C’é stato un tempo in cui i sindacati italiani, Cgil, Cisl e UIL avevano al loro interno riferimenti a correnti politiche partitiche: la Dc, il Pci, il PSI, il PRI, il PSDI. Nella stagione dell’autunno caldo aumentarono il loro potere e il loro ruolo, la propria autonomia, stabilendo le incompatibilità tra cariche sindacali e politiche. La Cgil, con Trentin, sciolse anche formalmente le proprie correnti politiche. Oggi i partiti di un tempo si sono trasformati e il loro rapporto con i sindacati é diventato liquido. Questa stagione di crisi acuta, drammatica per il lavoro, spinge però gli stessi sindacati a cercare di sostenere sbocchi politici ritenuti capaci di dare risposte positive alla crisi.
Ed é a questo punto che si nota l’emergere di fenomeni nuovi. Il più eclatante, ma quasi nascosto dai mass media, appare un appello pro Bersani firmato da un numero considerevole di dirigenti non solo della Cgil ma anche di CISL e UIL. Troviamo così i nomi di Benvenuto, Carniti, Marini, D’Antoni, Cofferati, Epifani, Baretta, Colombo, Gabaglio, Ghezzi, Lolito, Fammoni, Mattina, Lettieri, Giovannini, Morese, Antoniazzi, Bentivogli, Nerozzi, Cantone, Caviglioli, Terzi… Sono gli stati maggiori di un movimento sindacale di un tempo non lontano. Tutti convinti che per difendere le ragioni del lavoro sia necessario votare alle primarie del centrosinistra e appoggiare le proposte di Bersani per il dopo-Monti.
E i loro discendenti nel sindacato? Qui par di dover constatare l’emergere di posizioni politiche assai divergenti. Non nella Cgil, ma tra la Cgil e la Cisl. Nell’organizzazione diretta da Susanna Camusso la componente guidata da Nicolosi (“Lavoro e societá”) si é espressa per Bersani. Mentre la stessa Camusso ha da tempo reso note le serie distanze dai propositi di Renzi. Nella Cisl, invece, é emersa finora la scesa in campo, senza se è senza ma, di Raffaele Bonanni a fianco di Luca di Montezemolo e di “Italia Futura” una creatura di Gianfranco Fini. Con loro sono presenti altri personaggi che potremmo catalogare di centrodestra come Ernesto Auci, Riccardi, Nicola Rossi, Dellai, Olivero, Tiepoli, Simoni. Un agglomerato che invoca una terza repubblica (sabato 17 a Roma la loro sortita pubblica) e che in sostanza sostengono un Dopo Monti all’insegna di Monti. Questa scelta di Bonanni sembra non aver suscitato grandi polemiche nella sua CISL, un’organizzazione sempre stata assai gelosa della propria autonomia.
C’é da segnalare però un documento assai polemico firmato da tre ex sindacalisti piemontesi della Cisl, Mario Dellacqua, Toni Ferigo, Adriano Serafino e pubblicato sul sito di Eguaglianza e Libertà. Tale documento si conclude con queste parole: “Il forte protagonismo di Bonanni per la “cosa bianca” con strisce liberali coinvolge così tanto l’immagine della Cisl – a prescindere dalla sua dichiarazione di non volersi candidare – da rendere opportuna una sua scelta di lasciare una delle due rappresentanze: quella Cisl o quella del pro Monti e del rassemblement con Luca di Montezemolo”.