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Siria. Usa chiedono ad Assad di consegnare armi chimiche

Creato il 10 settembre 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online
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Photo credit: cliff1066™ / Foter / CC BY

La proposta della Casa Bianca a Bashar al Assad di consegnare le armi chimiche parrebbe ad una svolta decisiva. Il regime di Damasco sembrerebbe infatti d’accordo ad un’apertura. Gli Usa di Barack Obama nella giornata di ieri avevano imposto un fermo ultimatum: «Assad consegni i gas entro la prossima settimana». Se infatti consegnasse le armi, ha fatto direttamente sapere il presidente Usa, l’America non sarebbe più dell’idea di attaccare la Siria. Il messaggio degli Stati Uniti è chiaro: «Il regime di Assad deve consegnare le armi chimiche, altrimenti gli Usa prenderanno parte attivamente al conflitto». È questo l’apparente epilogo, anche se da più parti si levano alti i timori di un ipotetico terzo conflitto mondiale.

Molti sono infatti i fantasmi che aleggiano intorno alla Siria e al suo regime, specialmente all’indomani del rilascio di Domenico Quirico, che parrebbe custodire un fiume di verità sulle vicende infernali che in questi ultimi mesi hanno infuocato Aleppo e Damasco. L’ultimatum è dunque più che mai preciso: la Siria consegni gli armamenti illeciti alla comunità internazionale. La consegna determinerebbe l’arresto delle attuali tensioni. L’idea della consegna sarebbe nata dal segretario americano, John Kerry, veterano del Vietnam, che nonostante l’intenzione di punire il regime siriano, nelle ultime ore avrebbe aperto ad uno spiraglio di trattativa. La proposta di Kerry è subito piaciuta al segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon. L’ipotesi di Kerry sarebbe appunto quella di sequestrare le armi chimiche, attualmente in possesso alla Siria, e portarle in un luogo sicuro all’interno del Paese per poi distruggerle. Del medesimo avviso è il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, che ha sostenuto apertamente la proposta americana: «Si consegnino le armi chimiche alla comunità internazionale perché siano distrutte, così da non scatenare un inutile conflitto». E ha in seguito aggiunto: «La crisi può essere risolta attraverso un’azione diplomatica. Sempre più uomini politici, uomini di Stato, condividono la nostra opinione secondo cui uno scenario di forza porterà a un’esplosione del terrorismo in Siria e nei Paesi vicini e a un forte flusso di rifugiati».

Dopo la lunga discussione di ieri intorno all’ipotesi della consegna delle armi chimiche, in tarda serata è giunta finalmente la risposta siriana: «Damasco accoglie con favore la richiesta di Mosca di porre le armi chimiche sotto controllo internazionale». Queste almeno le parole del ministro degli Esteri siriano, Walid al Mouallem. L’accettazione da parte della Siria sarebbe nata a seguito delle preoccupazioni di Mosca nei confronti della vita dei cittadini siriani. Le tensioni internazionali erano ormai divenute insostenibili, e il rischio di una rottura imminente pareva piuttosto elevato. L’apertura del regime di Assad si profila, dunque, come un barlume di speranza per il mondo. Forse si eviterà il conflitto. Sullo scacchiere internazionale, tuttavia, non tutti i Paesi son del medesimo avviso. La Gran Bretagna di David Cameron, infatti, sostiene per l’appunto che la Siria stia attualmente agendo con un diversivo. Nessun effettivo disarmo, dunque, ma una manovra strategica per rallentare la macchina da guerra Usa. Per di più, a coronare il tutto, vi sarebbe la testimonianza dello storico belga rapito insieme al reporter della Stampa, Domenico Quirico. Secondo lo storico belga Piccinin, infatti, non sarebbe stato il regime di Assad ad adoperare le armi chimiche, bensì i ribelli.

articolo di Stefano Boscolo.


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