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Sistemi entropici e controllo sociale

Creato il 06 dicembre 2013 da Straker
To kill softly...
Sistemi entropici e controllo sociale
L’entropia imperversa in ogni dove. Basta pensare alle condizioni in cui si riduce, nell’arco di poche settimane, un cassetto che abbiamo riordinato con tanta cura. In modo inavvertito le cose ivi contenute si ammassano, si sparpagliano, talvolta si perdono.
Ad un assetto ordinato e razionale, un po’ alla volta, sottentra, la disorganizzazione. La vita stessa, giorno dopo giorno si disarticola: i più grandi mutamenti sono quelli che avvengono senza che ce ne accorgiamo. Un abisso divide il presente dal passato, anche se il passato sembra identico all’oggi.
Come spesso accade, esiste l’eccezione alla regola: è nella società che l’entropia, la tendenza progressiva verso il disordine, è trasformata in sintropia. Ciò accade nel sistema sociale nel suo complesso, nonostante le singole cellule manifestino l’inclinazione opposta.
Si consideri una classe scolastica: in essa si sviluppa negli anni un movimento entropico che porta la classis, ossia “gruppo armonico” verso situazioni dispersive e di anomia che non è libertà. Anche nei nuclei familiari è facile riscontrare dinamiche centrifughe che si palesano nell’allentamento progressivo dei legami e nell’instaurazione di nuovi vincoli all’esterno della famiglia.
In maniera quasi sorprendente nel mondo contemporaneo, la frammentazione, l’individualismo, i moti di fuga sono tutti dominati e ricondotti in un recinto invalicabile. Il sistema è riuscito ad erigere uno steccato in cui anche le azioni all’apparenza anarchiche sono, per così dire, sterilizzate ed omologate. Se si vuole controllare l’azione, si deve in primo luogo soggiogare il pensiero.
Bisogna riconoscere che quei ribaldi dei ceti dirigenti sono dei geni, anche se geni del male. Non è forse geniale la loro capacità di dirigere miliardi di persone sul pianeta, di indirizzare gli eventi verso i fini da loro perseguiti? Non è forse geniale l’abilità di piegare pure gli accadimenti che sfuggono alla regia dei burattinai di modo che i processi storici si muovano verso le mete prefissate dall’establishment?
E’ sbalorditivo: attraverso la coercizione (“giustizia”, leggi, istituzioni, struttura economica, forze dell'ordine...), ma soprattutto per mezzo della persuasione più subdola, essi sono stati in grado di scatenare due conflitti mondiali, la cui conseguenza precipua, ossia la graduale centralizzazione del potere, è proprio quella da loro prefissata!
Il totalitarismo “democratico” è stato creato passo dopo passo, con paziente tenacia. Oggi questa dittatura sotto le pallide sembianze della libertà e del pluralismo, è scambiata da molti per il migliore dei governi possibili. Un altro colpo di genio! Il consenso non è strappato con la violenza, ma ottenuto con il raggiro e la seduzione.
Come hanno potuto i globalizzatori conseguire tale scopo ciclopico? Soprattutto attraverso i media di regime la cui diffusione attuale non conosce più limiti. Dacché essi hanno egemonizzato la Rete, è stato creato un pensiero, anzi un non-pensiero unico. I mezzi di disinformazione di massa usano i paralogismi, non si peritano di generare la dissonanza cognitiva. Inoltre banalizzano, censurano, distorcono, inventano i fatti. Pochissimi si accorgono di tali patenti incongruenze e plagi, poiché la massa è stata precedentemente preparata. Che cosa l’ha preparata? La scuola. Il sistema “formativo” è il più poderoso, formidabile strumento usato per distruggere lo spirito critico, il pensiero divergente, la creatività, l’intuizione. Gli studenti sono nutriti con dosi massicce di logica aristotelica ipersemplificata, abituati a credere nelle verità assolute della matematica e delle scienze “esatte”. Tutti gli ambiti culturali e gli approcci che potrebbero stimolare una visione del mondo non dualistica, più duttile e problematica sono esclusi a priori. Ecco allora che si producono automi programmati in cui l’abitudine al ragionamento è ridotta ad uno stato vestigiale e l’immaginazione azzerata.
Non stupiamoci poi se, ogni qual volta si tenta di favorire una comprensione degli sviluppi storici e politici, tra i cittadini medi, non si cava quasi mai un ragno dal buco. Anche quando finalmente, dopo mille spiegazioni, si riesce ad attivare una sinapsi, trascorsi pochi giorni, ci si accorge che il collegamento è interrotto. E’ come tendere un elastico: dopo che è stato teso, l’elastico torna come prima. Non solo, a furia di tenderlo, esso si spezza. Fuor di metafora: se si insiste troppo, il suddito perde il controllo, diventa aggressivo verso chi sovverte il suo falso ma rassicurante edificio di credenze.
Così gli apparati sono riusciti a costruire una prigione a cielo aperto, una cella talora confortevole ma fredda. Hanno invertito il movimento entropico, ottenendo una struttura ordinata, dolcemente oppressiva. Quest’ordine nondimeno non è armonia, ma un caos organizzato, un regime che irreggimenta le coscienze, che confonde ed atterrisce. E’ un ordine garantito dalla penosa confusione in cui versa la massa.

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