Sin City – Una donna per cui uccidere, di Frank Miller e Robert Rodriguez, ci riporta nella città del peccato a nove anni di distanza dal primo film. Le storie di perdenti da film noir stavolta sono quelle di un giocatore di poker che sfida un potente senatore, della spogliarellista Nancy, che vive con la presenza del fantasma del poliziotto Hartigan e vuole vendicarlo, di Dwight, investigatore privato che aiuta la sua ex Ava Lord a uccidere il marito, e di Marv, gigante buono alle prese con la sua storia e quelle degli altri. Crossover unico tra cinema e fumetto, Sin City – Una donna per cui uccidere sarà nelle nostre sale dal 2 ottobre.
1. Qualcosa, di vecchio, qualcosa di nuovo, qualcosa prestato, e qualcosa di blu. Sin City – Una donna per cui uccidere vede messe in scena due storici racconti dei fumetti di Frank Miller: quello che dà il titolo al film e Un sabato notte come tanti sono state già pubblicate sugli albi di Miller. Quella lunga, brutta notte (la storia del giocatore d’azzardo di Joseph Gordon-Levitt) e L’ultimo ballo di Nancy (quella della spogliarellista Jessica Alba) sono state scritte da Miller (con William Mohanan, sceneggiatore premio Oscar per The Departed) apposta per il film. Qualcosa di prestato è lo stile dei fumetti di Miller, che Rodriguez ha fatto suo. E qualcosa di blu? Guardate il cappotto di Ava Lord/Eva Green quando fa il suo ingresso in scena.
2. Ciak! Si gira… a turno! Robert Rodriguez ha iniziato a girare Sin City – Una donna per cui uccidere nel lontano ottobre del 2012. L’unico modo per permettersi un grande cast a basso costo infatti è questo: far girare le scene agli attori quando sono disponibili. Era stato così anche per il primo film, partito con i soli Mickey Rourke e Carla Cugino scritturati. Rodriguez ha messo in atto anche qui una tecnica che usa nella maggior parte dei suoi film: girare la stessa scena in momenti diversi coinvolgendo gli attori singolarmente. Molti degli attori che sono nella stessa scena non hanno necessariamente girato lo stesso giorno. Sembra impossibile a dirsi, ma con il computer e il green screen oggi si può fare tutto. A proposito di basso costo: il film è costato comunque 60 milioni di dollari (contro i 40 del primo), ed è il più costoso mai girato da Rodriguez.
3. Si viene e si va. Dal primo Sin City a oggi ne sono successe di cose. Alcune molto tristi. Parliamo della dipartita di Brittany Murphy e Michael Clarke Duncan . Nel primo caso si è scelto di non fare un casting per sostituirla, per rispetto alla sua memoria. E il personaggio, presente in una delle storie, è stato eliminato. Michael Clarke Duncan, invece, interpretava Matute, un personaggio fondamentale nella storia che dà il titolo al film: è stato sostituito da Dennis Haysbert (è stato il Presidente Palmer nella serie tv 24). Ma i cambiamenti sono dovuti anche a lieti eventi: Devon Aoki è stata costretta a rinunciare al personaggio di Miho per la sua gravidanza, ed è stata sostituita da Jamie Chung.
4. Che faccia! Il personaggio di Dwight, interpretato da Clive Owen nel primo film, in Sin City – Una donna per cui uccidere, ha invece il volto di Josh Brolin. Owen era impegnato nelle riprese di The Knick. In Sin City avevamo saputo che il suo personaggio si era sottoposto a una plastica facciale. In Una donna per cui uccidere, che avviene prima dei fatti di Sin City, Dwight ha quindi un altro volto. Verso la fine dell’episodio vediamo la sua nuova faccia grazie a un trucco prostetico: una protesi al naso, il labbro superiore, la mascella, il mento, lenti a contatto e una parrucca. Uguale a Owen? Non proprio…
5. Set… al verde! Sin City – Una donna per cui uccidere è stato girato con interamente davanti al green screen. Il primo film usava comunque alcuni set davanti allo schermo verde, come il bar dove si svolge parte dell’azione. Questa volta Rodriguez ha girato praticamente senza set: gli unici pezzi reali utilizzati erano tavoli e sedie, le scale e le porte che i personaggi dovevano oltrepassare. Il resto è tutto ricostruito al computer. Gli scenografi hanno costruiti dei modellini 3D di ogni set per far capire almeno agli attori dove si trovassero… Davanti ai green screen, le scene venivano continuamente sostituite: ogni 40 minuti veniva portato un set davanti allo schermo, poi veniva sostituito con quello seguente… Nei set minimali di Rodriguez non ci sono muri, e in questo modo il regista può illuminare gli attori in modo più libero.
Di Maurizio Ermisino per Oggialcinema.net