E se parla “belli capelli” le acque si agitano. Non somigliano molto a quelle del lago di Tiberiade ma, una smossa ad una politica fatta di dossieraggi e di demolizioni mediatico-sistematiche la dà e come se la dà. Luca Cordero di Montezemolo, il cui casato potrebbe portarlo a fare l’ambasciatore e non certo il premier, ha preso carta e penna e, in un lungo editoriale sul sito di “Italiafutura” ha espresso il suo alto, aulico e lapidario pensiero: “Il governo di Berlusconi è stato deludente”. Mavalà! Luca di Montezemolo, fino ad oggi, è stato il privato cittadino di un paese che, in buona parte, ha contribuito a creare così com’è. È uno dei propugnatori del capitalismo trasformatosi in consumismo esasperato, e rappresenta un modello di italiano vincente nel mondo per molti aspetti inarrivabile. Lontano dalla figura dell’operaio che non arriva a fine mese o, addirittura, cassintegrato, Montezemolo è quello che arriva negli autodromi in elicottero, viaggia sul jet privato, presiede una ventina di società, enti, fondazioni, consigli di amministrazione e perfino il condominio del suo palazzo. Non è un self made man come Silvio, e nessuno lo può accusare di aver manovrato soldi di natura sospetta essendo vissuto una vita all’ombra degli Agnelli intesi come famiglia. Anzi, Gianni lo mandava a mettere tiptop nelle società del gruppo che facevano acqua da tutte le parti e Luca, indubbiamente un manager dotato di indiscutibili qualità, non solo metteva una pezza ma le rilanciava facendole tornare competitive sul mercato. Ferrari e Cinzano sono solo due esempi e neppure piccoli. Da presidente di Confindustria ha introdotto la teoria del cerchiobottismo tanto cara agli ideologi del Corriere della Sera, un colpo a destra e uno a sinistra, e compiuto il piccolo miracolo di rilanciare il decotto Sole 24ore tanto che, se amassimo i sogni, potremmo definirlo un predestinato positivo, un eroe dei nostri tempi bui, l’uomo delle avventure impossibili e tutto senza sborsare un solo euro di tasca propria, neppure per acquistare farfalline nei negozi di bigiotteria al centro di Roma. Fascinoso di suo, non si hanno notizie di escort scortate da nerboruti bodyguard né di frequentazioni pericolose di uomini politici in “perfetta forma” alla Topolanek, anzi: Luca ha scelto, per la sua privata, un profilo decisamente basso. Anche ad un uomo come lui però, può accadere di perdere qualche volta la pazienza e, uscendo per una volta dalle secche del suo perbenismo a tutto tondo, ha deciso di dire la sua sul Governo di Silvio. Si è limitato semplicemente a tre concetti: il primo è che non si può continuare a litigare sulla testa dei problemi degli italiani; il secondo che il regime di Silvio è stato deludente; il terzo che Berlusconi vince per mancanza di avversari. È successo il finimondo. Il Pdl gli si è rivoltato contro. Calderoli e Capezzone hanno iniziato a sparare bordate manco fossero la “Roosevelt”, Cicchitto si è tolto il cappuccio dalla testa e iniziato a inveire, Bondi ha trasformato un suo sonetto in anatema. “Prima di parlare scenda in politica e si sporchi le mani”, hanno tuonato i maggiordomi dopo che il padrone gli aveva ricaricato la molla, “altrimenti taccia per sempre”. Secondo la logica stringente, e leggermente schizofrenica dei boys del Capo, o uno scende in politica o non può esprimere nessun giudizio, specie negativo, sul regime berlusconiano. Loro accettano critiche (tanto poi ci pensa Il Giornale a sputtanarli), esclusivamente da chi è in possesso della patente di politico, deputato o senatore che sia, mentre sul presidente della Camera mantengono intatta la loro convinzione: deve tacere. Insomma, Luca ha avanzato la sua candidatura a guidare un’alleanza di centrodestra, non si capirebbero altrimenti i richiami all’unità della coalizione, dopo aver preso atto che il suo programma-progetto politico non troverebbe numeri sufficienti per essere attuato in quella del centrosinistra. Bersani, che come sente uno parlar male di Berlusconi gli propone di entrare nel Pd, ha accolto con entusiasmo l’analisi di Montezemolo non rendendosi conto che a Luca del centrosinistra non frega nulla (e a quelli di sinistra di Luca neppure). L’aspetto positivo di questa vicenda è che il Pd, l’Idv, Rinfondazione, Sinistra e libertà e i pochi Verdi rimasti, hanno deciso di provare a stare insieme. Ci lanciamo in una scommessa e in una previsione: se trovasse un leader carismatico e rappresentativo, questa coalizione farebbe tornare immediatamente a casa Silvio e nulla potrebbero Pierfi, Rutelli e lo stesso Fini. A quel punto si potrebbe concedere a D’Alema di allearsi finalmente con Casini, a Violante di discutere di giustizia con Angelino Alfano e a Veltroni di finire il suo ultimo libro in salsa rosa, l’Italia tirerebbe un sospiro di sollievo e Berlusconi potrebbe iniziare a prendere lezioni di scherma da Valentina Vezzali ansiosa di essere “unta” dal suo signore. Un po’ d’aria pulita ci riconcilierebbe anche con il carnaio di Ferragosto. Divertitevi italiani in yacht e occhio alla GdF.
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E se parla “belli capelli” le acque si agitano. Non somigliano molto a quelle del lago di Tiberiade ma, una smossa ad una politica fatta di dossieraggi e di demolizioni mediatico-sistematiche la dà e come se la dà. Luca Cordero di Montezemolo, il cui casato potrebbe portarlo a fare l’ambasciatore e non certo il premier, ha preso carta e penna e, in un lungo editoriale sul sito di “Italiafutura” ha espresso il suo alto, aulico e lapidario pensiero: “Il governo di Berlusconi è stato deludente”. Mavalà! Luca di Montezemolo, fino ad oggi, è stato il privato cittadino di un paese che, in buona parte, ha contribuito a creare così com’è. È uno dei propugnatori del capitalismo trasformatosi in consumismo esasperato, e rappresenta un modello di italiano vincente nel mondo per molti aspetti inarrivabile. Lontano dalla figura dell’operaio che non arriva a fine mese o, addirittura, cassintegrato, Montezemolo è quello che arriva negli autodromi in elicottero, viaggia sul jet privato, presiede una ventina di società, enti, fondazioni, consigli di amministrazione e perfino il condominio del suo palazzo. Non è un self made man come Silvio, e nessuno lo può accusare di aver manovrato soldi di natura sospetta essendo vissuto una vita all’ombra degli Agnelli intesi come famiglia. Anzi, Gianni lo mandava a mettere tiptop nelle società del gruppo che facevano acqua da tutte le parti e Luca, indubbiamente un manager dotato di indiscutibili qualità, non solo metteva una pezza ma le rilanciava facendole tornare competitive sul mercato. Ferrari e Cinzano sono solo due esempi e neppure piccoli. Da presidente di Confindustria ha introdotto la teoria del cerchiobottismo tanto cara agli ideologi del Corriere della Sera, un colpo a destra e uno a sinistra, e compiuto il piccolo miracolo di rilanciare il decotto Sole 24ore tanto che, se amassimo i sogni, potremmo definirlo un predestinato positivo, un eroe dei nostri tempi bui, l’uomo delle avventure impossibili e tutto senza sborsare un solo euro di tasca propria, neppure per acquistare farfalline nei negozi di bigiotteria al centro di Roma. Fascinoso di suo, non si hanno notizie di escort scortate da nerboruti bodyguard né di frequentazioni pericolose di uomini politici in “perfetta forma” alla Topolanek, anzi: Luca ha scelto, per la sua privata, un profilo decisamente basso. Anche ad un uomo come lui però, può accadere di perdere qualche volta la pazienza e, uscendo per una volta dalle secche del suo perbenismo a tutto tondo, ha deciso di dire la sua sul Governo di Silvio. Si è limitato semplicemente a tre concetti: il primo è che non si può continuare a litigare sulla testa dei problemi degli italiani; il secondo che il regime di Silvio è stato deludente; il terzo che Berlusconi vince per mancanza di avversari. È successo il finimondo. Il Pdl gli si è rivoltato contro. Calderoli e Capezzone hanno iniziato a sparare bordate manco fossero la “Roosevelt”, Cicchitto si è tolto il cappuccio dalla testa e iniziato a inveire, Bondi ha trasformato un suo sonetto in anatema. “Prima di parlare scenda in politica e si sporchi le mani”, hanno tuonato i maggiordomi dopo che il padrone gli aveva ricaricato la molla, “altrimenti taccia per sempre”. Secondo la logica stringente, e leggermente schizofrenica dei boys del Capo, o uno scende in politica o non può esprimere nessun giudizio, specie negativo, sul regime berlusconiano. Loro accettano critiche (tanto poi ci pensa Il Giornale a sputtanarli), esclusivamente da chi è in possesso della patente di politico, deputato o senatore che sia, mentre sul presidente della Camera mantengono intatta la loro convinzione: deve tacere. Insomma, Luca ha avanzato la sua candidatura a guidare un’alleanza di centrodestra, non si capirebbero altrimenti i richiami all’unità della coalizione, dopo aver preso atto che il suo programma-progetto politico non troverebbe numeri sufficienti per essere attuato in quella del centrosinistra. Bersani, che come sente uno parlar male di Berlusconi gli propone di entrare nel Pd, ha accolto con entusiasmo l’analisi di Montezemolo non rendendosi conto che a Luca del centrosinistra non frega nulla (e a quelli di sinistra di Luca neppure). L’aspetto positivo di questa vicenda è che il Pd, l’Idv, Rinfondazione, Sinistra e libertà e i pochi Verdi rimasti, hanno deciso di provare a stare insieme. Ci lanciamo in una scommessa e in una previsione: se trovasse un leader carismatico e rappresentativo, questa coalizione farebbe tornare immediatamente a casa Silvio e nulla potrebbero Pierfi, Rutelli e lo stesso Fini. A quel punto si potrebbe concedere a D’Alema di allearsi finalmente con Casini, a Violante di discutere di giustizia con Angelino Alfano e a Veltroni di finire il suo ultimo libro in salsa rosa, l’Italia tirerebbe un sospiro di sollievo e Berlusconi potrebbe iniziare a prendere lezioni di scherma da Valentina Vezzali ansiosa di essere “unta” dal suo signore. Un po’ d’aria pulita ci riconcilierebbe anche con il carnaio di Ferragosto. Divertitevi italiani in yacht e occhio alla GdF.
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