Nella città dell’amore fraterno si sorride poco di questi tempi. I Sixers sono entrati in una spirale negativa e faticano ad uscirvi ormai dal lontanissimo 2002/03, ultimo atto dell’era Larry Brown-Allen Iverson; ok, negli anni successivi sono arrivate tre presenze ai playoff (2004/05, 2007/08 e 2008/09), ma l’uscita è sempre stata al primo turno e il record stagionale non è mai stato troppo soddisfacente. L’ultimo anno, poi, il baratro, con 27 vittorie e 55 sconfitte (32.9%) e una somma di problemi interni non indifferenti, da quelli di ambientamento di Brand, al ritorno di Iverson (con conseguente ennesimo ritiro), allo scetticismo attorno a coach Eddie Jordan: insomma, troppi problemi perchè la squadra potesse combinare qualcosa di buono.
E allora questa estate tutti gli sguardi erano puntati sul draft, la fortuna ha voluto consegnare a Philadelphia la seconda scelta assoluta che si è trasformata in Evan Turner, talento cristallino ex Ohio State, giocatore che su un campo da basket sa fare tutto molto bene, che però potrebbe trovare qualche problemino di ambientamento con Iguodala, la stella della squadra viste le caratteristiche simili dei due. Alla sua crescita è legato anche il futuro della franchigia, perchè se Turner dimostrerà di poter essere il leader allora la dirigenza potrebbe pensare seriamente di cedere Iguo (già cercato dai Clippers) per avere in cambio un altro giocatore del suo calibro da affiancare al rookie, altrimenti i problemi cresceranno ancora, perchè una seconda scelta, ormai, deve per forza fare la differenza da subito per non scombinare i piani dell’intera società.
Al fianco dei due, con Turner che verrà provato molto spesso da guardia e Iguodala da ala piccola, così da avere una duttilità incredibile in campo, c’è l’ennesimo dilemma in casa Sixers: si aspetta la maturazione di Jrue Holiday che dopo gli 8 punti e 3.8 assist in 24.2 minuti dell’anno scorso reclama più spazio, come ha fatto capire anche con una sontuosa Summer League, ma bisogna trovare dei minuti anche a Louis Williams cresciuto parecchio nelle ultime stagioni e limitato solamente da un infortunio lo scorso anno, e anche perchè rifirmato per altre tre stagioni proprio la passata annata.
Poi arriva il vero problema: Elton Brand! Era stato preso dai Clippers per farlo diventare il faro della squadra visto che le sue cifre gli avevano fatto meritare anche la convocazione all’All-Star Game, ma poi una serie infortuni l’hanno limitato e il gioco dei Sixers non è mai stato digerito troppo bene dall’ala grande ex Duke, che l’hanno portato a chiudere addirittura con un misero 13.1 punti e 6.1 rimbalzi, le cifre peggiori della sua carriera da Pro. Brand ha ancora un contratto di 3 stagioni per un totale superiore ai 50 mln di dollari e ovviamente liberarsene al momento è una impresa titanica, ecco che quindi il nuovo coach, Doug Collins (per lui un ritorno a Philadelphia) avrà il compito di ridare fiducia ad un giocatore che non può aver subito un’involuzione così grande dal nulla, per cercare di riportarlo ai livelli che gli competono.Dal mercato poi sono arrivati due rinforzi come Spencer Hawes e Andres Nocioni in cambio di Sam Dalembert spedito ai Kings: se il primo è un sicuramente un giovane di grandi prospettive, che negli ultimi anni è cresciuto molto (l’anno scorso 10+6), l’argentino è l’ennesima ala piccola che va ad aggiungersi a Iguodala, a Turner (anche se solo parzialmente), a Thaddeus Young, altro giovane che l’anno scorso è calato molto in linea con la stagione della sua squadra ma che rimane davvero interessante e a Jason Kapono, preso ma lasciato ai margini della rotazione da coach Jordan.
Moltissimi dilemmi per la dirigenza e per il GM Ed Stefanski, quindi, che dovrà cercare di dare in mano a Collins una squadra senza tutti questi doppioni e meglio distribuita; magari anche attraverso la cessione, pur sempre dolorosa, di giocatori importanti come Iguodala o Williams sempre che i loro giovani “rincalzi” riescano ad emergere dimostrandosi degni della maglia da titolari.