Strane queste elezioni europee. Si vota per rinnovare il Parlamento Europeo ma sembra che si voti per rifondare quello italiano. Un lontano ricordo: quando morì Enrico Berlinguer era l'11 giugno 1984. Una settimana dopo, esattamente il 17, si tennero le elezioni europee e, anche sulla scia della commozione per la morte del segretario, il PCI per la prima (e unica volta) nella sua storia divenne il primo partito italiano, un sorpasso storico sulla DC che non si verificherà mai più. Il presidente della Repubblica era Sandro Pertini e non ricordiamo nessuna delegazione del PCI recarsi al Quirinale per invitarlo ad andarsene all'ospizio, men che meno a sciogliere le Camere e tornare alle urne. Le elezioni europee sono un fatto, quelle politiche un altro, lo sanno tutti ma qualcuno fa finta di non saperlo. Si ripete insomma la storia della richiesta di impeachment nei confronti dell'Innominabile, fatta tanto per “marcare le distanze” e prepararsi “alla campagna elettorale per le europee”. Che fine abbia fatto quella richiesta è noto, com'è noto che passata la buriana, nessuno di quelli che la proposero sia mai salito sul tetto di Montecitorio minacciando di buttarsi di sotto. Si parla alla pancia degli italiani, una sorta di analisi psicodrammatica basata tutta sulla rabbia e, tanto per non farsi mancare nulla, si minaccia una nuova “Marcia su Roma” dimostrando di non conoscere la storia, la geografia, la fisica e la matematica né di ricordare cosa accadde dopo, seconda guerra mondiale compresa. Si parla tanto per “hablare”. Si da fuoco alle polveri e stura alla voce non capendo che quello che si dice spesso viene scambiato per un rutto. Rutta Silvio quando dice che a Bruxelles, in attesa della vagonata di grillini che arriveranno, stanno costruendo dei nuovi cessi perché non saprebbero dove metterli. E rutta il Beppe quando afferma che il magistrato anticamorra Raffaele Cantone che, detto per inciso, stanco della burocrazia ministeriale ha chiesto di tornare a fare il procuratore presso il tribunale di Napoli Nord, di occuparsi del PD e non della corruzione dell'Expo. Il rutto (e Renatino Brunetta ne sa qualcosa), sembra essere diventato il mezzo di comunicazione più alla moda nel mondo di feisbuc e di tuitter (così li abbiamo trovati scritti da qualcuno profondamente acculturato) perché i social non bastano più, i giornali sono padronali e quello dell'odiato arcinemico Bruno Vespa diventa il salotto migliore per catturare i voti dei pensionati. “Siccome sono stato descritto come Hitler e il pubblico di Vespa l'ha bevuta, devo andare a dimostrare che non lo sono anzi, devo far capire di essere una mammola pensionata e pure un po' appassita”. Così ieri a Milano, il Beppe ci ha confessato di essere anche pensionato. Da buon genovese, si sa, non butta via nulla, manco i quattro becchi dell'Enpals.
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Silvio e i cessi europei e il Beppe attacca anche Cantone. Un voto val bene un rutto
Creato il 14 maggio 2014 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Strane queste elezioni europee. Si vota per rinnovare il Parlamento Europeo ma sembra che si voti per rifondare quello italiano. Un lontano ricordo: quando morì Enrico Berlinguer era l'11 giugno 1984. Una settimana dopo, esattamente il 17, si tennero le elezioni europee e, anche sulla scia della commozione per la morte del segretario, il PCI per la prima (e unica volta) nella sua storia divenne il primo partito italiano, un sorpasso storico sulla DC che non si verificherà mai più. Il presidente della Repubblica era Sandro Pertini e non ricordiamo nessuna delegazione del PCI recarsi al Quirinale per invitarlo ad andarsene all'ospizio, men che meno a sciogliere le Camere e tornare alle urne. Le elezioni europee sono un fatto, quelle politiche un altro, lo sanno tutti ma qualcuno fa finta di non saperlo. Si ripete insomma la storia della richiesta di impeachment nei confronti dell'Innominabile, fatta tanto per “marcare le distanze” e prepararsi “alla campagna elettorale per le europee”. Che fine abbia fatto quella richiesta è noto, com'è noto che passata la buriana, nessuno di quelli che la proposero sia mai salito sul tetto di Montecitorio minacciando di buttarsi di sotto. Si parla alla pancia degli italiani, una sorta di analisi psicodrammatica basata tutta sulla rabbia e, tanto per non farsi mancare nulla, si minaccia una nuova “Marcia su Roma” dimostrando di non conoscere la storia, la geografia, la fisica e la matematica né di ricordare cosa accadde dopo, seconda guerra mondiale compresa. Si parla tanto per “hablare”. Si da fuoco alle polveri e stura alla voce non capendo che quello che si dice spesso viene scambiato per un rutto. Rutta Silvio quando dice che a Bruxelles, in attesa della vagonata di grillini che arriveranno, stanno costruendo dei nuovi cessi perché non saprebbero dove metterli. E rutta il Beppe quando afferma che il magistrato anticamorra Raffaele Cantone che, detto per inciso, stanco della burocrazia ministeriale ha chiesto di tornare a fare il procuratore presso il tribunale di Napoli Nord, di occuparsi del PD e non della corruzione dell'Expo. Il rutto (e Renatino Brunetta ne sa qualcosa), sembra essere diventato il mezzo di comunicazione più alla moda nel mondo di feisbuc e di tuitter (così li abbiamo trovati scritti da qualcuno profondamente acculturato) perché i social non bastano più, i giornali sono padronali e quello dell'odiato arcinemico Bruno Vespa diventa il salotto migliore per catturare i voti dei pensionati. “Siccome sono stato descritto come Hitler e il pubblico di Vespa l'ha bevuta, devo andare a dimostrare che non lo sono anzi, devo far capire di essere una mammola pensionata e pure un po' appassita”. Così ieri a Milano, il Beppe ci ha confessato di essere anche pensionato. Da buon genovese, si sa, non butta via nulla, manco i quattro becchi dell'Enpals.
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