Anche oggi si parla di coming out, ma in questo caso si tratta del senso più comune del termine.
La notizia infatti è quella che riguarda l’ex ciclista Graeme Obree, 45 anni, il quale nel corso di un’intervista ha rivelato al quotidiano Scottish Sun la propria natura omosessuale, rivelando altresì, quanto difficile, frustrante e tortuosa è stata la sua vita, in merito alla sua inclinazione sessuale.
“É stato difficile raccontarlo ai miei parenti e mi è costato molte lacrime, ma raccontare finalmente la verità è servito a migliorare le relazioni tra noi” ha affermato Obree.
L’atleta scozzese ha vissuto in prima persona una storia dai tratti a volte drammatici, altri straordinari, che non a caso hanno costituito la colonna portante del film a lui dedicato, The Flying Scotsman.
La sua parabola è veramente densa di spunti di riflessioni: nel 1993, operaio disoccupato e ciclista dilettante, pagò di tasca sua giudici e affitto della pista, per stabilire il record dell’ora che all’epoca apparteneva nientemeno che a Moser.
La bicicletta fu costruita tutta di suo punto, aggiungendo addirittura pezzi di lavatrice, ma riuscì ugualmente a battere il prestigioso primato, guadagnandosi finalmente la celebrità e la fama, mettendo in pratica il suo sogno per entrare nella leggenda con una storia simile a una favola.
Ma col passare del tempo, la favola ha assunto i contorni di un incubo, e dopo qualche altra prestigiosa vittoria, cominciò a soffrire di depressione, e arrivò a tentare il suicidio per ben due volte nel 1998 e tre anni dopo, nel 2001.
Facile adesso pensare che questo suo disturbo bipolare e la sua grave depressione, più che dal suo mancato ambientamento nel difficile mondo del professionismo, siano dovuti alla frustrazione per aver represso la sua natura per tutta la vita, non solo agli altri, ma anche a se stesso, tanto da arrivare a un matrimonio, che facilmente è naufragato.
Siamo ormai entrati a pieno diritto nel futuro, eppure ancora oggi, veniamo a contatto con storie simili che paiono catapultate a noi da un’altra epoca.
Ma a quanto pare Jimmy Sommerville, lo Smalltown Boy dei Bronski Beat, continua ad avere tanti fratelli, emarginati a causa della loro natura, tanto da arrivare a reprimerla sino al suicidio (“Arrivai a pensare che era meglio essere morto, piuttosto che gay…” afferma Obree).
E ancora pare evidente quanto la periferia britannica non sia così cambiata da quei tempi, come anche il mondo dello sport, dove tra le tante migliaia di professionisti, pochissimi sono i casi di omosessuali dichiarati, il che statisticamente è altamente improbabile.
Sino a quando non veniamo a conoscere storie come quelle di Obree o come quelle del rugbista gallese Gareth Thomas, anche lui spinto al coming out, dopo anni di frustrazioni e travagli (anche lui alle spalle un matrimonio fallito).
Incredibile a dirsi, ma ancora non si riesce ancora a spegnere i tabù come quello dell’omosessualità, specie nello sport.
Abbiamo oltrepassato da più di un decennio il Duemila, ma l’umanità si ostina a camminare indietro.