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Silvian Heach, avanti tutta!

Da Marypinagiuliaalessiafabiana

Con questo post il brand Silvian Heach conquista il quinto articolo a lui dedicato su questo blog (i precedenti li trovate qui, qui, qui e qui), ed è ufficialmente record!

Tuttavia Un Altro Genere Di Comunicazione si occupa di analizzare i contenuti sessisti veicolati dalle immagini pubblicitarie che ci vengono propinate in maniera ossessiva alla tv, sulle riviste o sulla cartellonistica stradale. Quindi, l’essere menzionati tante volte in questo spazio è un chiaro segno di demerito (fanno eccezione alcuni marchi come Althea, con i suoi sughi per pasta, di cui ci auguriamo poter parlare presto nuovamente).

Ecco la nuovissima trovata pubblicitaria targata Silvian Heach, fotografata a Napoli:

Silvian Heach, avanti tutta!

La scena si svolge in una stanza da bagno, arredata con gusto retro. Al centro della stanza una vasca, nella quale sono immersi due uomini. Sul bordo e in primo piano vediamo una giovane ragazza. Ha le labbra socchiuse, ma non in maniera invitante, e lo sguardo, rivolto verso l’obiettivo, sembra una muta richiesta di aiuto. I due ragazzi guardano verso di lei e hanno il viso parzialmente nascosto dai capelli o dai vestiti. Questo contribuisce a renderli anonimi personaggi di sfondo: il vero protagonista di quest’immagine è infatti l’azione. Azione che, come vedremo, nulla ha a che fare con il prodotto che si vorrebbe vendere -vestiti. Uno dei ragazzi afferra la caviglia della ragazza con una mano, mentre con l’altra cerca di sfilarle la maglietta. L’altro le palpeggia la coscia, lasciata scoperta dalla gonna sollevata (chi l’ha sollevata?). Mentre i due ragazzi sembrano a loro agio sdraiati nella vasca, la ragazza è in una posizione innaturale, in precario equilibrio sull’orlo della vasca dalla quale sembra volersi allontanare, e appare passiva al contatto con le mani dei due ragazzi che la spogliano e la toccano. I tre personaggi della foto possono agilmente essere inscritti in un triangolo, e questo è un trucco usato frequentemente in fotografia per conferire dinamismo e concretezza a un’immagine. Qui però il triangolo ha anche un’altra valenza, ed è quella del mènege à trois: del resto, a voler ben pensare, cos’altro protrebbero farci tre persone dentro una vasca?

Se si trattasse della rappresentazione di un gioco a tre tra persone adulte e consenzienti non avremmo nulla da ridire (anche se ci sorgerebbe qualche dubbio sul come un messaggio del genere possa indurre qualcuno all’acquisto di pantaloni e magliette, ma tant’è…), putroppo però la postura rigida della ragazza, il suo sguardo apparentemente perso nel vuoto, l’assenza completa di sorriso e di segni di complicità e godimento sul viso ci fanno pensare di NON essere davanti all’innocente raffigurazione di un momento di intimità tra adulti, bensì a qualcosa che ricorda molto da vicino la violenza e lo stupro.

In un paese come il nostro, dove persino un’organizzazione come l’ONU si è sentita in dovere di richiamarci a una maggiore attenzione al fenomeno del femminicidio, immagini di questo tipo sono pericolosissime. Veicolano un’immagine del femminile oggettivizzata, donne afferrate e spogliate da mani appartenenti a uomini dai volti indistinti, che rimanda a un’idea di de-umanizzazione. Persone private della loro autodeterminazione e declassate a qualcosa che ha senso di esistere solo in funzione del piacere altrui. Nel caso della foto, alla ragazza non sembra sia lasciata la possibilità di scegliere se accettare o meno le carezze dei due uomini che tentano di trascinarla nella vasca. 137 vittime di femminicidio nel 2011, 124 nel 2012: quante di queste immagini schifose dovremmo ancora analizzare prima che qualcuno si prenda la briga di intervenire energicamente?



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