L’agente segreto 007 accelera il ritmo, rincara la dose di adrenalina e spericolata temerarietà. Invecchiato e nemmeno in grado di superare i test di idoneità, in balia persino degli errori dei superiori, appare precario e costretto a salti mortali inverosimili, ma l’avversario non è più la Spectre né il dottor No. Il cattivo, con un tocco d’omofobia, è un gay che lavora non per uno Stato ma in proprio: il pericolo più imprevedibile con le capacità di un hacker indiavolato. Il capo dei servizi segreti britannici,
Anche angoscia e precarietà nell’ultimo 007
interrogata dal primo ministro in un’audizione parlamentare, riprende la teoria di George W. Bush: il nemico è nell’ombra, “vi sentite veramente sicuri? Non dobbiamo combattere un nemico tradizionale, uno stato, un esercito, ma un nemico nascosto nell’ombra”. La guerra anomala è infatti contro il terrorismo internazionale dell’agente segreto che, con i suoi agenti privati, vende i propri servizi di volta in volta al miglior offerente, così come la speculazione finanziaria può colpire dove e quando vuole. Ma è la stessa libertà d’azione che rivendicano i servizi segreti di Sua Maestà per garantire una pace resa impossibile per definizione. A queste cose però si pensa dopo la fine. Il film diverte, festeggia i 50 anni di James Bond, fa riapparire poco per volta i simboli della fortunatissima serie di Fleming: l’Aston Martin, miss Moneypenny (stavolta nera, anche il sorriso della segretaria, dopo la morte di Lois Maxwell, ha un’evoluzione eppure mantiene un suo stile). Tuttavia più che umorismo britannico dispensa ideologia conservatrice americana e gli incubi di al Qaeda. Verrebbe voglia di rimpiangere la Spectre: ma non fa più paura a nessuno.
Il capo di James Bond è questa volta una donna, una figura matriarcale ed edipica, madre dell’agente segreto ribelle diventato il nemico mortale di James Bond, allo scopo però di uccidere la madre e suicidarsi. Non trovi tanto James Bond fra le Bond girls, quanto l’imperiosa figura del capo (M) circondata da agenti segreti che usa come pedine, anche a costo della loro vita. Nel film di Sam Mendes le figure classiche della serie vengono deformate: c’è un rapporto strumentale, gelido, fra il capo e lo stesso 007, che pur essendo stremato da una lunga corsa non può dormire in casa di M (“Non puoi stare qui” gli dice in modo offensivo) e l’agente segreto deve trovarsi un hotel. Come una vendetta di tutte le Bond girls, di cui non resta che un capo insensibile e sadico. E di nuovo si può dire che andava meglio con la Spectre: ma non crea angoscia, non è sintonia con l’uomo contemporaneo.
- Skyfall
- Production year: 2012
- Countries: Rest of the world, UK
- Runtime: 143 mins
- Directors: Sam Mendes
- Cast: Albert Finney, Ben Whishaw, Berenice Marlohe, Dame Judi Dench, Daniel Craig, Helen McCrory, Javier Bardem, Judi Dench, Naomie Harris, Naomie Harris, Ola Rapace, Ralph Fiennes, Rory Kinnear