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Siria: strage con armi chimiche. 750 morti, il regime smentisce

Creato il 21 agosto 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online

Posted By Giulia Pescara  

Nuova strage in Siria: sarebbero oltre 750 i morti per le armi chimiche nella regione di Damasco. Il bilancio è ancora provvisorio ma gli attivisti lo definiscono come un vero e proprio massacro, compiuto con quelli che per il momento restano dei generici “gas tossici“, lanciati dall’aviazione del regime contro i civili.

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Photo credit: Rafael Gomez – http://micamara.es / Foter / CC BY-ND

Questa mattina il capo dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, Rami Abdul-Rahman, ha riferito la morte di oltre 40 persone, ma il bilancio sale vertiginosamente di ora in ora, fino ad arrivare a 200 vittime. Al-Arabiya, che dall’inizio forniva cifre più alte, è arrivata a parlare di 1.188 morti, citando il portavoce dell’Esercito siriano libero. Da quanto riferito, già dall’alba l’esercito avrebbe usato lanciarazzi per colpire le città di Erbin, Zamalka, Ein Terma, e Ghouta orientale. Qui sarebbero stati utilizzati “gas velenosi”, causando le decine di morti e centinaia di feriti. A Ghouta occidentale,invece, l’aviazione ha bombardato parti della città di Mou’adamiya: anche qui la popolazione accusa l’utilizzo di gas tossici.

I Comitati di coordinamento locale dell’opposizione stanno tentando di fornire un bilancio località per località. E’ emersa la notizia, inoltre, del trasporto di 30 corpi in un ospedale da campo a Kafr Batna, a est della capitale. Il dato, però, sembrerebbe motivato dalla presenza in loco degli ispettori Onu, incaricati di verificare proprio l’uso di armi chimiche nelle zone più colpite.

L’utilizzo delle armi chimiche, tuttavia, non è ancora stato confermato da fonti indipendenti, e da Damasco è già arrivata la smentita: «notizie assolutamente senza fondamento». Il governo di Bashar Assad ha negato l’uso di gas tossici, bollando la questione come «un tentativo di ostacolare il lavoro degli ispettori dell’Onu sulle armi chimiche». Tutto ciò che riguarda la squadra di ispettori -dai movimenti alle attività- è tenuto segreto: il gruppo, guidato dallo svedese Ake Sellstrom, è arrivato domenica e si fermerà in Siria per 14 giorni. La loro missione consiste nel verificare il possibile uso di agenti chimici in tre località: una dove il regime accusa i ribelli di averli impiegati, altri due dove sotto accusa sono i lealisti. L’ Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria avrebbe rivolto loro un appello affinchè, unitamente alla Croce Rossa, «si rechino immediatamente nelle aree devastate dai bombardamenti per verificare queste informazioni» e «per dare dare assistenza e cure mediche alle persone che ne hanno bisogno».

Dopo le reazioni delle fonti governative, si aggiunge la seconda smentita di una fonte militare. Secondo quanto dichiarato, si tratterebbe del «più massiccio attacco dall’inizio del conflitto, due anni fa». Respinta di nuovo l’accusa dell’opposizione sull’uso di armi chimiche. «Stiamo facendo grandi progressi a Jobar, Zamalka, Ghouta e Muadamieh» continua la fonte , «l’esercito darà presto buone notizie alla popolazione quando avrà eliminato questi jihadisti». Ma «l’operazione è solo all’inizio».

Ahmad Jarba, leader dell’opposizione, ha chiesto che sia convocato urgentemente un vertice delle Nazioni Unite, dopo le denunce degli attivisti. “Chiedo al Consiglio di sicurezza dell’Onu di tenere una riunione urgente per assumersi le sue responsabilità di fronte a questo massacro”, ha detto Jarba all’emittente Al-Arabiya.


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