e ne parlerò con calma, intanto riporto qui la presentazione che avevo scritto per FantasyMagazine di L’ultima profezia del mondo degli uomini. L’epilogo.
Sono trascorsi cinquecento anni dall’epoca di Rosa Alba e di Rankstrail. Cinquecento anni da quando la fiera, coraggiosa e irritabile Regina del Mondo degli Uomini e l’indomito Capitano hanno combattuto insieme per la salvezza di tutti coloro che non avevano la forza di combattere da soli.Sono quattro i romanzi in cui Silvana De Mari ha raccontato la loro storia, iniziando con L’ultimo elfo e proseguendo poi con L’ultimo orco, Gli ultimi incantesimi e L’ultima profezia del mondo degli uomini. E se il quarto romanzo sembrava aver posto la parola fine a quell’epica storia di determinazione e di coraggio nel costruirsi da soli il proprio destino, L’ultima profezia del mondo degli uomini. L’epilogo dimostra che c’era ancora qualcosa da narrare perché, anche se può finire la storia di un personaggio, c’è sempre la storia dell’umanità che va avanti.
In questo caso protagonisti non sono solo gli esseri umani ma anche gli orchi, che dalle temibili figure assetate di sangue del secondo romanzo si sono via via umanizzati man mano che il lettore, guidato dalla sapiente mano dell’autrice, è stato capace di instaurare con loro un maggiore contatto empatico. Ma spostare un confine non significa cancellare un problema, come dimostra la comparsa, in misura moderata nello scorso romanzo e in misura dominante in questo, della razza degli Yurdioni.
È per loro, a causa della loro minacciosa presenza, che era stata scritta l’ultima profezia, quella che in questo nuovo romanzo giunge a compimento. Annunciato come L’ultimo giro della spirale, con un chiaro riferimento alla trottola di Yorsh che funge da filo conduttore per diversi momenti dell’intera storia, questo volume propone personaggi nuovi, staccandosi nettamente dai libri che lo precedono ma, con il girare della spirale della trottola, tornando su luoghi già visti per ampliarne la visione d’insieme.
Si tratta di un titolo bruttissimo per un bellissimo romanzo. Il lettore può essere tratto in inganno e pensare che questa sia una nuova edizione di L’ultima profezia del mondo degli uomini, e invece è un altro romanzo. Quando gli editori si danneggiano da soli…
Qui potete trovare la recensione scritta da Marina Lenti: http://www.fantasymagazine.it/libri/18071/l-ultima-profezia-del-mondo-degli-uomini-l-epilo/. Qui invece c’è il glossario che chiude il romanzo: http://www.fantasymagazine.it/anteprime/17968/il-glossario-della-saga-di-yorsh/.