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Per descrivere le città più innovative, non basta l'aggettivo «moderne». Perché l'uso della tecnologia di ultima generazione le trasforma in «intelligenti». All'inglese, smart city. Sensori e dispositivi collegati in Rete raccolgono dati sui centri urbani, ossia informazioni che diventano disponibili al computer in tempo reale, dal traffico al consumo di energia, dalla telemedicina ai servizi online al cittadino, dal telelavoro alle soluzioni eco-friendly, giusto per fare qualche esempio. A questo punto l'elaborazione online dei dati permette di prendere decisioni per razionalizzare la gestione pubblica (e privata). Gap Con un risultato: il risparmio di risorse e il miglioramento della vita per gli abitanti. Ma pochi italiani sanno che cosa sono le smart city: uno su quattro ha un'idea sull'argomento, magari con qualche confusione, mentre il 78% della popolazione non ne ha mai sentito parlare, come indica un rapporto Abb/The European Huose Ambrosetti. Eppure il tema si trova spesso all'ordine del giorno, soprattutto negli uffici delle aziende e delle pubbliche amministrazioni, oggi impegnate a snellire operazioni e pratiche, evitando gli sprechi. Senza contare le discussioni e le domande sui social network. «Non ci devono essere differenze tra cittadini informati, di serie A, e quelli di serie B ? spiega Antonio De Bellis, responsabile smart grid regione mediterranea di Abb ?. Bisogna programmare una sorta di "alfabetizzazione" all'uso delle tecnologie per rendere questi strumenti accessibili a tutti». Forse non se ne parla abbastanza? «Carta stampata e social media danno visibilità alla materia con una certa continuità ? sottolinea il manager Abb ?. La televisione, che ha un effetto più dirompente e arriva in tutte le case, è un pò indietro».
A livello concreto, qualcosa cambia per il cittadino della smart city. «Immaginiamo di entrare in farmacia e "strisciare" la carta sanitaria per avere subito il farmaco, senza passare dal medico ? precisa De Bellis ? perché la prescrizione è online. Quanto tempo abbiamo guadagnato se non siamo andati a ritirare la ricetta cartacea? E quanto tempo guadagniamo se richiediamo la carta d'identità e altri documenti attraverso il web e non facendo la fila agli sportelli? Un aumento di tempo libero non può che incrementare il benessere. In futuro, quando penseremo alla gestione del traffico, dovremo anche tenere conto della gente che non si muoverà da casa, perché avrà i servizi su Internet».
Per diventare più smart l'Italia deve investire almeno tre punti di Pil ogni anno, da qui al 2030, pari a 50 miliardi di euro annui (rapporto Abb/Teh Ambrosetti), che potrebbero ridursi a sei miliardi se si focalizzasse l'attenzione sulle 10 città principali. Il gioco varrebbe la candela: il ritorno economico stimato è di 10 punti di Pil all'anno, guadagnati grazie ai risparmi energetici.
Storie
Nella classifica italiana dei centri urbani più «smartness» (secondo il rapporto Abb/Ambrosetti) il podio va ai grandi capoluoghi. Milano è al primo posto, con Roma sul secondo gradino, seguita da Venezia. Per il Sud la miglior performance spetta a Palermo che si piazza in nona posizione. «Questa graduatoria si basa su dati statistici del 2011 ? commenta Sara Lelli, consulente di The European House Ambrosetti? per cui non rispecchia le ultime iniziative tecnologiche progettate dai comuni. Per stilarla abbiamo analizzato 10 indicatori che riguardano tre aree: mobilità, gestione risorse e qualità della vita. E' proprio per mettere in rilievo il wellness degli italiani che abbiamo concentrato la ricerca su certi aspetti, prendendo in esame quali sono realmente le innovazioni che portano benefici concreti alla popolazione. A Milano per esempio ha avuto successo il bike sharing, forse un pò meno il car sharing. Inoltre, c'è una buona gestione delle risorse energetiche. A Roma, invece, funziona la mobilità integrata. Alcune città sono smart per un motivo, altre per una ragione diversa, ma sono ancora poche quelle che puntano a diventare smart a 360 gradi, considerando tutti i singoli ambiti. In ogni caso, è sempre meglio iniziare il cambiamento, magari con soluzioni a basso costo, più accessibili in questo periodo, che sono capaci di stimolare altri programmi di rinnovamento, con un effetto domino».
Certo, le smart city italiane non reggono il paragone con alcune realtà europee. Amsterdam è tra le più «intelligenti» del vecchio continente. Già dal 2009 ha adottato, nelle case e nelle industrie, rivelatori di consumi per gas e luce, in modo da controllare in tempo reale le quantità di risorse usate con l'obiettivo di ridurle. Conclusione: un calo del 14% nei consumi. «Non dobbiamo scimmiottare le soluzioni degli altri ? sottolinea Lelli ? perché snaturerebbero le nostre peculiarità. Abbiamo un patrimonio artistico da valorizzare. Prima, è importante rendere smart i settori in cui siamo forti: turismo, cultura e cibo, per poi fare leva sul resto».
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