Mario Monti e i suoi ministri avevano appena finito di giurare fedeltà alla Repubblica nella mani di Giorgio Napolitano, che le agenzie di stampa battevano la solita boutade berlusconiana ad usum “te frego la scena”. Di lì a breve, il neo presidente del consiglio sarebbe andato a Palazzo Chigi per il passaggio di consegne con il suo predecessore, e Silvio aveva pensato di rovinargli un po’ la festa. Il retroscena. Ieri mattina Silvio si era svegliato con un gran peso sullo stomaco. Allungando una mano, e sentendo il caldo di un corpo nudo femminile accanto a sé, si era per un attimo tranquillizzato. Ma solo un momento. Ancora incazzato come una iena per la fine prematura del suo esecutivo, Silvio stava pensando a cosa fare per non cadere definitivamente nell’oblio, per non perdere la sua base elettorale in attesa di “Forza Gnocca” e per far capire a tutti che lui c’è ancora e che bisognerà farci i conti. Messi in fila due pensieri e rifiutandosi di attivare il terzo, si era detto: “Ma perché non creo un governo ombra? Io continuo a fare il presidente del consiglio e i ministri me li scelgo da solo, non c’è più Fini che mi impone Gasparri e La Russa né Bossi che oltre che se stesso pretenderebbe ancora un posto per Maroni, per Cita Calderoli e per l’insonne di Lecco, Roberto Castelli”. L’idea inizia a sfruculiarlo parecchio, un bel governo ombra è la soluzione migliore e non importa che di solito lo si fa nascere stando all’opposizione, a lui interessa che le donne lo chiamino ancora Presidente. Svegliato Gianni Letta, che dopo anni di notti insonni passate a correggere le cazzate del padrone stava finalmente sognando una vacanza in Val Camonica, d’un fiato gli spiega le sue intenzioni. “Silvio guarda che noi non siamo all’opposizione – gli dice con la voce impastata dal sonno il gran commis – in una situazione come questa il governo ombra è una cazzata”. Ma ormai non c’è niente da fare, Silvio è partito per la tangente e, svegliati anche Paolino Pa Bonaiuti, Sandro Bondi, Michele Apicella, il cuoco Michele e il maggiordomo Alfredo, in vestaglia da camera, con un ciuffo di capelli di plastica ritti in testa, dice con fare solenne: “Da oggi potete continuare a chiamarmi presidente, vi avviso che ho fatto nascere ufficialmente il governo Berlusconi ombra che per brevità chiameremo Gob”. Appresa la notizia Giorgio Napolitano è svenuto, a Mario Monti è venuto un conato di vomito, a Bersani l’itterizia e a Casini una voglia irrefrenabile di grattarsi le palle. Felicissimo invece Valter Veltroni che di governi ombra se ne intende parecchio visto che oltre a quello messo in piedi dopo la sconfitta elettorale contro Berlusconi, aveva già fatto le prove generali con Romano Prodi. Inutile dire che i fedelissimi hanno cercato di dissuadere Silvio dal prendere qualsiasi iniziativa che potrebbe apparire come una forzatura, ma Silvio non è tornato sui suoi passi. Anzi. Saputa la composizione del governo Monti, il Dux ha detto: “Visto che la Passera non piace solo a me?”.
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Silvio farà il governo ombra. Non è bastata una Passera nell’esecutivo di Mario Monti
Creato il 17 novembre 2011 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Mario Monti e i suoi ministri avevano appena finito di giurare fedeltà alla Repubblica nella mani di Giorgio Napolitano, che le agenzie di stampa battevano la solita boutade berlusconiana ad usum “te frego la scena”. Di lì a breve, il neo presidente del consiglio sarebbe andato a Palazzo Chigi per il passaggio di consegne con il suo predecessore, e Silvio aveva pensato di rovinargli un po’ la festa. Il retroscena. Ieri mattina Silvio si era svegliato con un gran peso sullo stomaco. Allungando una mano, e sentendo il caldo di un corpo nudo femminile accanto a sé, si era per un attimo tranquillizzato. Ma solo un momento. Ancora incazzato come una iena per la fine prematura del suo esecutivo, Silvio stava pensando a cosa fare per non cadere definitivamente nell’oblio, per non perdere la sua base elettorale in attesa di “Forza Gnocca” e per far capire a tutti che lui c’è ancora e che bisognerà farci i conti. Messi in fila due pensieri e rifiutandosi di attivare il terzo, si era detto: “Ma perché non creo un governo ombra? Io continuo a fare il presidente del consiglio e i ministri me li scelgo da solo, non c’è più Fini che mi impone Gasparri e La Russa né Bossi che oltre che se stesso pretenderebbe ancora un posto per Maroni, per Cita Calderoli e per l’insonne di Lecco, Roberto Castelli”. L’idea inizia a sfruculiarlo parecchio, un bel governo ombra è la soluzione migliore e non importa che di solito lo si fa nascere stando all’opposizione, a lui interessa che le donne lo chiamino ancora Presidente. Svegliato Gianni Letta, che dopo anni di notti insonni passate a correggere le cazzate del padrone stava finalmente sognando una vacanza in Val Camonica, d’un fiato gli spiega le sue intenzioni. “Silvio guarda che noi non siamo all’opposizione – gli dice con la voce impastata dal sonno il gran commis – in una situazione come questa il governo ombra è una cazzata”. Ma ormai non c’è niente da fare, Silvio è partito per la tangente e, svegliati anche Paolino Pa Bonaiuti, Sandro Bondi, Michele Apicella, il cuoco Michele e il maggiordomo Alfredo, in vestaglia da camera, con un ciuffo di capelli di plastica ritti in testa, dice con fare solenne: “Da oggi potete continuare a chiamarmi presidente, vi avviso che ho fatto nascere ufficialmente il governo Berlusconi ombra che per brevità chiameremo Gob”. Appresa la notizia Giorgio Napolitano è svenuto, a Mario Monti è venuto un conato di vomito, a Bersani l’itterizia e a Casini una voglia irrefrenabile di grattarsi le palle. Felicissimo invece Valter Veltroni che di governi ombra se ne intende parecchio visto che oltre a quello messo in piedi dopo la sconfitta elettorale contro Berlusconi, aveva già fatto le prove generali con Romano Prodi. Inutile dire che i fedelissimi hanno cercato di dissuadere Silvio dal prendere qualsiasi iniziativa che potrebbe apparire come una forzatura, ma Silvio non è tornato sui suoi passi. Anzi. Saputa la composizione del governo Monti, il Dux ha detto: “Visto che la Passera non piace solo a me?”.
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