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Silvio il “riciclatore” di leggi e la sua eterna teoria della bugia

Creato il 27 ottobre 2011 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Silvio il “riciclatore” di leggi e la sua eterna teoria della bugiaLa gentilezza e la bontà dell’Europa sono sconfinati, come la linea dell’orizzonte a Saint-Lucia. In mancanza d’altro alla UE si accontentano anche di una riforma pensionistica a lunga scadenza (2026), per altro già prevista e elaborata da mesi ma solo ora, all’occorrenza, messa nero su bianco. La Bce aveva chiesto un’altra cosa. Ritenendo la pensione di anzianità quasi un “privilegio”, ne aveva chiesto la cancellazione. Cosa che Silvio, fortunatamente, si è ben guardato dal fare. I restanti provvedimenti, quelli scritti nella famosa lettera d’intenti (con gli intestatari vergati a mano e firmata di persona personalmente dal premier), sono acqua fresca e la sensazione che si ricava dalla timida approvazione del vertice europeo dei premier e dei capi di stato alle proposte del governo italiano, è quella di un accompagnamento pietoso, un mesto corteo funebre, che i maggiorenti del Vecchio Continente stanno facendo alla lunga agonia del nostro paese: una morte annunciata. Diciamolo, la curiosità intorno a un vertice che nelle previsioni avrebbe dovuto provocare chissà quali disastri politici, era tutta rivolta all’incontro con la Merkel e con Sarkò dopo la risata che aveva seppellito Silvio sotto un mare di merda. I cronisti raccontano che con il presidente francese non ci sia stata né una stretta di mano né uno sguardo né che Silvio si sia congratulato per la nascita di Giulia: solo un grande gelo. E, sempre i cronisti, dicono che però tra Berlusconi e Angelina ci sia stato un breve colloquio, un fugace scambio di opinioni che Silvio ha trasformato immediatamente in “scuse della Cancelliera per i famosi ‘risolini’”, tanto che Emilio Fede ha subito rilanciato la notizia nella madre di tutte le news berlusconiane, il famigerato Tg4. Ovviamente non c’era niente di vero. La notizia era destituita da ogni fondamento. Angelina non aveva affatto chiesto scusa e, per non continuare a essere complice delle cazzate di Silvio, l’aveva fatta prontamente smentire dal suo portavoce. Come accade sempre dalle nostre parti, la notizia è finita sulle prime pagine di tutti gli house organ e la smentita non se l’è filata nessuno, per la serie chi mena per primo mena due volte. Chi invece non ce la fa a mentire, meno che alla sua base inferocita, è UmbertoBossi. L’ex Senatur non sa più, letteralmente, quali pesci pigliare a parte quel Trota che naviga nelle acque tranquille e melmose di un pantano. Impossibilitato culturalmente e fisicamente a ragionare, “BraveheartUmberto si rifugia nell’offesa, nella battuta crassa, nella volgarità dei gesti e nella cafoneria dei suoni gutturali. Quando non spernacchia, non alza il dito medio, non manda la mano destra oltre la spalla, sibila quel “vaffanculo” o quel “vada a quel paese”, che la dicono lunga sulla pochezza dialettico-sintattica del suo linguaggio padan-vichingo. E siccome Bossi sta alla lingua italiana come un pastore sardo ai lama delle Ande, quando si presenta il momento di ragionare interviene il suo trombettiere di fiducia, il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli. Era da un po’ che il prode Roberto non compariva nei nostro post, e non perché nel frattempo non avesse detto un sacco e una sporta di stupidaggini, solo che, come in un vinile graffiato, ripeteva stancamente lo stesso ritornello. L’occasione per riapparire fra le nostre righe (e gli argomenti che preferiamo trattare), gliel’ha offerta Gianfranco Fini a Ballarò. “Mi risulta – ha detto freddo come la punta di un iceberg il presidente della camera (dei deputati) – che c’è una signora che è andata in pensione a 39 anni. È la moglie di Umberto Bossi”. Apriti cielo. MariaStella Gelmini presente in studio, se n’è uscita con “Che caduta di stile, presidente”, mentre il giorno dopo, il nostro Calderoli è andato oltre pronunciando quel famoso “è intollerabile” che ancora sta risuonando nei corridoi di Montecitorio. Ora. Noi non sappiamo se Calderoli conosca o meno il significato della parola “intollerabile”, quello che è certo però, è che nessun monsignor Fisichella la contestualizzerà per cui, il ministro, continuerà ad essere pienamente responsabile della gravità della sua affermazione. E dire che c’è chi ha fatto di peggio, compreso il bestemmiare in tivvù. Ma la “caduta di stile” e l’”intollerabilità” della frase di Gianfranco Fini resteranno nel libro di storia degli insulti di un’Italia ridotta allo stremo, nei secoli dei secoli. Con buona pace del buon gusto e del buon senso e di una pensionata baby che se la ride.

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