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Siria, due anni fa cominciava la guerra.

Creato il 18 marzo 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online

Mentre l’Italia festeggiava i suoi 150 anni, in Siria, appena due giorni prima, ricorreva un altro anniversario.

15 marzo 2011: inizia la guerra civile; oggi, due anni dopo, ancora non è finita. I numeri della guerra spaventano: le vittime aumentano di giorno in giorno e si conta che il 14 marzo siano morte oltre 140 persone. Né ribelli né forze governative sono intenzionate a mollare, e continuano a lottare su ogni chilometro di terra. Così, mese dopo mese, ampie zone di terra sono state rase al suolo, interi villaggi abbattuti.

Un rapporto di Save the children ha recentemente denunciato la gravità della situazione siriana: dall’inizio del conflitto, due milioni di bambini soffrono problemi di malnutrizione, traumi, malattie. La guerra non risparmia nessuno, nemmeno loro; così, oltre ad aver spesso subito violenze, fisiche e psicologiche, vengono moltissime volte arruolati dall’uno o dall’altro esercito, divenendo partecipi e protagonisti di realtà che spesso non sono neanche in grado di comprendere. E quando questo avverrà, non ci sarà modo di tornare indietro.

Gli attentati si susseguono senza sosta, il termine è lontano e in molti credono che con la fine degli scontri si decreterà la fine di uno Stato. Gli Stati Uniti, per la prima volta, hanno decretato di armare i ribelli, e lo stesso ha stabilito Hollande. A breve si attende una decisione del Consiglio Europeo, che intende prendere una posizione comune in merito alla questione.

Intanto il numero di rifugiati da quel lontano 2011 ha quasi raggiunto il milione, suddiviso tra gli Stati adiacenti della Giordania, del Libano, dell’Iraq e della Turchia, assieme all’Egitto di Morsi. Questo dato, tuttavia, prende in considerazione solo coloro iscritti ai registri dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite, escludendo dunque un buon numero di persone.

Intanto la Russia continua a sostenere e rifornire di armi il regime di Assad. La moglie del dittatore ieri, a sorpresa, è ricomparsa in pubblico assieme ai figli, per assistere ad un’opera teatrale e per raccogliere fondi per le madri dei soldati dell’esercito caduti in guerra.

Per quanto tempo rimarremo ancora spettatori? Quando si potrà rivedere uno spiraglio? La risposta è difficile, ma quello che sappiamo è che la Siria non tornerà mai più lo Stato che era prima. E intere generazioni di figli saranno costrette a crescere in altri Paesi, a portare sulla pelle le ferite del passato, a dimenticarsi di cosa significhi essere bambini.

Articolo di Virginia Giustetto.

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