Silvio sopravvive nel cimitero degli elefanti. Macabro modo di prolungare l’agonia. E Grillo offre ospitalità agli inquilini di Casa Pound.
Creato il 11 gennaio 2013 da Massimoconsorti
@massimoconsorti
Sono entrambi fuori dalla storia. Uno, Silvio, è fuori dalla Storia con la “esse” maiuscola, l’altro, Santoro, fuori dalla storia meno importante, ma altrettanto significativa, della comunicazione massmediatica. Uno, Silvio, da venditore di padelle antiaderenti e di Rolex taroccati, si stampa in faccia un sorriso e non lo molla fino alla fine; l’altro, Santoro, a un certo punto perde le staffe e rimprovera il Cavaliere per “non aver mantenuto i patti”. Alla faccia del confronto libero e dell’autenticità delle trasmissioni di Santoro, se prima della lucetta rossa della telecamera si stringono accordi su cosa di può o non si può chiedere o dire. Quello di Michele Santoro a Silvio, è stato un assist alla Del Piero, non ha sbagliato un passaggio e il Cavaliere, da manipolatore sopraffino qual è, li ha infilati tutti nella porta. Lasciamo stare il merito, su quello Silvio ha dimostrato di essere sempre lo stesso, incontenibile, bugiardo. Quello che ci piace sottolineare è il metodo con il quale Santoro ha cercato inutilmente di mettere Berlusconi all’angolo senza, miseramente, riuscirci. Il Cavaliere non ha risposto praticamente a nessuna delle domande che gli hanno (molto timidamente) rivolto sia Luisella Costamagna che Giulia Innocenzi, una a testa e a occhi bassi. Poi si è divertito a dileggiare Marco Travaglio il quale, abituato ai monologhi, nel momento della pugna e del faccia a faccia, si dimostra molto meno efficace di quando scrive, fino a scomparire quando, con un filo di voce, ha detto in risposta alla “letterina” di Silvio: “I miei sono tutti procedimenti civili, non penali”. Chi si aspettava fuochi e fiamme è rimasto profondamente deluso. Chi credeva di vedere scorrere il sangue, dovrà ricorrere alla emoteca dell’Avis. Chi si aspettava una grande pagina di televisione, giocata tutta in punta di fioretto, con stoccate al momento giusto, è rimasto deluso. Non siamo d’accordo con quanti danno Berlusconi vincitore del confronto perché di confronto, ieri sera, non c’è stata traccia. Ci siamo trovati davanti due attrezzi e mezzo di una repubblica che sta esalando l’ultimo respiro. Una politica vecchia e omertosa e una informazione che non regge il colpo e che tira fuori argomenti datati per dar luogo a non risposte. Gli unici momenti di realtà sono stati i servizi da Lumezzane, ridente cittadina industriale del bresciano, che Silvio ha ribattezzato sul momento “Lumezzano”, dando l’ennesima dimostrazione di non sapere di cosa parla. Momenti di vita vera, di crisi vera, di un mondo che venti anni di berlusconismo ha stravolto prima e distrutto poi. Il resto è stato un delirio di luoghi comuni, di frasi fatte, di tentativi goffi di mettersi reciprocamente nel sacco. Tremonti e Brunetta, e i loro deliri, potevano essere i piedi di porco per scardinare la cassaforte di menzogne del Cavaliere, ma né Santoro né gli altri di Servizio Pubblico, con Sandro Ruotolo nel ruolo del cronometrista, ne hanno approfittato, salvando ancora una volta ciò che resta di un uomo che possa definirsi tale. Una bruttissima pagina di televisione e di politica, e la conferma del perché Silvio ha retto per un periodo così lungo: la assoluta mancanza di competitor. Poteva, e doveva, essere l’occasione per affondare definitivamente una carcassa rolleggiante sul mare, è stato invece il momento in cui alla carcassa hanno fornito i palloni salvagente. Ma ancora più deludente della trasmissione di Santoro, è stata la dichiarazione di ieri di Beppe Grillo, il quale ha detto agli inquilini di Casa Pound: “Se lo volete, benvenuti nel M5S”. Caro Beppe, non hai proprio capito un cazzo.
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