Sam Mendes è apparentemente un regista lontano dall'immaginario registico di 007 ed effettivamente ci mette il suo tocco autoriale per completare quella rielaborazione e riavvio, ormai tanto di moda nelle saghe cinematografiche, del personaggio di Fleming da riuscire a spiazzare lo spettatore avvezzo ad un determinato immaginario bondiano.Già nei film precedenti la spia più amata, interpretata da Craig, aveva subito una sorta di processo di proletarizzazione e accentuazione della sua fisicità, divenendo un uomo desiderabile anche dal pubblico femminile e non solo un'icona che si vorrebbe emulare per quello maschile.Qui Bond scava nel proprio passato, perché costretto da un nuovo nemico, interpretato da uno strepitoso Bardem, che ruba la scena recitativa al protagonista (compito abbastanza facile per certi versi), a rielaborare rapporti edipici interrotti e irrisolti che lo portano a confrontarsi con la figura materna di M e quella del patrigno spionistico Ralph Fiennes, il tutto per sconfiggere il figliol prodigo Bardem assetato di vendetta verso la comune madre spionistica.Mendes elabora concetti psicanalitici con una certa evidenza, mascherando il tutto con la patina spionistica e lo charme della spia che non può morire, anche se è un 007 in difficoltà quello presentato dal nostro regista, un uomo che deve fare i conti con il passato e con il presente, in cui gli viene fatta pesare una certa obsolescenza professionale, che potrebbe minarne le certezze, per quanto poche sinora ottenute dallo stesso.Il processo di rielaborazione di Bond sembra completato, dopo aver conosciuto l'amore e il tradimento, aver assaporato il gusto della vendetta che non placa il dolore, ed infine la lotta contro i propri fantasmi paterni per diventare forse finalmente, la spia che tutti abbiamo amato.Difficile però immaginare, nel caso in cui Daniel Craig ci accompagnerà ancora nelle sue peripezie, un Bond non più riflessivo e un po' grezzo, come un diamante che si sta affinando sempre di più, come in questa ultima trilogia riesumatrice di un personaggio immortale.
Magazine Cinema
Sam Mendes è apparentemente un regista lontano dall'immaginario registico di 007 ed effettivamente ci mette il suo tocco autoriale per completare quella rielaborazione e riavvio, ormai tanto di moda nelle saghe cinematografiche, del personaggio di Fleming da riuscire a spiazzare lo spettatore avvezzo ad un determinato immaginario bondiano.Già nei film precedenti la spia più amata, interpretata da Craig, aveva subito una sorta di processo di proletarizzazione e accentuazione della sua fisicità, divenendo un uomo desiderabile anche dal pubblico femminile e non solo un'icona che si vorrebbe emulare per quello maschile.Qui Bond scava nel proprio passato, perché costretto da un nuovo nemico, interpretato da uno strepitoso Bardem, che ruba la scena recitativa al protagonista (compito abbastanza facile per certi versi), a rielaborare rapporti edipici interrotti e irrisolti che lo portano a confrontarsi con la figura materna di M e quella del patrigno spionistico Ralph Fiennes, il tutto per sconfiggere il figliol prodigo Bardem assetato di vendetta verso la comune madre spionistica.Mendes elabora concetti psicanalitici con una certa evidenza, mascherando il tutto con la patina spionistica e lo charme della spia che non può morire, anche se è un 007 in difficoltà quello presentato dal nostro regista, un uomo che deve fare i conti con il passato e con il presente, in cui gli viene fatta pesare una certa obsolescenza professionale, che potrebbe minarne le certezze, per quanto poche sinora ottenute dallo stesso.Il processo di rielaborazione di Bond sembra completato, dopo aver conosciuto l'amore e il tradimento, aver assaporato il gusto della vendetta che non placa il dolore, ed infine la lotta contro i propri fantasmi paterni per diventare forse finalmente, la spia che tutti abbiamo amato.Difficile però immaginare, nel caso in cui Daniel Craig ci accompagnerà ancora nelle sue peripezie, un Bond non più riflessivo e un po' grezzo, come un diamante che si sta affinando sempre di più, come in questa ultima trilogia riesumatrice di un personaggio immortale.
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