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Di conseguenza l’esperimento venne ripetuto (e maggiorato) due anni dopo dalla NRK con la trasmissione in diretta del viaggio in nave da Bergen a Kirkenes, per una durata ininterrotta di 134 ore, con due milioni e mezzo di spettatori entusiasti (su 5 milioni di abitanti) e con momenti di grande partecipazione popolare, come quando la regina Sonja fece un gesto di saluto alle telecamere quando la nave del programma affiancò l’imbarcazione dei sovrani. La sovrapposizione tra televisione e vita reale si verificò in pieno con una grande quantità di telespettatori pronti a lasciare momentaneamente lo schermo per recarsi di persona nelle località a loro piú vicine per festeggiare il passaggio della nave. Møklebust assaporò un nuovo trionfo e cominciò a parlare del suo sogno di voler realizzare un nuovo giro del mondo in 80 giorni sulle orme del grande romanzo di avventure, traendo ispirazione anche dai documentari subacquei di Jacques Cousteau, alla ricerca di una sorta di non-film postmodernista, partendo da piccoli eventi insignificanti per arrivare ad una grande tessitura corale.
Certo, lo splendido paesaggio naturale della Norvegia, i suoi celebri fiordi, i panorami mozzafiato, contemplati da un treno o da una nave, sia pure per molte ore di seguito, lasciavano aperto uno spiraglio che tuttavia non è molto diverso da un ingigantimento dei molto piú brevi programmi di viaggio presenti da tempo in ogni televisione. Forse è per questo che Møklebust – per cercare la novità ad ogni costo – ha deciso invece nel 2013 di puntare sulla trasmissione in diretta, prima di un caminetto acceso dove il legno bruciando si trasforma lentamente in brace (programma della durata di 8 ore che è ancora riuscito a catturare l’attenzione di un gran numero di spettatori), e poi sull’attuale trasmissione di una persona che lavora a maglia. In questo modo il dinamico produttore si sta riavvicinando gradualmente a quanto aveva fatto Andy Warhol, una cinquantina di anni fa, filmando per oltre 5 ore il poeta John Giorno che dormiva nella pellicola intitolata appunto “Sleep”. Il film, nella prima del 1964, registrò soli nove spettatori, di cui due lasciarono il locale entro un’ora. Ma i norvegesi sono di un’altra tempra e non è escluso che il contemplare i ferri, che lentamente creano un maglione, catturi di nuovo qualche milione di spettatori entusiasti.
Enrico Tiozzoper "Il Messaggero"
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