Silvio e il Wiki-Wiki. “Feckless, vain and ineffective”
Creato il 29 novembre 2010 da Massimoconsorti
@massimoconsorti
Mica servivano i documenti riservati di Wikileaks per sapere quello che abbiamo saputo, che è poi una specie di “nojo volevon, volevan, vulevon savuar per andare dove dobbiamo andare, dove dobbiamo andare” di Totò a Milano. Eh sì, perché tutto sommato, come ha detto ieri sera Vauro da Piroso, “basta non essere proprio imbecilli per rendersi conto che i documenti americani dicono esattamente quello che io ho sempre saputo”. Che c’è di nuovo nell’apprendere che Gheddafi si circonda di “biondine procaci” quando tutti le vedono accompagnarlo ovunque e che Sarkozy è un “permaloso”? Gli americani, in fin dei conti, sono sempre americani: bambini cresciuti ad estrogeni e diete iperglicemiche sempre pronti a menare le mani e a tirare fuori la colt. Sapete che novità vedere scritto che Hillary Clinton “vuole sapere tutto di Ban Ki-moon”, visto che al povero U Tant misero microfoni spia perfino nel water, o che i dirigenti afghani spacciano droga e vanno in giro con un pacco di dollari (anche se 52 milioni sono pur sempre una bella somma), o che Ahmadinejad è il novello Hitler che vuole far sparire Israele! E che gli Usa avessero chiesto aiuto ai partners europei per allocare i prigionieri di Guantanamo non è mica una novità, e non è affatto una novità che il Belgio rispose picche e l’Estonia idem. La riprova è che, a parte il “il re nudo” francese che permaloso lo è davvero (e che probabilmente darà vita per ripicca a una crisi diplomatica), quando Silvio Berlusconi ha saputo quello che gli Usa pensano di lui, si è fatto una grossa-grassa risata dicendo: “Tutto qui?” Ed ha ragione visto che Silvio è il primo a sapere di essere un inetto, vanitoso, incapace che ama le feste selvagge e che scopa troppo per essere sempre in possesso di tutte le sue (limitate) capacità intellettuali. Il vostro presidente del consiglio si aspettava ben altre rivelazioni, ad esempio che gli americani fossero riusciti a far luce sui veri motivi del legame profondo con Putin, ma non è venuto fuori nulla che il mondo informato non sapesse già, tanto che ci viene il dubbio che il nostro “gioco” di ieri fosse molto più serio e vero di quello di Elizabeth Dibble (incaricata d’affari dell’ambasciata Usa a Roma), autrice della nota “riservata” su Berlusconi. Sempre secondo le gole profonde americane, la Russia sarebbe uno “stato della mafia” (ohibò); l’Afghanistan un “paese di corrotti” (poffarbacco!); le autorità cinesi gente in “guerra con Google” (perdirindindina!); che i sauditi sono i “principali finanziatori di Al Qaeda” (perdiana!); che la Siria “rifornisce di armi sempre più potenti l’Hezbollah” (perdinci!) e che il presidente Karzai è “un paranoico”, ma vaffa’n’bicchiere! Insomma, se queste sono le rivelazioni per le quali Julian Assange rischia di essere suicidato dalla Cia, siamo veramente alla frutta. Però. Un però c’è. Wikileaks sta per pubblicare i documenti riservati degli ultimi 50 anni di storia del mondo vista dagli Stati Uniti. Diciamo che questa è forse la parte più interessante di una vicenda che per il momento sembra essere più adatta a “Chi” che a “Chi l’ha visto?”. Ci vengono in mente parecchi scenari che avrebbero l’assoluta necessità di essere chiariti ancora oggi. E se anche non volessimo tirar fuori il Cile, l’Argentina, Cuba, il Nicaragua, l’Africa nella sua totalità, il Vietnam, la Guerra Fredda, la Baia dei Porci, il Che e i criminali nazisti della seconda guerra mondiale, ci accontenteremmo di qualcosa di più vicino a noi: la strage di Portella della Ginestra, la strategia della tensione, i rapporti con la Dc e l’ex Msi, l’omicidio di Mattei, l’affaire Moro, l’incidente del Cermis e potremmo continuare all’infinito inserendo anche i rapporti dei diplomatici americani accreditati presso la Sante Sede. Sono questi i documenti che aspettiamo con ansia, che Silvio fotta 23 ore al giorno e una lavori a noi non frega una mazza, lo sappiamo già.
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