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Silvio vergognoso. “Mussolini fece anche cose buone”. Cosa non si fa per un pugno di voti neri.
Creato il 28 gennaio 2013 da Massimoconsorti @massimoconsortiNon è una novità. Silvio ha una profonda ammirazione per il regime fascista. Lo ha sempre detto, soprattutto in periodo elettorale quando, per assicurarsi un po’ di voti dai destrorsi, sarebbe disposto a dire che la mamma fu una buona amica di Claretta Petacci. Affermare che “a parte le leggi razziali, il fascismo fece cose buone”, significa ignorare la storia, e farlo il 27 gennaio, Giorno della memoria, è uno sfregio inqualificabile. Quando lo abbiamo ascoltato ieri al TGUno, ci stavamo preparando per andare a parlare di “Cinema e Shoa” a Colonnella, un paese del teramano governato dal centrodestra, i cui amministratori non hanno messo bocca in un incontro-dibattito dai toni non propriamente concilianti con il nazismo, tantomeno con il fascismo. Dar torto alla Storia significa negarla ed entrare a far parte di diritto di quella corrente delirante che afferma che la Shoa fu una grande messa in scena. Da una vita andiamo scrivendo che il regime di Berlusconi ha avuto una linea di continuità evidente con il regime fascista. Iniziando dalla distruzione sistematica della cultura e della scuola “comunista” fino ad arrivare al disprezzo dei beni artistici e culturali del nostro Paese, Silvio ha fatto capire da subito che per governare senza grossi fastidi, avrebbe dovuto cancellare la memoria storica italiana; in primis la Resistenza. E lo ha fatto con gli strumenti tipici dei regimi dittatoriali, la censura da una parte, il rincoglionimento popolare dall’altra. Ignorare volutamente quello che il fascismo ha fatto prima dell’introduzione delle leggi razziali, declinate per la prima volta da Mussolini, a Trieste, il 18 settembre 1938, significa ridurre a incidenti l’omicidio di Giacomo Matteotti, il carcere letale di Antonio Gramsci e dei fratelli Rosselli, le percosse finite al cimitero di Piero Gobetti. Significa, come ha detto in un’altra ferale occasione sempre Berlusconi, che i dissidenti politici mandati al confino da Benito, avevano solo goduto di un periodo di ferie suppletive in ridenti paesi della nostra stupenda nazione. Una Storia che gli italiani conoscono, ma che le nuove e nuovissime generazioni avranno difficoltà a studiare, vista l’operazione revisionista che i ministri dell’istruzione dei governi guidati da Silvio, hanno portato a termine cambiando i libri di testo a scuola. Essere costretti a tornare, ancora una volta, sulle dichiarazioni farneticanti ma “scientifiche” di Silvio, ci sembra una violenza assurda nei confronti di noi stessi prima che degli altri. Stare ancora a scrivere sulle sue scarse conoscenze storiche, ma anche sulla sua indubbia perizia politica, ci sembra stucchevole e banale. Lasciarle passare però sottosilenzio, non si può perché non riduciamo a “battuta infelice” l’uscita di Silvio al binario 21 della stazione di Milano, come ha fatto Mario Monti, evidentemente in corsa politica anche lui. Non riaffermare che l’Italia è una nazione democratica e antifascista e, cogliere ogni occasione possibile per avere qualche voto in più dai condomini delle Case Pound italiane, non solo è antistorico, ma delinquentemente immorale. Berlusconi è riuscito a sporcare il Giorno della Memoria così come aveva sporcato il 25 aprile. Ah, quel cazzo di Mausoleo di Cascella che resta desolatamente vuoto!
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