Oggi un lettore del nostro blog di viaggi, Roberto Caravaggi, ci invia il racconto della sua visita a Siviglia.
Se anche voi volete aiutare questo blog di viaggiatori a crescere, inviatemi il racconto di qualche vostro viaggio o di qualche ricetta che vi è riuscita particolarmente bene, al seguente indirizzo email: inguaribile.viaggiatore(at)yahoo.it
Ecco il suo racconto:
A Siviglia sembra, per certi versi, di vivere sospesi in un altro tempo, un’altra dimensione. La quarta città di Spagna per numero di abitanti si presenta, infatti, diversa dalle altre tre “grandi sorelle” Madrid, Barcellona e Valencia.
Appena assaggi l’aria di Siviglia viene da chiedersi: ma il mare dov’è? Ti sembra di avvertirne la presenza, come se fosse da qualche parte, pronto a rivelarsi oltre il profilo di strade e case. Ti convinci a fatica che qui il mare proprio non c’è.
C’è, invece, il Guadalquivir, fiume che scorre placido lungo la città e che del mare sembra portare l’eco. Ed è intorno a questo fiume e al suo antico porto che la città s’è sviluppata.
Quando poi giri per le strade che ne sono il cuore pulsante, ti rendi conto di cosa differenzia Siviglia dalle altre grandi città spagnole.
La parola chiave è: tradizione. Qui, infatti, la modernità non è un miraggio da inseguire ad ogni costo.
Oppure incrociando spesso damerini agghindati, che sembrano presi direttamente dal set di una telenovela, o donne in lunghi abiti con code dai merletti colorati, come se stessero andando a ballare il flamenco.
Arrivarci di venerdì sera poi, com’è capitato a me, ti scaraventa dentro un fiume in piena di vitalità. Le vie e le piazze del centro, che hanno nella cattedrale gotica (il terzo edificio cristiano più grande al mondo) il suo punto di riferimento, sono teatro di una festa che si protrae ad oltranza.
Le strade sono popolate di gente d’ogni età e d’ogni estrazione sociale.
Gruppi di amici alla moda, che sorseggiano cocktail a pochi centimetri da comitive di famiglie con bambini, o persone “easy”, in canotta e ciabatte, che legano la bici a un albero e s’infilano in una “taperia”.
Lungo Avenida de la Constituciòn non è raro incrociare, anche alle undici di sera, gente che fa jogging o ragazzi che tentano qualche acrobazia in skate-board, mentre un musicista di strada diffonde le note del suo violino.
Alcune zone di Siviglia sono un tale infittirsi di vicoli, che è facile perdersi. Non ci sono, infatti, – o io non le ho trovate - cartine abbastanza dettagliate da non costringerti a riconsultarle ogni qualche decina di metri.
Ad ogni angolo che giri, è un mondo che si apre. Le piazze qui, anche quelle più piccole e nascoste, danno l’idea d’essere ancora degli importanti punti di ritrovo, spazi di aggregazione sociale. E non si contano i tavolini di bar e locali con gente che mangia e beve ad ogni ora.
Il racconto del viaggio a Siviglia di Roberto Caravaggi continuerà domani.
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