Gli Usa cancellano l’incontro con Mosca per “Ginevra 2”. Palazzo Chigi conferma: “Superato il punto di non ritorno”.
Sale ulteriormente l’asticella della tensione tra Usa e Russia. In serata, l’emittente NBC ha lanciato la notizia bomba. Il conflitto siriano si aprirebbe con un raid aereo statunitense dalla brevissima durata: tre giorni a partire da giovedì. Più cauto il Washington Post: due giorni di lancio missilistico da venerdì 30. La comunità internazionale sta assistendo nelle ultime ore a un’escalation di provocazioni e posizionamenti navali degna del gioco Risiko. Sembra i potenti stiano giocando col fuoco, ancora una volta. Ma è il mondo reale.
Usa. Intanto l’indicazione del giorno è offerta dall’amministrazione Obama. Il Dipartimento di Stato ha annunciato che “l’incontro in agenda per il 28 agosto con il Cremlino sarà rinviato”. Le motivazioni riguardano la crisi siriana e le divergenti opinioni in seno ai due Paesi sul presunto attacco chimico avvenuto a Ghouta, lo scorso 21 agosto.
Il confronto – previsto da tempo – era la prosecuzione delle trattative “Ginevra 2” per la pace a Damasco e si sarebbe tenuto nelle sedi della Corte internazionale dell’Aia (Olanda).
Russia. “Mosca si rammarica per la decisione Usa di cancellare il bilaterale per la pace in Siria” ha twittato il viceministro agli Esteri Gatilov. Inoltre, il Cremlino ribadisce l’assenza di prove dell’uso di armi chimiche nella guerra civile siriana e, mantenendo il veto nel consiglio di sicurezza ONU, rappresenta l’ostacolo maggiore alle politiche interventiste americane, nell’intera area.
Il portavoce di Mosca Lukashevich rincara poi la dose, dichiarando “l’inesistenza di evidenze chimiche” e ammonendo Washington circa gli “effetti catastrofici di una guerra per il Medioriente e il Mediterraneo orientale”.
Iran. Dopo 48 ore di riflessione, l’Iran torna a far sentire la sua voce attraverso Araqchi, neo vice segretario del ministero degli Esteri: “In caso di un intervento Usa ci sarebbero gravi conseguenze sia per Washington sia per l’intero Medioriente”.
Tutto ciò a poca distanza dal discorso di John Kerry. Il Segretario di Stato statunitense ha espresso le volontà del presidente Obama in una lunga conferenza stampa, nella tarda serata di ieri. Kerry ha sostenuto “l’esistenza di prove” nella querelle sugli armamenti chimici, tuonando: “Chi fa uso indiscriminato di armi chimiche su larga scala va contro l’umanità e, come tale, ne risponderà al mondo”. Il Segretario ha poi glissato le domande sulla tempistica di una probabile azione militare con un laconico “stiamo valutando con gli alleati”.
Italia. Nel frattempo l’Italia esprime posizione ufficiale con una dichiarazione tutt’altro che fiduciosa di Enrico Letta, in cui si afferma “è stato superato il punto di non ritorno”. Il titolare di Palazzo Chigi ha successivamente precisato che un azione italiana rientrerebbe “esclusivamente nei piani delle Nazioni Unite”, escludendo – per il momento – operazioni di appoggio logistico alle basi americane sparse per il territorio nazionale.
Paolo Fassino
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