A quel tempo non si dicevano “carristi”. La professione è fra le due guerre che sorge. Quando la vela cede al motore, quando il martello pneumatico copre il picchiettare dei calafati, quando i premi in moneta sonante sostituiranno quelli simbolici.
Viareggio – Operai al lavoro in Darsena Vecchia – Foto tratta da “A Viareggio con il treno dei ricordi” , Pezzini Editore 1992
A quel tempo il “carro” nasceva odoroso di ragia e pece, come bastimento, nello stesso cantiere, a colpi d’ascia, a colpi di mazzetta, come durasse là dentro a notte alta il lavoro. La pasta e i giornali verranno poi.
Da mani usate all’opera sana e consistente che prendeva orgoglio sugli scafi, anche nell’evasione la materia aveva il suo incanto. Per questo si ricorreva al legno. Un colpo d’ascia e una carezza a palmo aperto perché la mano potesse sfiorare il disegno, perché l’occhio potesse seguirne le linee, come a bordo.
Allora le figure nascevano dal tronco, il pianale ricordava la stiva, fitta di staminali con vani degli oblò tra le navate e gli occhi di cubia a prua per dare l’alzaia ai bovi nel tonneggio del corso. Che era libero come il mare oltre la bocca del molo, aperto alle correnti delle passioni e ai giudizi in cui la serietà loggiava nella bonaccia d’una tregua dedicata alla gioia.
Marinai e calafati, sbozzatori e carpentieri, qualche imbianchino segretamente iniziato all’arte del pittore, o per dir meglio alla decorazione, e bozzellai e intagliatori: erano questi, ciascuno a modo suo, ciascuno per il suo vicinato, a dare l’opera dopo il travaglio giornaliero a bordo o nei cantieri.
Carnevale di Viareggio 1925 – Sfilata di barche nel canale – Foto tratta da Viareggio Ieri N.20 luglio 1991
[…] Le figure spettavano alla mano espertissima di chi intagliava polène, donne maliarde o riccioli e ghirigori. E polène si potevano dire, abbrancate alle murate del carro, protese a fendere la marea del popolo dal bompresso della storia narrata, carezzate anch’esse con lo stesso amore dall’ascia, tra i ghirigori odorosi di ragia.
[…] Nacquero di lì le nuove polène viareggine: non più sirene, le statue di legno, bellissime con nudi seni, capelli al vento, coda di pesce. Non più simbolici arcani, tanto cari agl’inglesi, né tenebrose voluttuose maliarde, tanto care ai nordici negati alla coloritura della gioia.
I viareggini portarono a quel tempo polène umanissime, più allegre che misteriose, più carne che statua. Avevano lo stesso volto delle ragazze viareggine, felici del proprio marinaio.
( Silvio Micheli da “Viareggio Ieri”, Febbraio 1965 )
Carnevale di Viareggio 1973 – “Viareggio in vista” di S.Baroni – 1° premio
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