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Silvio e lo spirito del tempo

Creato il 25 giugno 2013 da Angelonizza @NizzaAngelo

silvio-berlusconi-telefonoIl motivo per cui Silvio Berlusconi non è stato mai battuto sul piano della competizione politica è lo stesso che lo ha fatto condannare ieri, in primo grado, a sette anni di carcere e all’interdizione perpetua. Lui incarna quello che in tedesco si chiama lo ‘zeitgeist’. Di più: il cittadino Berlusconi è stato così abile a entrare in costellazione con lo spirito del tempo da annichilirlo, se l’è mangiato, è diventato lui stesso quello spirito. Da qui, il ritardo degli avversari che non sono mai riusciti ad aggiornarsi in anima e corpo (eccezion fatta per le due, sporadiche, vittorie di Prodi nel ’96 e poi nel 2006) e l’attenzione degli inquirenti attratti dall’ormai ordinaria insubordinazione alle regole che, per carità, è la norma per chi s’identifica con lo zeitgeist

Perché Silvio è lo spirito del tempo? Si badi: non è la celebrazione dell’eroe. Al contrario, è il tentativo di fornire una fenomenologia del personaggio Berlusconi, poliedrico, multiforme, circense. Al Caimano spetta un capitolo d’onore nei libri di storia postmoderna poiché, come vuole il gergo calcistico, ha battezzato l’angolo e ha fatto gol.

Il Re di Arcore odora di postfordismo, è l’imprenditore che si è fatto politico, realizzando sulla sua carne i mutamenti subìti dalla produzione capitalista che, da trent’anni a questa parte, mobilità competenze afferenti alla vita activa, alla prassi, dunque, alle relazioni intersoggettive infarcite di trame simboliche e affettive. Berlusconi è il capitale cognitivo che si è fatto uomo, che ha giocato d’anticipo su tutti gli altri intercettando la creatività linguistica e il marketing come strumenti per un successo assicurato. L’acme di questa strategia è la politicizzazione del capitano d’industria, che senza residui esibisce davanti all’opinione pubblica internazionale il nuovo volto dei rapporti di forza, in cui la dimensione politica dell’esperienza penetra quella economica e ne resta intrappolata.

Dentro il Palazzo l’imprenditore non può fare altro che il padrone. Il neoliberismo all’italiana spinge al diapason l’individualismo e l’opportunismo. Punta tutto sulla proprietà privata, sul possesso materiale e immateriale dei beni, sul culto del leader, sull’ostentazione del suo potere, anche fisico, sessuale. Il sesso, appunto, che è uno degli ingredienti più importanti del curriculum di Berlusconi: perché, al fondo della natura umana, là dove biologia e psicologia si fondono, la sessualità è sinonimo assoluto di forza, di potenza, antidoto e veleno di ogni nevrosi, di qualsivoglia difetto o disturbo della routine.

Berlusconi è stato capace di fare tutto ciò: guardando oltre al dato storiografico e riduttivo che lo vuole riciclato in politica all’indomani di Tangentopoli, come se fosse uno qualsiasi (con tutto il rispetto per Antonio Di Pietro), lui piuttosto ha preso la scia alla storia e quasi la sopravanza. Per informazioni, chiedere a Nanni Moretti.


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