La svolta non c’è stata. Niente da fare nemmeno in casa, dinanzi al proprio pubblico che, seppur in un numero ridotto senza precedenti in questi ultimi due anni sotto la guida di Benitez, non si è risparmiato per tutto il match nel sostenere i propri beniamini, tranne poi esplodere a giochi conclusi con i fischi del tutto giustificati.
Così non va ed è sotto gli occhi di tutti. Nei primi 25 minuti tutto faceva pensare ad una goelada, una svolta, quella svolta che doveva buttare dietro ogni pensiero cattivo e tutte le voci di uno spogliatoio ormai rotto e le voci della difficoltà tangibile di riassestare il tutto da parte di mister Rafa. Alla prima incertezza ecco cadere quel castello di sabbia, troppo leggero per reggere un modestissimo Palermo che, dopo aver subito senza batter ciglio un uno due napoletano, subito è passato alle contromosse semplicemente utilizzando un modulo meno offensivo e più contenitivo, rimontando per ben due volte lo svantaggio. Il primo gol di Belotti ha riportato sulla Terra l’undici partenopeo che poi non ha più saputo mantenere la tranquillità di una grande squadra, quella che riesce a gestire un doppio vantaggio, quella che da anni a Napoli attendono ancora. Prima della fine del primo tempo di nuovo in vantaggio e poi raggiunta una volta ancora durante il secondo tempo.
Per il Napoli questa era la partita della verità.
Oggi parlare di crisi non è più avventato, anche perchè la Juventus e la Roma sembrano appartenere sempre a pianeti differenti rispetto alle altre contendenti del campionato italiano. La crescita della Roma in questi due anni è stata esponenziale ed è evidente la capacità di divorare ogni zona del campo da parte degli uomini di Garcia. Invece per la Juve si pensava ad un passo indietro dopo l’addio di Conte ma così non è stato, infatti Allegri ha subito apportato modifiche nel gioco, migliorando difatti il possesso palla, unica pecca del gioco devastante di Antonio Conte. Il Napoli, invece, è mancato e le cause non sono riconducibili ad una sola problematica.
Il mercato continua ad essere il limite di questa squadra. Nonostante la persistenza, rispetto all’anno scorso, dell’appeal europeo elevato con l’arrivo di mister Benitez e giocatori di livello superiore come Higuain, Callejon ed Albiol, portatori sani di esperienza internazionale, sembra sempre che manchi qualcosa di necessario per un salto tra le grandi. Probabilmente la partenza di un elemento carismatico per tutta la squadra come il portiere Reina ha significato una minore compatezza interna dell’organico, che sembra ancora più sfaldato dalla continua inesistenza caratteriale e tecnica di capitan futuro Hamsik, che non ha ancora, e probabilmente mai avrà, il carattere del trascinatore. Sicuramente il cambio di modulo e probabilmente ancora l’incertezza derivante da un infortunio smaltito male a livello mentale hanno contribuito al suo difficile reintegro pieno e completo nei meccanismi della squadra.
I nuovi arrivi sembrano troppo timorosi ed a tratti non sembrano avere la piena adattabilità nel nostro campionato, sia dal punto di vista tecnico e sia dal punto di vista atletico, nonostante il nostro campionato sia in profonda crisi rispetto agli altri europei. Oltre tutti questi elementi bisogna sicuramente aggiungere l’assenza determinante di chi, come Higuain e Callejon e Mertens, ha contribuito l’anno scorso alla cavalcata in campionato, con record di punti e record di gol segnati. I limiti difensivi, però, permangono.
Dall’altra parte bisogna anche dire che Benitez è un tecnico troppo fedele al suo credo, nonostante l’evidente crisi di risultati contro avversari del tutto modesti. Non ricordo un inizio di campionato così leggero negli ultimi anni. Racimolare solo 4 punti, contro avversarie del calibro di Genoa, Chievo, Udinese e Palermo è davvero frustante per una squadra come il Napoli, che da anni gioca a fare la grande ed a costruire un progetto serio per rilanciare una realtà inimitabile al Sud.
Bisogna cambiare marcia e subito. Bisogna capire, ed anche il mister deve farsi un piccolo esame di coscienza, che cambiare strategia non significa per forza abbandonare i propri ideali anzi vuol dire maggiore capacità di comprendere e sintetizzare ciò che ci dice la realtà.
Considero Rafa Benitez un tecnico intelligente come pochi, con una spiccata capacità di leggere il calcio in un modo così completo che ti può spiazzare, però ora c’è bisogno di mettersi in discussione, c’è il profondo bisogno di cambiare registro e di mettersi in discussione, perchè già dopo la prima partita c’è stato chi ha messo lui in discussione. Non solo.
Anche nell’anno da poco concluso c’era una schiera, abbastanza folta, di suoi detrattori, nonostante i risultati sportivi sotto gli occhi di tutti. Vincere al primo anno un trofeo, seppur sottovaluto, come la Coppa Italia fa capire l’abilità di questo tecnico, troppo spesso bistrattato ma che ha dalla sua esperienza e risultati. Allora una svolta è necessaria, senza voler alimentare la presunta aria collerica che si respira nello spogliatoio corroborata da chi la stagione non voleva nemmeno iniziarla con questa maglia, perchè il Napoli non sarà una mai una grande squadra se non imparerà a sentirsi una grande squadra. Benitez in questo è un maestro, ora bisogna solo capire chi vuol essere suo allievo.