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Quando uscirà "Sissignore" mancheranno ancora 7 anni al primo, notissimo film della saga di Fantozzi. Questo curioso e spietato film di Ugo Tognazzi, commedia e drammatico a un tempo come messo nei tag, esce poi nel pieno-pienissimo autunno caldo del 1968, 14 novembre per la precisione. Ed è come benzina sul fuoco da un certo punto di vista. Ci stava bene anche grottesco, però a me è sembrato fin realistico il film e poi spiego perché.
Lo stesso Tognazzi interpreta Oscar, autista di una Lamborghini Miura che spesso però l'Avvocato suo padrone (termine quanto mai appropriato) guida personalmente mettendo lui al posto del passeggero. Proprio mentre alla guida c'è il ducissimo Avvocato (favoloso Gastone Moschin, dal look volutamente mussoliniano) incroceranno una svampita su una spider (credo fosse una Ferrari) con cui si pavoneggerà in un folle duello velocistico. Sorpassa e risorpassa, un pulmann che si scoprirà avere a bordo 15 cinesi, per evitare la Miura, sbanderà cadendo in una scarpata. Salvi solo gli italiani a bordo, uno: l'autista.
Sarà l'inizio dell'assurda e asservita vita di Oscar all'Avvocato, che incolperà lui di essere stato alla guida, col tacito assenso dello stesso Oscar che finirà per qualche anno in prigione. Trattato di lusso, le guardie al suo servizio gli portano regali del padrone, ma sempre prigione è. Uscirà in frac e cilindro per recarsi diretto in chiesa a sposare Maria (Maria Grazia Buccella, gran figliola va detto), a lui sconosciuta, ochetta che presto scoprirà essere l'amante dell'Avvocato. Prima notte di nozze? Lui nella sua stanzetta con acqua e sonniferi, "gentilmente" invitato a farlo dal maggiordomo Ottavio (Franco Fabrizi, al solito grande caratterista in ruoli infami), mentre l'Avvocato percorre ogni curva dell'arrapante e formosa Maria...
E quello è solo l'inizio! Sarà un crescendo di nefandezze compiute dall'Avvocato, e conseguentemente di umiliazioni per Oscar puntualmente a fare da capro espiatorio, che assumerà ogni genere d'incarico di comodo per il suo padrone onnipotente, da amministratore delegato (per aprire aziende con cui speculare e poi da chiudere) a capo cantiere per una nave (che affonderà al varo con parte dell'equipaggio). Dalla concorrenza sleale, alla truffa, al procurato disastro... se c'è una porcheria che si può fare maneggiando capitali il dux Avvocato la farà. Denari che Oscar non vedrà mai, esattamente come non vedrà le grazie della moglie. Scoprirà persino di non essere il primo a ricoprire quel genere di ruolo e chi l'ha preceduto gli racconterà che passati i primi sgomenti imbarazzi, tutto sommato non è male il futuro che gli si prospetta. Sarà, ma per Oscar tornare in carcere potrà sembrare fin una liberazione...
Diciamo che è un film, da un punto di vista puramente cinefilo, senza infamia né lode, ma tende di più alla lode.
Ugo Tognazzi regista non ha lo smisurato talento dell'attore, ma devo dargli atto che sia questo che il precedente suo che ho visto, "I viaggiatori della sera", sono film né banali né scontati, tantomeno prodotti per far cassa. Ottime le idee, non dello stesso livello la realizzazione, ricchi però di satira sociale e di non poco coraggio nei temi trattati. Un grande personaggio.
Sono abbastanza d'accordo con chi dice che contiene qualche eccesso, che personalmente ho riscontrato in qualche scena che caricaturizza troppo la figura di Oscar il quale, meschino, non aveva forse bisogno che s'infierisse con tanta cattiveria, anche se riconosco che quei momenti, alcuni onirici, ti sprofondano in un'angoscia che solo l'innocente mansuetidine di Oscar riesce a mitigare. Ho riso poco, lo ammetto, ma l'ho fatto quasi trattenendomi ché sarebbe stata troppo acida come ilarità.
Però come dicevo all'inizio, a parte la moglie di Oscar/amante dell'Avvocato, che è chiaramente qualcosa di esageratamente assurdo, a me tutto il resto è apparso affatto eccessivo. Eccezione descritta a parte, non ci sono iperboli nella trama. Se forse (e dico forse) non è mai capitato che una nave venisse saldata con la colla per poi farla colare a picco, è però conclamato (e ci sono processi in corso) che molte aziende in italiA han fatto lavorare operai a stretto contatto con l'amianto senza adeguate protezioni pur sapendone la pericolosità. Poteva sembrare eccessivo nel 1968 questo film, ma col senno di poi... io l'ho visto in questi giorni, e l'ho trovato realista e profetico. Emblematico quando Oscar s'insedia al suo posto di amministratore delegato, accompagnato dall'usciere, e chiederà - e cosa devo fare? - e l'usciere - be', lei è un dirigente, e i dirigenti comandano! - e Oscar, uomo coscienzioso - eh... e se poi sbaglio? - ma l'usciere lo tranquillizza - noooo, chi comanda, non sbaglia mai! -. Uncommentable...
Merita decisamente la visione! E per la grande idea e il coraggio di esporla con tanta spietatezza entra a pieno titolo tra i miei Cult.
Curiosità
Titolo intraducibile, giacché è una parola che da noi è ormai un modo di dire in realtà, credo rimasto soltanto come battuta da fare, o rintracciabile nel noto "Comandi!" ancora in uso in Veneto. Piccola curiosità quindi da soddisfare è vedere che titoli ha avuto all'estero. Quello spagnolo bada alla sostanza: "El fiel servidor". Titoli internazionali invece ne ha ben 2; uno è un quasi testuale "Yes Sir", che al mio palato risulta troppo british per poter rendere il servilismo sottinteso al titolo originale; l'altro sa molto di ius prime noctis: "Dismissed on His Wedding Night".
Robydick...
Vorrei anche omaggiare quella che secondo me è una delle macchine più belle di tutti i tempi, la citata Lamborghini Miura, e proprio il giallo era il colore che l'ha resa famosa.
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