Avevamo anticipato che sarebbe successo, pur sperando ancora di esserci sbagliati, in un nostro precedente articolo che prima o poi il conflitto “civile” siriano si sarebbe trasformato in una guerra aperta, e così purtroppo sembra accadere in queste convulse ore.
Tanto rullano alle nostre porte i tamburi di guerra che persino una radicale ultraliberista come la Bonino (che pur aveva sostenuto le necessità degli interventi americani degli ultimi anni e non ci risulta abbia mai levato una voce contro quelli israeliani a Gaza e nel Libano) invita alla prudenza, all’attesa dei risultati degli ispettori dell’ONU sull’utilizzo delle armi chimiche. Contraria all’intervento senza mandato internazionale (perché, ce n’è mai stato bisogno?) e persino in caso di ok dell’ONU dichiara l’intervento italiano “non automatico”. Un precedente clamoroso che ci dovrebbe far correre un brivido lungo la schiena. Cosa sa che noi non sappiamo?
Potrebbe sapere quello che sanno molti nostri amici in contatto con questo blog, che rilevano un’attività delle forze NATO nelle basi accanto alle città in cui vivono: mezzi pesanti, elicotteri da combattimento, frenesia mai vista prima e militari con facce tirate nei bar e ristoranti…
La Gran Bretagna e la Francia stanno quindi sospingendo una recalcitrante America all’ennesimo intervento “umanitario” in favore delle peggiori bestie che si siano mai viste in azione in un teatro di guerriglia. Non che gli altri giochino di fioretto, intendiamoci; ma un conto è un esercito regolare, per quanto duro e dal pugno di ferro, un altro sono le bande di criminali comuni, terroristi veri e propri importati dall’estero e gruppi organizzati di combattenti professionisti, armati, curati ed assistiti da quei campioni di democrazia e custodi dei Diritti Umani che sono l’Arabia Saudita ed il Qatar (anche se il piccolo emirato è passato dall’iperattivismo spendaccione ed invadente all’isolamento e confinamento marginale degli ultimi tempi, causa sua eccessiva influenza sul mondo dei Fratelli Mussulmani, ora in disgrazia).
In più, inviterei quanti ritengono quella siriana una dittatura a considerare il fatto che nella maggior parte dei casi è il popolo che reclama e prega l’intervento dell’Esercito Arabo Siriano, quando le bande dei barbuti islamici fanno stanza nei loro villaggi. Non appena si insediano (guardare per credere il bellissimo documentario realizzato da Gian Micalessin sulla cittadina di Al-Qusaiyr liberata dall’Esercito e dalla milizia di Hizbullah) passano per le armi tutti quelli tacciati di connivenza o solo di avere una divisa dello Stato siriano; poi impongono la sharia col terrore e taglieggiano i commercianti; le donne, naturalmente, o completamente velate oppure a casa.
Per un paese che – sebbene in un’autocrazia mascherata da elezioni libere – ha conosciuto la libertà dei costumi, dove le donne votano e partecipano della vita civile del paese in cui vivono; per un paese che tollera ogni confessione religiosa e vi convive, questa situazione è insopportabile.
Al- Qusayir è stata liberata dicevamo, poco tempo fa. La leggenda che vi aleggia narra addirittura della presenza del leader del movimento sciita, sayyed Hassan Nasrallah presente tra le truppe, a detta di un giornalista arabo, e da quel momento i gruppi allo sbando che la occupavano hanno cominciato a ritirarsi nel nord del Libano. L’esercito di Assad ha mosso verso Aleppo, la città martoriata vicina al confine turco da cui si infiltrano i combattenti addestrati e protetti dal neo-califfo Erdogan, e, da un punto di vista militare, la crisi siriana sembrava destinata al successo lealista.
Assad ha persino dichiarato che avrebbe ufficializzato la vittoria sul terrorismo di lì a breve.
Il nervosismo della coalizione che sostiene i gruppi armati è aumentato fino all’isteria: qualcuno ha pensato bene di forzare la mano e far superare quella famosa “linea rossa” delle armi chimiche, preludio all’intervento della Comunità Internazionale, armando gruppi di ribelli.
Il risultato è stata l’unica dichiarazione ufficiale pervenuta, quella della Commissione di cui fa parte l’ex magistrato Carla Del Ponte: «Abbiamo potuto raccogliere alcune testimonianze sull’utilizzo di armi chimiche, e in particolare di gas nervino, ma non da parte delle autorità governative, bensì da parte degli oppositori, dei resistenti. (…) Poi, quando la commissione speciale potrà condurre l’inchiesta, si potrà stabilire se anche il governo ha fatto utilizzo di queste stesse armi»
John Kerry non ha intenzione di aspettare l’esito di queste indagini. Lui SA che è stato il governo siriano; hanno le “prove”, dice: intercettazioni telefoniche (sulla cui affidabilità naturalmente non nutriamo alcun dubbio!), foto satellitari, resoconti medici di ONG che distano km dai luoghi incriminati, etc.
Non fosse altro che per le pistole fumanti mostrate in altre occasioni, verrebbe da dire a Kerry di starsene un po’ seduto e non rompere i coglioni a chi sta lavorando…
L’attivismo di questo perdente (ha perso contro G.W. Bush, il che è tutto dire) segue di poco – e non a caso: si attendeva l’esito dell’incontro – quello dell’Arabia Saudita, che ha spedito nientepopodimenoché il capo dei Servizi di Sicurezza del Regno Troglodita Wahabita Bandar bin Sultan (detto Bandar Bush) da Putin, per offrirgli affari in petrolio ed armi, in cambio dell’abbandono del suo alleato siriano.
Ricorda un po’ la scena di “300”, con l’emissario di Re Ciro dei persiani che si presenta da Leonida offrendogli “Terra ed acqua”. Certo, Putin non ha risposto parafrasando il re spartano: “Questa è Mosca!” rifilandogli un calcio in pancia, ma poco c’è mancato.
L’incontro è stato rigido e pieno di minacce dette e non dette: “Il Saudita avrebbe anche garantito a Putin la salvaguardia della base navale russa in Siria e la garanzia di nessun attacco dei terroristi ceceni wahabiti – finanziati dai sauditi – durante i giochi invernali di Soci. Confermando direttamente il controllo di questi gruppi terroristici da parte saudita.Putin è stato irremovibile e la sua ultima parola al rappresentante saudita – e americano – è stata la seguente: “Il nostro appoggio ad Assad non cambierà. Noi crediamo che il suo governo sia il migliore portavoce possibile dei siriani, sicuramente migliore dei mangiatori di fegato”. Riferendosi alle riprese televisive di terroristi mentre mangiavano il fegato di un soldato siriano. Quei terroristiche sono oggi l’avanguardia della ‘strana’ alleanza Usa-AlQaida-Sauditi” (http://voxnews.info/2013/08/28/incontro-segreto-le-minacce-saudite-e-la-risposta-di-putin/ ma si può leggere in inglese dal sito di Pepe Escobar qui: http://www.atimes.com/atimes/Middle_East/MID-02-130813.html).
La situazione si è fatta quindi più incandescente e il binomio GB-Francia (ma che gli ha preso a ‘sti francesi?) ha alzato il tiro fino a coinvolgere l’alleato americano in una serie di bombardamenti punitivi mirati per ridurre quanto meno i danni della planetaria figura di merda che stanno facendo sul campo, grazie ai combattenti scanna-cristiani e cannibali che si sono scelti come alleati…
L’Italia in tutto questo? Come abbiamo sottolineato nel nostro precedente articolo sopracitato, non fa che continuare a perdere soldi e posizione strategica nel mediterraneo, a seguito dell’ignavia e della servile ignoranza dei suoi governanti. Lo stesso Assad (in una recente intervista che vi invito a leggere integralmente qui) ha dichiarato: “Oggi ci sono molti politici occidentali, ma pochi statisti. Alcuni di questi politici non leggono la storia o non imparano da essa, mentre altri non ricordano nemmeno eventi recenti.”
Come dargli torto? Dove sono i nostri statisti, chi sono?
Forse, inconsapevolmente, da uomo d’affari qual era, Berlusconi in politica estera lo è stato, per un certo periodo. Ma ora? Ridimensionati in Libia e nel South Stream afghano, cacciati dall’Iraq, asserviti alle sanzioni contro l’Iran che danneggiano essenzialmente gli europei e noi italiani in particolare, massacrati nei nostri interessi in Siria, come ha felicemente descritto sempre Gian Micalessin in un suo recente articolo, avremo ancora una politica estera?
Nello stesso articolo, en passant, vengono descritti i veri motivi ( oltre al noto tentativo d’ isolamento dell’Iran e distruzione del fronte della resistenza ) della guerra strisciante alla Siria: il Leviathan, il gigantesco giacimento di gas e petrolio scoperto di fronte le coste cipriote, siriane, libanesi ed israeliane, che fa gola a tutti. Il governo libanese tempo fa aveva persino avanzato delle rivendicazioni sui confini marittimi contesi con quelli di sfruttamento israeliani, onde chiarire di chi fosse il diritto ad effettuare esplorazioni e dove.
Intorno a questo fantasmagorico ritrovamento – tutto da dimostrare in possibilità di sfruttamento, come prontamente segnala Debora Billi sul suo blog “Petrolio” – si stanno scatenando gli appetiti delle superpotenze, già ai ferri corti per le pipeline tra Iran-Iraq-Siria che dovrebbero portare gas e petrolio in Europa.Insomma, come per combattere la mafia si devono seguire i soldi, per capire cosa smuove gli eserciti si deve seguire il petrolio (come suggerisce Benito Li Vigni, mitico braccio destro del nostro Enrico Mattei nel suo libro “Il grande gioco del petrolio”).
Bashar Al-Assad ha avuto il torto di non farsi da parte, di non accettare il salvacondotto offertogli dalle potenze occidentali; non ha abbandonato il suo paese al controllo delle milizie tribali sostenute dall’Occidente.
Ha combattuto, nonostante le defezioni e le infiltrazioni nei suoi alti comandi, per il suo popolo, l’orgoglioso e tenace popolo siriano che largamente lo sostiene. Ecco perché merita il nostro rispetto: merita il nostro sostegno, quanto meno ideale, se non altro per aver risposto all’integralismo salafita nominando sindaco della città di Qusayr liberata una donna ingegnere, sunnita come i mercenari che la occupavano.
Assad ha dichiarato: “il terrorismo non è una carta vincente che si gioca quando vuoi e puoi tenerlo in tasca quando non serve. Il terrorismo è come uno scorpione, può pungerti inaspettatamente in qualsiasi momento. Pertanto, non è possibile sostenere il terrorismo in Siria, mentre lo combatti in Mali, non si può sostenere il terrorismo in Cecenia e combatterlo in Afghanistan.”
Ecco, appunto: sarebbe il caso di smetterla.
PS: mentre scriviamo, arriva il voto negativo della House of Commons all’intervento preventivo armato inglese, segno che più d’uno, al mondo, ritiene sia il caso di girare pagina.
twitter @ClaudioMarsilio