Magazine Attualità

Siria. La strada di Obama per l’intervento militare

Creato il 04 settembre 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online
Photo credit: World Can’t Wait / Foter / CC BY Una partita giocata tra incudine e più martelli, tra le opposizioni interne americane, le verifiche richieste dalle Nazioni Uniti e i moniti severi della Russia. Così appare la strada che Barack Obama dovrà intraprendere verso il l’intervento militare in Siria per cui si sta battendo negli ultimi giorni. La stessa richiesta di approvazione rivolta al Congresso ha messo il presidente americano in una situazione difficile, cercando, ed ottenendo l’appoggio repubblicano da parte di John Mc Cain (suo storico avversario alle politiche del 2008) ma negoziando sulle modalità e sul testo della risoluzione con cui si è visto chiedere “nero su bianco” le condizioni per l’attacco. Il timore è che un eventuale intervento statunitense in Siria finisca per replicare il pantano militare e politico che ha legato l’esercito in Iraq per dieci anni, comportando un grande costo in termini economici e di vite umane, lasciando persino seri dubbi sull’efficacia della “pacificazione” del territorio. Nonostante una legge degli anni 70 conceda libertà al Presidente di autorizzare azioni militari, notificandola dinanzi al Congresso entro 48 ore, Obama non ha sentito di poter agire preventivamente, specie dopo la pubblicazione di alcuni sondaggi, secondo cui l’80% dei cittadini americani ritiene necessaria l’approvazione del Congresso. Ad aggiungere tensione, non ultime, sono le foto diffuse su internet di persone con indosso uniformi dell’esercito e della marina statunitense con cartelli in cui dichiarano il loro grado di anzianità di servizio, che affermano di non essersi arruolati per interferire nella guerra civile siriana. Nonostante tutto, un accordo sembra essersi trovato e Obama rassicura che non verranno impiegate truppe di terra, ma l’intervento si limiterà a “diminuire la capacità militare di Assad” prendendo di mira obiettivi militare e postazioni strategiche. A suo sostegno anche il segretario di stato John Kerry, che insiste sull’urgenza di colpire il regime siriano per mandare un segnale non solo a Damasco, ma anche ad altri stati. Nelle sue parole, la mancanza di una azione verrebbe scambiata come segno di impunità nei confronti di Assad e potrebbe incoraggiare altri paesi. Sul fronte internazionale, invece, rimane ferma l’opposizione Russa all’intervento militare, unitamente alla Cina, che insiste perchè le Nazioni Unite effettuino indagini ed accertamenti sull’uso di armi chimiche. Senza le prove dell’uso di armi chimiche da parte di Assad, ogni intervento in Siria comporterebbe una grave violazione del diritto internazionale oltre che un atto di aggressione, secondo il presidente russo Vladimir Putin. Il blocco orientale invoca cautela e guarda con sospetto alle dichiarazioni di intervento umanitario di Obama, temendo che possano nascondere interessi politici ed economici nello scacchiere mediorientale. Anche il segretario dell’Onu Ban Ki-Moon invita alla prudenza dato che un intervento militare americano in Siria potrebbe scatenare altri tumulti. Articolo di Francesco Dovis

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :