Quattordici arresti in varie regioni italiane e perquisizioni a carico di altri 31 indagati. A quanto si appreso le perquisizioni, invece, sarebbe almeno 50.E’ il risultato di un blitz dei carabinieri del Ros, coordinati dalla procura dell’Aquila, contro un “gruppo clandestino che, richiamandosi agli ideali del disciolto movimento politico neofascista ‘Ordine Nuovo’, progettava azioni violente nei confronti di obiettivi istituzionali, utilizzando i social network quale strumenti di propaganda eversiva”. Nell’ordinanza di custodia cautelare si contestano i reati di associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico ed associazione finalizzata all’incitamento, alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. I carabinieri hanno anche documentato “i ripetuti tentativi degli indagati di reperire armi, tramite una rapina già pianificata o approvvigionamenti all’estero”.
Fotogramma dal video dei Ros Carabinieri (agi.it)
I Ros smantellano un gruppo neofascista, che progettava attentati a Equitalia e prefetture. I neofascisti arrestati nell’inchiesta dei pm dell’Aquila si proponevano il ”compimento di atti di violenza (tramite attentati a Equitalia, magistrati e forze dell’ordine) al solo fine di destabilizzare l’ordine pubblico e la tranquillità dello Stato”. Lo si legge negli atti del procedimento. Alcuni degli indagati ipotizzavano “forti azioni nei confronti di esponenti dello Stato (ministri della Repubblica, rappresentanti delle Forze dell’Ordine o magistrati): “1-10-100-1000 Occorsio (pm ucciso nel ’76 ndr) e di Enti pubblici”. Il piano degli indagati nell’ambito dell’operazione del Ros che ha portato agli arresti disposti del gip dell’Aquila era “basato su un doppio binario”: “da un lato atti destabilizzanti da compiersi su tutto il territorio nazionale e dall’altro un’opera di capillare intromissione nei posti di potere, tramite regolari elezioni popolari con la presentazione di un loro “nuovo” partito”. I militari hanno arrestato una persona a Milano ed hanno eseguito anche alcune perquisizioni nel capoluogo lombardo, mentre le indagini sono partite da ipotesi di reato in Abruzzo e poi nella loro evoluzione hanno coinvolto altre regioni tra cui Lombardia, Piemonte Lazio e Campania.
Tutti i dettagli dell’indagine “Aquila Nera” contro “Ordine Nuovo”. Al vertice del gruppo “Avanguardia ordinovista”, che si rifaceva a Ordine Nuovo. gli inquirenti collocano Stefano Manni, 48 anni, residente a Montesilvano (Pescara) che è accusato di aver “utilizzato il web, ed in particolare Facebook, come strumento di propaganda eversiva, incitamento all’odio razziale e proselitismo”. Manni aveva anche progettato la costituzione della “Scuola Politica Triskele”, legata alla creazione del “Centro Studi Progetto Olimpo”, per organizzare incontri politico-culturali in varie località italiane, nonché i cosiddetti “campi hobbit”, come accadeva a cavallo tra gli anni ’70 e ’80. “Avanguardia ordinovista”, inoltre, intratteneva contatti con altri gruppi di estrema destra con cui, secondo i militari del Ros, intendeva” unirsi nel processo di destabilizzazione e lotta politica” quali i “Nazionalisti Friulani”, il “Movimento Uomo Nuovo” e la “Confederatio “. Il gruppo di eversivi aveva un luogo di “venerazione” posizionato in una località della costa abruzzese. Gli investigatori inquirenti mantengono il più stretto riserbo sulla località.
“E’ giunto il momento di colpire, ma non alla cieca“. Sono le parole di Stefano Manni, 48 anni, considerato dagli inquirenti al vertice del gruppo “Avanguardia ordinovista”, arrestato dai Carabinieri nell’operazione “Aquila Nera”. Colpire ma “non come alla stazione di Bologna, tra l’altro non attribuibile a noi”, “vanno colpite banche, prefetture, questure, uffici di Equitalia, con i dipendenti dentro”, spiega Manni. “E’ arrivato il momento di farlo, ma farlo contestualmente. Non a Pescara e poi fra otto mesi a Milano. Poi – conclude – credo che la via dell’Italicus sia l’unica percorribile”, alludendo all’attentato terroristico compiuto nella notte del 4 agosto 1974 a San Benedetto Val di Sambro, in provincia di Bologna sul treno espresso Roma-Monaco di Baviera, in cui morirono 12 persone ed altre 48 rimasero ferite. Armi in Slovenia, kalashnikov come “caramelle”. ”Quanto costano le caramelle? Mille l’una. Ne hanno cinque”. E’ uno stralcio di una conversazione telefonica intercettata dai Ros dei Carabinieri, tra Stefano Manni e Franco Grespi, entrambi arrestati. Le “caramelle” sono armi, “AK” dicono i due, alludendo all’AK-47, il fucile d’assalto sovietico meglio noto come kalashnikov.
Per il presidente della Comunità Ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, “ora sentenze esemplari”. “Ora sentenze esemplari” chiede Riccardo Pacifici, presidente della Comunita’ Ebraica di Roma. “La notizia dei 14 neofascisti arrestati in diverse regioni italiane – ha aggiunto – e’ la dimostrazione di quanto le nostre Istituzioni tengano alta la guardia contro ogni tentativo di rinascita di gruppi che si ispirano a ideologie antidemocratiche e che incitano alla discriminazione e alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. Complimenti al Generale Mario Parente e ai Carabinieri del Ros, come del resto ai magistrati della Procura dell’Aquila, per il lavoro svolto”. Secondo Pacifici, “Per chi si ispira al fascismo non ci devono essere mezze misure. Purtroppo – ha aggiunto – anche a causa dell’uso distorto di strumenti on line, i neofascismi in Italia e in Europa sono una realta’ che non possiamo sottovalutare. Le forze di sicurezza del nostro Paese lavorano ogni giorno per debellare definitivamente questo tumore con l’aiuto di strumenti tecnologici sofisticati. Vogliamo credere che questo immenso lavoro si possa al piu’ presto concretizzare con sentenze esemplari”. (ANSA)