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Simpatico battibecco con la Fornero…

Creato il 08 agosto 2012 da Nicola Spinella @ioparloquantomi
IPQMP non ha saputo resistere alla tentazione di ribattere ad una dichiarazione sulla pagina Facebook della Ministra del lavoro (gestita da soggetti terzi)…
Ci sono quelle giornate in cui la voglia di scrivere proprio non c’è: manca l’ispirazione, la volontà di commentare. Poi sfogli un paio di post, le notizie di Facebook ed ecco che si accende la lampadina: la pagina (non ufficiale) del ministro Fornero sul social network blu regala un’opportunità da non perdere, relativamente al commento rilasciato dai gestori su un articolo della “Repubblica” che descrive l’Italia come la maglia nera per evasione fiscale, burocrazia e giustizia. Un’occasione troppo ghiotta per lasciarla scappare…
Così dopo un semplice commento inserito, dal tenore molto delicato a dire il vero, si è reso necessario un secondo intervento successivo alla risposta dei gestori della pagina, che chiedevano a cosa mi riferissi quando, nel rigo precedente, criticavo il modo in cui certi “cambiamenti” erano stati attivati.
E allora ci si lascia un po’ andare: ecco il testo completo.

Sicuramente non si può continuare ad infierire sullo stato sociale come fatto fino ad oggi.

Ci potrebbe stare un bel piano di dismissioni di alcuni beni di proprietà dello stato, magari iniziando dai carrozzoni (leggasi politica, caserme etc etc) che fanno consumare denaro pubblico.

Il pezzo di Repubblica parla della maglia nera per il nostro paese: evasione, burocrazia, giustizia. E se aggiungessi COSTI DELLA POLITICA? E se aggiungessi DISOCCUPAZIONE? Conquisto la maglia Rosa? No, non penso proprio.

Che gusto c’è ad essere quelli che pagano maggiormente i propri deputati? Che gusto c’è ad avere 630 deputati (che diventeranno 508 mi pare?) quando gli Stati Uniti ne hanno 435? E i 315 senatori eletti? Sa perfettamente quanti ne hanno in America…

Guardate che ormai nessuno crede più ai beceri tentativi della classe dirigente: Chomsky e Volkof li leggiamo anche noi e siamo consapevoli del fatto che ci sia un tentativo di colpevolizzare gli strati più poveri della popolazione, al fine di potere infierire ulteriormente con prelievi fiscali e scelte impopolari da far passare come “indispensabili”.

Cara Professoressa Fornero, c’è una profonda differenza tra le eminenti teorie espresse in tanti testi accademici e la realtà di una vita vissuta. Guardi che il cittadino ha bisogno di pane, e di qualcosa da “spread on it”. No, non ce ne frega niente del differenziale tra i nostri btp e i bund tedeschi. Ci basta qualcosa da spalmare sul pane. E questo non lo insegnano all’università, se non a quella della vita.
Volendo fare un paragone è come giudicare la bontà di una torta Sacher esclusivamente dalla ricetta. Improbabile. Bisogna assaggiarla la vita, rendersi conto di quello che effettivamente succede in una società annientata da una politica ragionieristica come si è rivelata quella tecnica.

Ma scendiamo pure nel dettaglio dei disastri che l’esecutivo ha voluto a tutti i costi realizzare adducendo motivazioni certamente opportune, ma adottate con modalità che hanno finito per distruggere il tessuto sociale di quello che un tempo era il “CETO MEDIO”.

La pressione fiscale è ormai diventata intollerabile, e a farne le spese è anche e soprattutto lo stato. Un esempio molto banale potrebbe essere dato dal consumo di carburante: meno benzina si vende, meno accise lo stato incassa. L’effetto domino poi si ripercuote sul petrolchimico di Gela che mette 500 persone in cassa integrazione. Tra quelle 500 persone ce ne sarà qualcuna che magari avrebbe dovuto cambiare l’automobile, ma non lo farà perché sta per perdere il lavoro. E sa cosa succede? Che anche chi doveva costruire quell’automobile verrà licenziato (se l’auto è prodotta in Italia!), oppure la macchina rimane in Serbia per fare imbufalire il super manager di turno che si domanda perché crolla il mercato dell’automobile…
Ovviamente, vendendo meno automobili, si sottoscriveranno meno contratti (onerosissimi!) di assicurazione. Qualche filiale chiuderà, un’altra segretaria sarà disoccupata ed eviterà di ritoccare il guardaroba.
Ed ecco che il negozio di abbigliamento chiude, perché nemmeno il periodo dei saldi riesce a portare un poco di ossigeno ad un’economia in piena recessione. Chiude il negozio di abbigliamento, il proprietario della bottega non riscuoterà più l’affitto e quest’estate non potrà partire in vacanza. Per cui, anche qualche agenzia di viaggio chiude i battenti perché non vende pacchetti, ed anche la stagione turistica si compromette: locali notturni, birrerie, ristoranti (quelli che secondo il premier precedente erano sempre pieni…). E allora verranno licenziati lavapiatti, camerieri, cuochi. Magari qualcuno di essi, un po’ più fragile, sarà portato a delinquere per la disperazione. La pace sociale inizierebbe ad essere in serio pericolo! E la nostra “progressio ad infinitum” continuerebbe ad annoiarci con cose di questo genere. Spero di non averLa tediata con questa ricostruzione, era solo per farLe comprendere come il battito delle ali di una farfalla può causare un uragano dall’altra parte del mondo, per dirla con Lorenz.

Con tutto il rispetto, il Vostro governo si è preoccupato unicamente di salvaguardare interessi secondari, perché se non si pone la persona umana al centro dell’azione politica, questa sarà per forza di cose lacunosa, impropria e squalificante per chi l’ha promossa. I primati della finanza e dell’economia non possono prevaricare la necessità di salvaguardare un popolo.

Simpatiche scaramucce. Attendiamo risposte e dibattiti.

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