Silvio: “Bersani poffarbacco, si docci!”
Creato il 11 maggio 2011 da Massimoconsorti
@massimoconsorti
Fra le tante manie del Capo c’è n’è una che, finalmente, possiamo definire innocua: l’igiene. Si narra che Silvio passi ore alla toilette e che, specie al mattino, Bonaiuti e Bondi siano costretti a ripetuti richiami e continui “toc toc” alla porta per non fargli saltare i primi appuntamenti, quelli solitamente previsti intorno alle 10. Sembra anche che, specie il lunedì, Silvio sia particolarmente nervoso per cui la sveglia, per essere puntuale alle udienze in tribunale, suona inesorabilmente alle 4 del mattino. Mezzora di cyclette, doccia, abluzioni, creme idratanti, certosino lavoro di ripulitura delle protesi dentali, gargarismi con il colluttorio, barba rasata con pelo, contropelo e asciugamano caldo in faccia, dall'assonnato coiffeur del premiato salone “Figaro&Co.”, pomata antirughe, stick per le occhiaie, impiastro emolliente per i piedi. E poi fondotinta, rimmel, un passaggio di matita per le labbra, un tocco di rossetto e, per finire, essenza di macho spruzzata abbondantemente sotto le ascelle, una zona che Berlusconi considera fortemente erogena, appositamente realizzata per lui da D&G. I capelli solitamente non gli danno problemi: il materiale con il quale sono stati concepiti si pulisce infatti con una spugnetta e "Sole Piatti". A conclusione, considerata l’età, i problemi alla prostata e l’irritazione causata dal pannolone, un’ultima lavata con "Neutro Med" lenitivo per l’igiene intima perché non si sa mai quello che può accadere in auto. Dopo quattro ore Silvio è pronto per l’eterna campagna elettorale che contraddistingue il suo modo di concepire la politica. Una ripassata al rimario, un’occhiata al manuale del barzellettiere, i titoli dei giornali (letti da Bonaiuti), e poi giù, a testa bassa, a mettere in fila gli insulti e gli improperi con i quali dovrà indicare al pubblico ludibrio il presidente della Repubblica, quello della Camera, i pm di Milano e, freschi di nomination, quelli di Napoli, le donne del Pd, i froci, le lesbiche, i negher, Casini, Travaglio, Santoro, Vauro, e quella stronza (oramai si può dire e anche scrivere) di Nicole che lo ha mandato in bianco. Come sempre non esprimerà un solo concetto politico, ma in compenso si presenterà fresco e pulito come un bambino davanti alle sue scatenatissime fans che, nel frattempo, si sono date una ritoccata al culo: non si sa mai. Casa Bersani. Ore 6 e 45 del mattino. Suona la sveglia e il segretario del Pd apre gli occhi stirandosi nel letto che ancora sa di lambrusco. “Porco boia – dice Pierlu – devo bere meno. Ma come si fa? I compagni son fatti così, han la bocca buona”. L’aroma del caffè che sale dalla moka si diffonde nel bilocale in affitto, mentre la radio racconta le ultime notizie. Doccia, niente shampoo ché tanto non serve, asciugatura con quel maledetto accappatoio ruvido che la moglie insiste a lavare in lavatrice senza "Perlana" ammorbidente, tripla passata di "Oral B Normal" per togliersi dalla bocca il sapore della piadina alla cipolla mangiata la sera prima, rasatura rapida con il bilama "Wilkinson" che gli ferisce la faccia ma costa un’inezia, e spruzzata di "Borotalco" sotto le ascelle: dicono duri ore. Un’occhiata alla foto di Gramsci appesa al box doccia, e il segretario inizia il rito della vestizione. Al contrario di Silvio, Bersani non può scegliere né la camicia né la cravatta, ne ha due e tolta e lavata quella celeste con cravatta blu, resta solo quella grigia con cravatta rossa che almeno maschera un po’ gli aloni. I leader della maggioranza e dell’opposizione iniziano così le loro giornate fatte di parole vuote, di sguardi assenti, di “mmmmhhhh” bersaneschi e di insulti a gogò berlusconiani. La politica attende ancora di essere considerata un cammino percorribile quando le agenzie di stampa iniziano a diffondere i primi lanci. “Più poteri a me e meno a Napolitano”, tuona Silvio. “I pm di Milano sono un cancro”. “Quelli di Napoli impediscono la raccolta della monnezza. Mettiamola nei loro uffici”. “Voglio la commissione parlamentare d’inchiesta sui giudici e voglio mandare a casa quelli che indagano su di me”. “Io sono io e voi non siete un cazzo”. “Personalmente Lassini lo voto”. Poi, preso dall’enfasi, offende a pesci in faccia e pezze al culo Pierferdinando Casini non sapendo che il candidato di centrodestra al comune di Crotone è Dorina Bianchi, esponente di spicco dell’Udc locale. Ma una svista nel delirio ci può anche stare. “Se vince la sinistra meno libertà e più tasse. Rintrodurranno l’Ici, la Patrimoniale, tasseranno Bot e Cct” e tutta la sequela di puttanate che ormai ci rifila da anni senza che qualcuno gli dica: “Mi consenta, ma dalle parti di Monza dovrebbe esserci ancora una clinica psichiatrica, che ne pensa di farci un salto?”. E invece Bersani, che ogni tanto annusa le ascelle per verificare che il deodorante duri effettivamente qualche ora, risponde secco con un “Silvio è un imbroglione e un imbonitore”, frase che il TgUno si guarda bene dal riportare al contrario delle contumelie di Berlusconi andate in onda senza commento. E poi si lamentano che l’Agcom gli rifila 100mila euro di multa per “sbilanciamento politico pro-Silvio”. Ma l’acme del suo essere un’arma politica “letale”, Bersani lo raggiunge quando gli riferiscono che Silvio ha appena detto che “quelli della sinistra si lavano poco”. “E mo chi cazzo ha fatto la spia?”, ha pensato Pierluigi. E poi, rivolto ai giornalisti, si è lasciato andare a un laconico “Noi siamo gente seria, e se ci laviamo poco è perché siamo puliti”, ammettendo che, effettivamente, qualche problema con l’igiene la sinistra lo ha. Ma noi, cari amici e compagni, siamo abituati alle foreste della Bolivia, agli altopiani dell’Afghanistan, alle piazze di San Pietroburgo, alle case distrutte di Guernica mica ai salotti all’odore dell’"Acqua di Gio" di Arcore. Un po’ di puzzo ci può pure stare, quello che manca è tutto il resto, ipotesi di un futuro diverso compresa.
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